Il titolare del ristorante cinese Dong Hu

Il 9 gennaio 2020 l’OMS ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno identificato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell’uomo: il 2019-nCoV. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale.

L’11 febbraio, l’OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal 2019-nCoV è stata chiamata COVID-19 (Corona Virus Disease).I casi confermati in Cina sono 71.333 mentre i decessi sono stati 1775. In Europa (EU/EEA) i casi sono stati 45 mentre in Italia 3.

Ma nonostante i dati parlino chiaro e soprattutto il virus sia stato contratto dai cinesi che vivono in Asia, in Italia è scoppiata una vera e propria psicosi nei confronti della comunità cinese che vive  e lavora da anni nella Penisola. A Cagliari, un filippino scambiato per cinese, su un autobus è stato insultato e picchiato da tre ragazzi perché accusato di aver portato il virus in Italia. Anche a Formia, sei giorni fa, tutti i notiziari avevano riportato il caso sospetto di un giovane trentenne trasferito d’urgenza presso lo “Spallanzani” di Roma. Falso allarme.

Oltre alle ripercussioni personali, un altro problema che la comunità cinese è stata costretta a dover affrontare è stato quello nel settore professionale, specialmente per i titolari dei ristoranti che hanno dovuto fare i conti con i pregiudizi dei clienti italiani che non hanno più messo piede nei ristoranti illuminati dalle lanterne rosse dopo lo scoppio dell’epidemia cinese.

Siamo andati a parlare con i titolari del ristorante cinese Dong Hu a Formia, il quale ci ha aperto le porte della propria cucina e ci ha mostrato la conservazione e la provenienza dei prodotti ittici con i quali ogni giorno preparano il sushi. Tra i principali fornitori c’è Purificato Srl, inoltre ci hanno mostrato anche le fatture con il Conad e altri fornitori italiani. Si sentono attaccati, è chiaro.

Vivono da tanti anni in Italia, le loro generazioni vanno nelle nostre scuole, parlano e condividono la nostra cultura, cercando di integrarsi nonostante le tante differenze culturali tra l’occidente e l’oriente. E poi basta un attimo è proprio per queste differenze si può essere perseguitati.

Calmi, bisogna restare calmi, essere cinesi non è un virus. Gli scambi di prodotti e persone che avvengono con l’Asia sono soggetti a rigidi controlli di sicurezza dettati da appositi Protocolli previsti nei casi di epidemie.

La paura a volte non ci fa pensare e questo può diventare pericoloso. La sala del ristorante cinese Dong Hu è bellissima ma è completamente vuota. Nell’aria c’è un buon odore di pesce fresco cosi decido di sedermi e cenare lì. Ovviamente il sushi era buonissimo.

 

Una delle sale del ristorante Dong Hu a Formia