8 marzo tutti i giorni. L’arduo percorso delle donne verso la parità. Sintesi storica-L’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso i dati pervenuti sulla violenza di genere, evidenzia che un donna su tre subisce violenze fisiche o sessuali almeno una volta nel corso della sua vita. Queste violenze sono perlopiù perpetrate da partner o ex partner tra le mura domestiche. L’acme di questa violenza sfocia in una uccisione. Nei casi più fortunati le vittime restano mutilate o con danni permanenti su viso e corpo. Dal gennaio 2023 ad oggi sono state colpite 20 donne in Italia. Nell’ultimo decennio una ogni tre giorni. Nel mondo dal 2017 ad oggi, 87.000 donne. I Dipartimenti Istituzionali, Sanitari, Associativi che affrontano questa dolorosa tematica mettono in luce a livello psicologico maschile, l’istinto di possesso che induce, nei casi estremi, a colpire e prevaricare. La donna, al pari di un oggetto è ritenuta una proprietà privata da chi la danneggia ed uccide. Perchè? Il retaggio storico culturale maschilista patriarcale e relativa subcultura, vede la donna come un essere riproduttivo, manipolabile, una “bocca da sfamare”, una preoccupazione costante da parte della famiglia circa l’opportunità di una buona sistemazione futura. La possibilità di ampliamento del prestigio sociale ed economico del cognome paterno. Sin da piccola, viene educata a comportarsi compiacendo l’uomo ed assoggettandosi al suo volere dapprima col padre poi con i fratelli, il marito infine con la figura maschile in generale. Che si tratti di ceti sociali bassi o alti, con o senza titoli di studio, con o senza soldi, se all’interno della comunità/famiglia, la cultura maschilista patriarcale è radicata, la donna avrà sempre un ruolo subalterno e sottomesso ed il suo desiderio di emancipazione sarà interpretato come una sfida alle regole, una ribellione, qualcosa da reprimere. Ella dovrà essere brava, preferibilmente bella, buona, fertile, sana, dedita al sacrificio e resiliente, senza troppe ambizioni se non quella di maritarsi e a disposizione totale di chi provvede a lei. L’emancipazione femminile nasce lontano. Già nell’antica Roma quando 200 anni prima di Cristo, chi era al potere propose di abrogare l’autonomia economica delle donne nel possedere più di un’oncia d’oro, di indossare abiti che attirassero l’attenzione e di passeggiare pubblicamente. Le donne romane insorsero ma il maschilista Catone le osteggiò, asserendo che gli uomini non dovevano farsi calpestare nella propria indipendenza e negli affari pubblici dalle donne, tacciandole di prepotenza. Solo in epoca augustea le matrone romane erano piuttosto emancipate e con ricchissimi patrimoni. Nel Medio Evo si torna indietro, gli studiosi del tempo si chiedevano se le donne avessero un’anima o ne fossero prive. Così nel Rinascimento. Escono dalla casistica storica come eccezioni solo le donne particolarmente dotate d’intelletto e con molta pecunia. Scorrendo nei secoli successivi, il movimento che aveva per obiettivo la parità di genere fu denominato femminismo: il diritto della donna di realizzare liberamente se stessa. La donna può essere pari all’uomo in ambito civile, giuridico, sociale, economico e politico. Il femminismo nasce in Francia nel 1792 quando Olympe de Gouges presentò al Governo rivoluzionario una “dichiarazione dei diritti femminili” con la quale si chiedevano pari diritti civili e politici rispetto agli uomini. Un anno dopo, in Inghilterra, Mary Wollstonecraft scrisse “Rivendicazione dei diritti delle donne” che aprì il movimento femminista inglese. Nel 1869 seguì il libro di John Stuart Mill “La sottomissione/soggezione delle donne” che ottenne il diritto di voto nei consigli municipali e di contea nel 1880. Il movimento politico femminista si espanse e radicò nel 1903, le manifestanti presero il nome di suffragette, aperte a dure lotte come la “guerra delle vetrine”, vere e proprie sassaiole, nel 1912, per il riconoscimento dei diritti. Emily Davinson è l’icona che si immolò alla causa femminista buttandosi sotto una carrozza reale. Nel 1918 le inglesi ottennero il pieno diritto di voto. Idem per il resto d’Europa che vide a cascata di anno in anno, ogni Stato riconoscere il diritto di voto alle donne. L’8 marzo, giornata internazionale dei diritti della donna, è una giornata dedicata alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne nel mondo, rispetto al diritto di voto. Negli Stati Uniti con le lotte operaie del 1908 e del 1911, a San Pietroburgo nel 1917, a Mosca nel 1921. In Italia nel 1946 ma già nel 1944 con l’Unione Donne Italiane. L’8 marzo è una data che ricorre. Con l’era industriale, le donne prendono sempre più spazio attraverso i movimenti politici ed i sindacati. Nel 1977 le Nazioni Unite proclamano la giornata internazionale per i diritti delle donne e della pace internazionale. Qual’è il compito delle donne nel 2023? Aiutarsi nel contrastare la discriminazione di genere, favorire una corretta educazione dei figli incentrata sulla parità, mediare, portare pace, avere uno sguardo dritto e fiero sui risultati storici raggiunti, esortare le giovani donne allo studio, al lavoro privo di quegli stereotipi di genere che nella crescita disturbano i rapporti inter-genere. Insegnare alle altre donne che non è necessario sottomettersi a qualcuno per sopravvivere ma si può ricercare la propria serena autonomia ed essere indipendenti. Uscire dal clichè della dipendenza affettiva e sociale con un proprio equilibrio nei rapporti interpersonali. Non accettare mai di essere trattata come un oggetto di proprietà, non scendere a bassi compromessi, non subire, non umiliarsi. Si alla consapevolezza. Si alla libertà di scelta. L’8 marzo è tutti i giorni.