Secondo uno studio AIOM il 9% degli italiani nel 2010 mangiava carne rossa o insaccati tutti i giorni, il 56% 3-4 volte a settimana. Per il Ministero della Salute il cancro del colon-retto, quello di cui si è trovata la maggiore associazione con il consumo di carne lavorata, è in assoluto il tumore a maggiore insorgenza nella popolazione italiana, con quasi 55.000 diagnosi stimate nel 2013. L’anno scorso nell’Unione Europea si sono ammalati di cancro 2.700.000 cittadini e ne sono morti 1.300.000. La Commissione Unione Europea stima che senza un intervento tempestivo nel 2035 i casi aumenteranno del 35%. Per questo la prevenzione, partendo dalla tavola, è fondamentale. Bruxelles ha disposto un piano di etichettatura nutrizionale obbligatoria per indicare quali siano le bevande alcoliche e i cibi cancerogeni “per consentire ai consumatori di fare scelte informate”.
L’associazione tra consumo di carne rossa e maggior rischio di insorgenza del cancro è stata osservata principalmente per il tumore del colon-retto, ma un’associazione si è rilevata anche per il cancro del pancreas e della prostata. Ad affermarlo è sempre l’IARC – International Agency for Research on Cancer dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha rilevato la cancerosità della carne rossa e di quella lavorata o trattata. Proprio quello al colon è il tumore a maggior insorgenza tra gli italiani. Il Ministero della Salute ha provveduto da tempo ad acquisire il parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare.
I produttori sono in rivolta: provvedimento ingiusto che interessa anche i prosciuttifici e i salumifici presenti nella provincia pontina
Nel mirino della UE vi sono le carni rosse e i salumi. La scelta ha scatenato la rabbia dei produttori. Il progetto partirà nel 2022 – 2023 e ci saranno fondi per gli Stati membri per uniformarsi per quattro miliardi di euro. Potrebbero comparire scritte come sui pacchetti di sigarette e chi non rispetterà la Direttiva Europea vedrà meno le risorse destinate al piano di prevenzione. Carni rosse nel mirino: la proposta è stata duramente criticata dall’ASSICA – Associazione industriali delle carni e dei salumi aderente a Confindustria. Per il presidente Nicola Levoni “anche la scienza è unanime nel dire che non è il prodotto in sé a essere pericoloso, ma la quantità che se ne assume”. Ma per l’Unione Europea le etichette sono una delle misure insieme alla tassazione che andranno a contribuire alla prevenzione, una delle quattro aree di intervento del piano.
Gli altri tre ambiti di azione sono lo screening precoce, il miglioramento dell’accesso a diagnosi e trattamenti innovativi, il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e di chi è guarito. Infatti afferma l’IARCA – International Agency for Research on Cancer dell’OMS: “Le carni lavorate come i wurstel sono cancerogene, e vanno inserite nel gruppo 1 delle sostanze che causano il cancro a pericolosità più alta come il fumo e il benzene. Meno a rischio quelle rosse non lavorate, inserire fra le probabilmente cancerogene”. La decisione è stata presa, si legge nel documento, dopo aver revisionato tutti gli studi in letteratura sul tema: “Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa”. L’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia che carni in scatola, hot dog, prosciutto: sono solo alcuni esempi di carni trattate, considerate cancerogene per l’uomo. Sono invece considerate ‘probabilmente cancerogene’ le carni rosse: questa categoria, spiega l’Oms, ”si riferisce a tutti i tipi di carne di muscolo di mammifero, come ad esempio manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra”. Le carni trattate o lavorate sono quelle indicate come più pericolose per l’uomo, essendo state inserite dall’OMS nel gruppo 1 per rischio cancerogeno. Le carni lavorate, spiega l’OMS, includono le carni che sono state trasformate ”attraverso processi di salatura, polimerizzazione fermentazione, affumicatura, o sottoposte ad altri processi per aumentare il sapore o migliorare la conservazione”.
La maggior parte delle carni lavorate contiene maiale o manzo, ma le carni lavorate possono anche contenere altri tipi di carni rosse, pollame, frattaglie o prodotti derivati dalla carne come il sangue. Esempi di carni lavorate includono dunque, avverte l’Oms, gli hot dogs, prosciutto, salsicce, carne in scatola, preparazioni e salse a base di carne. Commenta Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM): “La decisione dell’IARC – International Agency for Research on Cancer dell’OMS di inserire carni lavorate e carni rosse nella lista delle sostanze cancerogene è un invito a tornare alla dieta mediterranea. La IARC conferma dati che conoscevamo da tempo ovvero che la presenza di conservanti o di prodotti di combustione in questi alimenti è legata ad alcuni tipi di tumore. Per quanto riguarda le carni rosse è una questione di modalità e di quantità, non esiste una ‘soglia di esposizione’ oltre la quale ci si ammala sicuramente. Il messaggio che dobbiamo dare è che la carne rossa va consumata nella dovuta modalità, una o due volte a settimana al massimo. Il messaggio principale è invece un invito a tornare alla dieta mediterranea, che ha dimostrato invece di poter diminuire il rischio di tumore”.
Il vino risparmiato dalla scure UE
La Commissione Europea “salva il vino perché fa parte dello stile di vita europeo”. Il vino non sarà etichettato: fa parte appunto dello stile di vita. Il piano europeo di lotta contro i tumori esclude il vino dalla sua azione. Lo ha assicurato il vicepresidente della Commissione Margaritis Schinas. “L’UE non ha intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica, perché fa parte dello stile di vita europeo”, parole che hanno suscitato un respiro di sollievo per i produttori. Ma la Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, ha aggiunto che Bruxelles presenterà “una proposta di etichettatura obbligatoria per l’elenco degli ingredienti e dichiarazione nutrizionale sull’etichetta delle bevande alcoliche nel 2022 e una sulle avvertenze sulla salute nel 2023”. Iniziative ha precisato “che saranno costruite sulle esperienze già compiute dai produttori per dare ai consumatori più strumenti per scegliere con più consapevolezza”.