“La CNA di Latina si unisce alla battaglia che stanno mettendo in campo le associazioni
della filiera impiantistica per chiedere la soppressione dell’art. 10 del Decreto Crescita
con il quale è stato introdotto il cosiddetto “sconto in fattura” a favore di chi effettua
interventi legati alla riqualificazione energetica (“ecobonus”) o antisismici (“sisma
bonus”)”. L’invito rivolto alle imprese è quello di sottoscrivere la petizione per
l’abolizione dell’art. 10 contenente un appello ai parlamentari perché si attivino per giungere all’abrogazione di un provvedimento che non porterà alcun tipo di crescita.
In un Paese in cui l’economia gira intorno alle piccole e medie imprese con questa misura si rischia di favorire le politiche commerciali ed economiche delle multinazionali a danno delle tante aziende del territorio”. Con queste parole Antonello Testa, direttore della CNA di Latina, evidenzia l’importanza di una battaglia che sta richiamando alla mobilitazione gli operatori di tutto il territorio nazionale. Infatti, continua lo stesso, “questo meccanismo – tenendo conto dell’attuale stesura dell’articolo 10 – penalizza gravemente le piccole e medie imprese installatrici e distributrici, avvantaggiando un ristretto gruppo di operatori (tra cui le principali multi-utilities)”. “Infatti, dichiara Roberta D’Annibale, presidente di CNA Latina – “solo le imprese caratterizzate da una grande forza economica e organizzativa sono nelle condizioni di farsi carico degli oneri finanziari direttamente connessi ai nuovi incentivi e questo, sottolinea la stessa, è una chiara violazione del diritto di concorrenza”.
Cosa prevede l’articolo 10 del decreto crescita. In base al decreto (che diverrà applicabile solo quando sarà stato emanato il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle Entrate), ci spiega Antonello Testa, il cliente finale può richiedere un immediato “sconto in fattura” cedendo al prestatore di servizi il credito d’imposta legato all’ecobonus o al sisma bonus a cui avrebbero diritto. Questo credito, a sua volta, l’impresa può cederlo al proprio fornitore di beni e di servizi, ma non a istituti di credito o intermediari finanziari, e che l’impresa o il fornitore potrà recuperare in cinque anni.
Un esempio concreto. Mettiamo il caso di sostituzione di una caldaia con relativo intubamento e messa in servizio, ecc. per una spesa di 4.000 euro, con l’entrata a regime dell’opzione prevista dal Decreto crescita succede che: il cliente ha diritto ad uno sconto pari al 65% dell’importo, che produce per l’installatore l’effetto un mancato incasso e quindi una anticipazione di circa 2.800 euro.
Le azioni della CNA. Mercoledì 3 luglio sono stati depositati i ricorsi, sottoscritti da 64 imprese associate alla CNA, all’Antitrust ed alla Commissione Europea affinché venga accertata l’illegittimità dell’art. 10 della L. 58/2019, per violazione del diritto comunitario e/o nazionale della concorrenza. Lunedì 22 luglio viene lanciata la Petizione per l’abolizione dell’art. 10 contenente un appello ai parlamentari perché si attivino per giungere all’abrogazione di un provvedimento che non porterà alcun tipo di crescita.