Giù le mani dalla Festa dei Lavoratori. Dobbiamo essere seri perché il la ricorrenza del 1° Maggio è nata nel sangue degli operai che volevano lavorare 8 ore e non 12 o 16 ore al giorno. Lavoratori uccisi senza prove da giurie di benestanti. E pertanto organizzare un Consiglio dei Ministri il 1° Maggio per deliberare leggi che sono considerate da molti un passo indietro nella tutela sindacale appare effettivamente una provocazione. E i sindacati la smettano con il Concerto musicale. Basta con le canzonette. Come a Parigi occorre sfilare per la capitale e nelle grandi città l’uno accanto all’altro per attestare l’orgoglio di lavorare con il sudore della fronte e chiedendo lavoro stabile, no al precariato, no al disconoscere che il 20% degli italiani è in stato di povertà. In sostanza 1 italiano su 5. Per favore siamo seri, la propaganda riserviamola alle campagne elettorali. E per coloro che non la conoscono ecco la storia del 1° maggio, data quasi universale per celebrare una giornata che ha un grande significato e una storia che affonda le proprie radici nel passato. La festa dei lavoratori che si festeggia ogni anno il 1° maggio nasce con l’intento di ricordare l’impegno dei movimenti sindacali e gli obiettivi sociali ed economici raggiunti dai lavoratori dopo lunghe battaglie. La scelta della giornata del 1° maggio vuole ricordare la tragedia della rivolta di Haymarket, avvenuta a Chicago nel 1886. Nei primi giorni di maggio di quell’anno nella città si erano susseguite proteste e scioperi dei lavoratori, che avevano come obiettivo principale quello di portare l’orario di lavoro a 8 ore al giorno (mentre all’epoca si arrivava anche a 12 o addirittura 16 ore di lavoro al dì). Il 4 maggio scoppiarono degli scontri che portarono alla morte di diversi lavoratori e di 7 poliziotti. Il 3 maggio i manifestanti, riuniti davanti alla fabbrica McCormick, vennero attaccati dalla polizia senza motivo, un attacco che provocò 2 morti tra i manifestanti e diversi feriti. L’evento causò l’indignazione dell’opinione pubblica e il giorno seguente altri lavoratori si aggiunsero alle proteste. Ma i disordini erano solo all’inizio. Il giorno successivo la tensione crebbe. Nuovi manifestanti si aggiunsero allo sciopero e nel corso di un raduno pacifico ad Haymarket Square uno sconosciuto lanciò un ordigno contro i poliziotti che presidiavano la piazza: uno di loro venne ucciso e fu a questo punto che la polizia iniziò a sparare sulla folla uccidendo alcuni manifestanti e sette poliziotti, caduti sotto il fuoco amico. Otto persone collegate con le proteste furono arrestate e per sette di loro la sentenza fu di condanna a morte; successivamente, per due dei sette, la sentenza fu commutata in ergastolo. Non c’erano in realtà prove che tra gli arrestati vi fosse la persona che aveva lanciato l’ordigno, ciononostante la giuria emise verdetti di colpevolezza per tutti e otto gli imputati. La notizia della sentenza indignò gli operai di tutto il mondo e i condannati diventarono i “Martiri di Chicago”. Morendo, August Spies, uno dei condannati, disse: “verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che strangolate oggi“. La festa del primo maggio divenne ufficiale in Europa a partire dal 1889, quando venne ratificata a Parigi dalla Seconda Internazionale, organizzazione che aveva lo scopo di coordinare i sindacati e i partiti operai e socialisti europei. In Italia la festa del 1° maggio fu introdotta solo due anni dopo. Ma da allora non è per nulla finita la lotta dei lavoratori per essere rispettati.