Per la prima volta il settimanale Time sceglie una macchina come Persona dell’anno
Fino al 1981 il Time aveva assegnato esclusivamente a uomini e donne l’ambito titolo di Persona dell’anno. Poi venne il computer! Sì, il 26 dicembre 1982 il celebre settimanale preferì il Computer (il maiuscolo è d’obbligo, sic!) a chiunque altro nel mondo avesse fatto qualcosa di buono o di male tale da influire sugli eventi dell’anno. Beh, come si poteva dare torto al Time? Il 6 giugno dello stesso anno fu presentato in anteprima mondiale il mitico Commodore 64, il computer più usato dai ragazzi tra i 10 e i 14 anni.
Prima del Commodore 64 i papà e le mamme regalavano ai propri figli il Vic 20, che con i suoi colori, note musicali ed espandibilità da 5 a 32 K permetteva una facile confidenza con le nuove tecnologie, divertimento a programmare in Basic e a risolvere alcuni problemi didattici. Costava in Italia, nel 1982, cinquecentomila lire, circa mille euro alla rivalutazione attuale. Poi il Commodore 64 rivoluzionò il mondo e soprattutto quello delle camere dei ragazzi, fino a diventare il più venduto modello di computer di tutti i tempi.
Il Commodore 64 era potente, con una vastissima gamma di programmi, di memoria doppia rispetto al Vic 20 e in grado di produrre effetti tridimensionali. Si entrava nel futuro, tasto dopo tasto. Il computer non era, e non è, solo tecnica ma anche arte. Pensiamo al musicista Ludovic Llorca (figlio di una madre appassionata di funk e di una padre analista-programmatore) che iniziò alla tenera età di undici anni (nel 1985) a creare musica sul Commodore 64, producendo qualche colonna sonora per i videogame.
Il personal computer divenne così il protagonista della copertina di fine anno di “Time”. Solo nel 1982 negli Stati Uniti vennero venduti oltre un milione di home computer (un dato enorme rispetto alle cinquantamila unità smerciate in Italia sempre nello stesso anno). L’informatica “leggera” era solo agli inizi e quelle macchine che abbiamo tanto amato sono ormai viste solo come pezzi d’archeologia e da musei. Anche questa è poesia!