Non c’è pace per Acqualatina e, soprattutto, per i suoi utenti. L’acqua è torbida, non potabile e non usabile per fini alimentari. In sostanza dobbiamo usare l’acqua minerale per lavare l’insalata, ad esempio. Vi rendete conto di quali sono i costi per le famiglie residenti nel comprensorio del Golfo di Gaeta? Ce lo ricorda l’Associazione Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine a firma di Francesco Carta: “Ci risiamo. Alla ricomparsa delle prime piogge autunnali, un pò più intense, gli utenti del Sud Pontino (Castelforte, Gaeta, Formia, Minturno, Santi Cosma e Damiano e Spigno Saturnia, secondo l’elenco redatto da Acqualatina S.p.A.) si trovano dal 3 Novembre scorso a non poter ancora utilizzare l’acqua per usi domestici e alimentari. In parole povere, l’acqua fornita dal gestore si può utilizzare soltanto per scaricare i bagni. Acqualatina, come sempre, declina ogni responsabilità, in attesa di ricevere soldi, ancora soldi, tanti altri soldi (150 milioni di euro nei prossimi 15 anni per ridurre la dispersione al 35%), questa volta dal Governo e dalla Regione.
Acqualatina S.p.A. ha fatto bene i propri conti, considerando che l’affidamento scadrà nel 2034, potrebbe contare sino alla sua auspicata estinzione, su ulteriori dieci milioni di euro all’anno, per fare ciò per cui è profumatamente remunerata dal 2002, percependo utili spaventosi, grazie alle esose tariffe applicate, recuperando illegittimi e fantasiosi costi pregressi, godendo di adeguamenti tariffari che le consentono introiti pazzeschi che non è dato sapere come vengano spesi! Già, perché la trasparenza finanziaria e amministrativa di Acqualatina S.p.A. è una chimera per gli utenti, per cui da anni si richiede a più voci una ispezione amministrativa da parte dei Sindaci dei Comuni dell’ATO4 che tuttavia, chissà per quali motivi, tarda ad arrivare. I malcapitati utenti, che da anni subiscono la mala gestio sul servizio più importante per la vita di ciascuno, sono stufi di dover subire passivamente”. Carta, assessore alla sanità del Comune di Ventotene, a nome dell’associazione che rappresenta aggiunge: “Non possiamo utilizzare l’acqua per bere, per cucinare, per fare lavatrici e lavastoviglie, per lavare a terra, per farci le docce? Dobbiamo acquistare acqua a iosa nei supermercati, caricandocela fino alle nostre case? Dobbiamo forzosamente modificare le nostre abitudini igienico-sanitarie? Bene. Allora vogliamo pagare l’acqua per quello che è: cioè “acqua grezza”, limitata ad un solo uso domestico (scaricare i water).
Non ci interessano i pretesti climatici (se non piove non abbiamo acqua, se piove ce l’abbiamo marrone). Un gestore in condizione di monopolio deve gestire, deve cioè portare nelle case dei propri clienti sempre acqua per uso umano. Riteniamo che ormai fenomeni atmosferici di particolare importanza sono tutt’altro che infrequenti e, pertanto, sono prevedibili. Il Gestore deve approntare, a proprie spese e cura, gli accorgimenti necessari a fornire con continuità acqua potabile agli utenti. Se l’attività di impresa è svantaggiosa per lo stesso, può serenamente recedere e lasciare che, finalmente, la popolazione dell’ATO4 gestisca l’acqua in maniera più civile”. In definitiva la richiesta è “chiediamo, quindi, al Gestore che le prossime bollette relative ai periodi di mancata fruizione di acqua potabile vengano ricalcolate e rechino un significativo storno per i giorni in cui i soggetti dei Comuni interessati hanno dovuto provvedere autonomamente all’approvvigionamento di acqua potabile. Se ciò non accadesse siamo pronti a citare in giudizio il Gestore per ottenere Giustizia e ridurremo i pagamenti delle fatture proporzionalmente ai giorni di mancato utilizzo”. Queste le istanze a doppia firma a nome dell’Associazione per la tutela dei Beni Comunali di Formia e l’Associazione Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine.