Pubblichiamo la richiesta firmata dal Presidente Giovanni Gargano dell’associazione Assonautica indirizzata al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti:
“Pur in presenza della grave emergenza sanitaria, economica e sociale, che il ns. Paese sta attraversando, ci pregiamo sottoporre alla Vs. attenzione una problematica che certo non ha la stessa valenza della condizione di coloro che sono ricoverati nei vari reparti degli ospedali o di coloro che rischiano la propria incolumità per tutelare quella degli altri, ma che ciò nonostante merita ugualmente grande attenzione: la situazione in cui versa il comparto nautico e la relativa filiera.
E’ noto, infatti, che l’attuale pandemia, ha assestato un duro colpo al settore, che rappresenta uno dei pilastri portanti della blue economy, vanificando un volume di affari di mln di euro e cancellando di fatto, in poco meno di un mese, tutti gli importanti investimenti, frutto di grandi sacrifici messi in campo dalle singole realtà imprenditoriali anche a costo di ulteriori indebitamenti, per risollevarsi dalla grave crisi del 2008.
Una situazione non sopportabile per questo settore che, nelle sue varie sfaccettature, grazie agli sforzi su indicati, sta dando occupazione, a livello nazionale, a quasi 180.000 addetti dimostrandosi in controtendenza ad altri settori produttivi registrando, dal 2012 al 2019, un aumento medio costante del fatturato annuale che supera il 15%.
Nei giorni scorsi il Governatore della Liguria ha riaperto la produzione dei cantieri ma, se non si prospetta la riapertura in tempi brevissimi anche delle attività del diporto, l’intero segmento rischia il default.
La nautica nel Lazio è collegata sia al turismo “locale” che a quello “forestiero”, nonché alla mobilità sugli oltre 360 Km di costa; migliaia di famiglie dipendono dal settore dei servizi che da sempre ha una precisa connotazione: la stagionalità.
E questa chiusura sta, di fatto, facendo slittare i ricavi di un anno.
La tipologia della nautica della Provincia di Latina e del Lazio in generale è quella delle piccole e medie imprese – ma anche con qualche presenza di aziende di valenza nazionale/internazionale – per cui si tratta di una realtà particolarmente capillare ma fragile e, pertanto, la sua produttività impone la piena operatività in questo periodo.
A fronte dell’incertezza della fine della cosiddetta “fase uno” della pandemia, rimandata in più tempi dal Governo in funzione dell’evolversi della situazione sanitaria e nonostante il fatto che le attività cantieristiche nautiche siano state ammesse tra quelle aperte dai due DPCM riguardanti l’emergenza covid 19 e dal DM Mise 25 marzo 2020, l’utenza non ha dato il via nella quasi totalità dei casi alle consuete lavorazioni stagionali.
Ciò significa che, perdurando la situazione d’incertezza sulla possibilità o meno di utilizzare le barche ed essendo incombenti in questi giorni i termini di apertura della stagione nautica che anticipano, normalmente, di due mesi quella balneare, l’intero comparto nautico della ns. regione rischia, nella migliore delle ipotesi, di perdere un anno di lavoro mentre nella peggiore anche di veder chiudere i battenti di molte realtà produttive.
Infatti, stiamo registrando, in queste ore, sulla base dei dati fornitici da parte dei ns. associati, centinaia di disdette delle prenotazioni di posti barca da parte della clientela estera nonché all’assenza quasi totale di ordini di preparazione delle barche.
L’andare in barca è un’attività non collettiva per sua natura: chi va in mare si allontana dai luoghi di massa da sempre e il diportismo, per la sua pratica, non si caratterizza, come invece per buona parte delle attività ludiche e/o sportive, con la necessaria presenza di più persone.
Il diportista, normalmente, infatti, si accompagna con la propria famiglia e non c’è dubbio che, rispetto al rischio di contagio, la barca sia addirittura ancor più sicura della propria casa ed, anzi, il poter praticare detta attività sarebbe di sicuro giovamento per molte, troppe persone “provate” dall’attuale situazione.
Se le aziende non avranno la possibilità di mettere in acqua le barche entro la fine di aprile, assisteremo alla rinuncia definitiva degli utenti ad eseguire i lavori di preparazione delle stesse. E questo comporterà, a fronte della compressione della stagione oramai iniziata, solo dal punto di vista temporale, per i porti turistici, le marine, gli approdi ed i cantieri navali un danno incalcolabile per il fatturato dell’intero anno in quanto, con le barche ancora in rimessaggio, infatti, non ci sarà nemmeno necessità, a novembre prossimo, di fare manutenzione pre-invernale.
Sulla base di quanto finora esposto, insistendo sul carattere di non collettività della pratica nautica e sulla difficoltà che la stessa possa essere fonte di contagio proprio per la sua natura, pur esprimendo vivo apprezzamento e ringraziamento per quanto già disposto con il supplemento n. 1 al B.U.R.L. del 17 aprile u.s., siamo a chiederVi di attivarvi, per quanto di Vs. competenza, per permettere la ripresa di detta attività entro la fine del corrente mese di aprile.
Il presente appello, di cui uno di pari tenore è stato inviato dalla ns. Presidenza Nazionale al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, è condiviso dagli imprenditori del settore nautico, del turismo e delle tante attività imprenditoriali che ruotano attorno al mondo del diporto e del mare più in generale, affinché, nel pieno rispetto di tutto ciò che deve essere fatto per la salvaguardia della salute delle persone, si possa tornare rapidamente all’apertura delle aziende e alla fruizione del mare.
Restando in attesa di un Vs. Cortese e celere cenno di riscontro e ringraziando per l’attenzione, porgiamo i più cordiali saluti.”