Per Ali Ribelli l’opera prima di Gian Paolo Caliman – È sempre emozionante parlare del proprio figlio. Gian Paolo Caliman, mio terzogenito, è nato nella più bella località del territorio: Gaeta nel 1986. Dopo aver conseguito una maturità artistica con il massimo dei voti, si laurea al DAMS di Roma Tre in Critica Cinematografica, ha frequentato la Scuola Romana di Fotografia per conseguire un Master in Tecniche Analogiche di Fotografia e successivamente si laurea a pieni voti – 110 e lode – in Linguistica Moderna. Giornalista pubblicista iscrittosi a soli venti anni all’Ordine, collabora con varie testate giornalistiche tra le quali la nostra dove è responsabile del settore “Cinema, Teatro e Spettacoli” e la “Gazzetta di Gaeta”.
Da sempre appassionato di lettere, cinema, fotografia e moda lavora come regista di opere fotografiche e teatrali amatoriali. Attualmente sta lavorando al suo primo cortometraggio da regista. Ora ha pubblicato per AliRibelli, casa editrice che vede come infaticabile protagonista Jason Ray Forbus, un libro di poesie dedicate alla sua nonna materna, Armida Monaco Camerota. È stato tra i 5 nipoti quello a lei più devoto, cresciuto da lei, non udente, con infinito amore. Si è fatto tatuare su un braccio il volto della nonna.
Un amore intenso e disinteressato. La dedica: “A Te, Cara Armida, gira, gira le pagine e accarezzami”, La scrittrice di indubbia fama nazionale Chiara Valerio nella sua prefazione al libro di Gian Paolo Caliman ha scritto: “Nonostante la poesia, avendo i metri, sciolti o no, esterni, possa parlare di tutto, e non solo del tempo, come la prosa, i versi di Gian Paolo Caliman sono versi d’amore. I rimandi classici e mitici si intrecciano ai parcheggi e agli arenili, creando dissonanze ma riverberando – o così succede a me che vengo dagli stessi luoghi – la vita in quella provincia disordinata e assolata, cementificata ma selvaggia che è il Basso Lazio nel quale è cresciuto.
E io pure. Gian Paolo Caliman chiosa i suoi stessi versi, di uno dice che non è un titolo di Lina Wertmuller, scrive in inglese i primi due versi e parla di traduzione al successivo, c’è tra le liriche, una pantomima di Gian Paolo Caliman, una autobiografia sentimentale che in effetti non può essere che pantomima. E così, mentre le parole di queste poesie dicono melodramma, la struttura di ciascuna e il tessuto che ne viene fuori ha più a che fare col post-moderno, col vedere il melodramma dalla luna, se vedere le cose dalla luna è una forma del postmoderno. La luna sulla quale, come si sa, c’è il senno degli uomini, e delle donne, e dei viventi tutti. Il senno dell’amore”.
Nella retro copertina Gian Paolo Caliman ha scelto di pubblicare i seguenti versi:
“Dietro ogni sguardo, che sia dal ponte
o no, c’è qualcosa di vissuto.
Dentro le parole, ci sono le sensazioni, le persone
che ho trovato, lasciato e ritrovato.
È un insieme di attimi che forse ho vissuto, vivo. E poi?
Qualcuno parla di melodramma
autobiografico e io mi emoziono.
Se pensi che tu possa esserci dentro?
Ti rispondo guardandoti negli occhi.
Sì, più di quanto pensi”.