Un santo è interceduto per la riapertura delle Chiese alla celebrazione eucaristica pubblica. Si tratta certamente di San Giovanni Paolo II che è nato il 18 maggio 1920 nella cittadina polacca di Wadowice ed è stato 264° papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, dal 16 ottobre 1978 al giorno della sua morte 2 aprile 2005. Perché lui? È nel giorno del suo centenario che tutte le Chiese d’Italia potranno ritornare alla funzione pubblica della celebrazione eucaristica. Stamattina vi è stata la firma dell’accordo tra la CEI e il Governo italiano (in allegato il testo integrale). Lunedì 18 maggio i fedeli potranno tornare a fare comunità in chiesa, è palese che la scelta di riaprire le messe al popolo è caduta su un lunedì, giorno feriale, per garantire una graduale preparazione alle messe festive, certamente più affollate. Le norme sono severe e puntigliose in quanto coniugano la primaria esigenza del rispetto della salute e la praticabilità per tutte le chiese parrocchiali. Le norme ricalcano quelle che si stanno sperimentando per i funerali che si celebrano da lunedì scorso 4 maggio.
Non è previsto il termo scanner in quanto non tutte le comunità parrocchiali non sarebbero state in grado di dotarsi in tempo, ma si raccomanda ai fedeli con sintomi influenzali di rimanere a casa, chiesa off-limits per chi ha più di 37.5 o per coloro che sono stati a contatto con malati di coronavirus. Nel protocollo sottoscritto stamattina si prevedono “dispense dal precetto festivo per motivi di età e di salute”, consigliabile la continuazione delle messe in streaming per gli ammalati e per gli anziani a rischio contagio. Obbligo di mascherina per celebranti e fedeli. L’ingresso in chiesa dovrà essere contingentato, perciò il protocollo prevede la possibilità di più celebrazioni; all’ingresso volontari rigorosamente riconoscibili e muniti di tutte le precauzioni del caso controlleranno l’accesso in chiesa e l’uscita che dovranno essere diversi. Acquasantiere vuote, all’ingresso invece ci dovrà essere gel igienizzante per i fedeli chiamati a mantenersi a distanza di sicurezza. Niente scambio della pace, al momento della comunione, il sacerdote, previa igienizzazione delle mani, dovrà consegnare l’ostia senza toccare le mani dei fedeli. Si chiede la predisposizione di luoghi appositi in chiesa per accogliere i disabili e laddove ci siano chiese molto piccole tali da non garantire le norme per la salvaguardia della salute, si caldeggia la celebrazione in luogo aperto. La lettura del testo integrale consente di essere puntuali e precisi da lunedì prossimo. Una domanda sorge a chi scrive: se un presidente del consiglio ha potuto chiudere i luoghi di culto e la CEI ha dovuto sottoscrivere un protocollo per riaprirle, un domani vicino o lontano un altro presidente del consiglio potrà farlo a suo discernimento per qualsiasi motivo o ragione. Il timore è chiaro: forse non abbiamo creato un precedente pericoloso?