Il Vaticano il 22 giugno 2021 ha chiesto al governo italiano di modificare il ddl Zan, il disegno di legge contro l’omotransfobia ora in Commissione Giustizia del Senato, perché “violerebbe in alcuni contenuti l’accordo di revisione del Concordato”.
A presentare la nota verbale all’Ambasciata Italiana è stato il Mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede. “La nota verbale della Segreteria di Stato è stata consegnata informalmente all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede il 17 giugno scorso” in occasione di un evento organizzato a Palazzo Borromeo al quale è intervenuto il ‘ministro degli Esteri’ Vaticano mons. Paul Richard Gallagher.
Lo fa sapere la Sala Stampa della Santa Sede, a proposito dell’intervento del Vaticano che chiede al governo italiano di modificare il ddl Zan perché violerebbe il Concordato.
Una lettera scritta, un atto diplomatico consegnato “informalmente”, a mano, da Mons. Gallagher all’ambasciatore Pietro Sebastiani (nella foto insieme a Papa Francesco in occasione dell’incontro concesso a lui e a tutta la sua famiglia).
Nel documento si legge la preoccupazione del Vaticano per alcuni “contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato – recita il testo – che riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.
Questi commi sono proprio quelli che, nella modificazione dell’accordo tra Italia e Santa Sede del 1984, da un lato assicurano alla Chiesa «libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto e dall’altro garantiscono “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Secondo il Vaticano, infatti, alcuni passaggi del ddl Zan non solo metterebbero in discussione la sopracitata «libertà di organizzazione” – sotto accusa ci sarebbe, per esempio, l’articolo 7 del disegno di legge, che non esenterebbe le scuole private dall’organizzare attività in occasione della costituenda Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia – ma attenterebbero, in senso più generale, alla «libertà di pensiero» della comunità dei cattolici.
Nella nota si manifesta proprio una preoccupazione delle condotte discriminatorie, con il timore che l’approvazione della legge possa arrivare persino a comportare rischi di natura giudiziaria. “Chiediamo che siano accolte le nostre preoccupazioni”, è infatti la conclusione del documento consegnato al governo italiano.
Fonti vaticane: “Non bloccare, ma rimodulare”
L’intervento della Santa Sede sul governo italiano ha l’obiettivo “non di bloccare” il ddl Zan ma di “rimodularlo in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente”.
È quanto spiegano fonti vaticane.
Dal dibattito sul Concordato lo spunto per il dialogo: così il giornale della Cei, Avvenire, parla del dibattito in corso sul ddl Zan, mettendo in risalto proprio quanto chiesto anche di recente dai vescovi italiani, l’apertura di un confronto tra tutte le ‘anime’ del Paese, compresa appunto quella cattolica.
Nell’articolo di apertura del sito, Avvenire, riportando il commento di Enrico Letta, sottolinea che “è la prima volta che il segretario del Pd apre ad un negoziato”.
“Difatti, la legge Zan è stata approvata alla Camera e ora è in commissione Giustizia al Senato, dove la posizione del Pd è andare in aula senza modificare il testo licenziato da Montecitorio”.
Il giornale dei vescovi evidenzia al contempo l’apertura al dialogo anche di Matteo Salvini.
“Si fa strada quindi la possibilità di un dialogo, che il renziano Davide Faraone aveva proposto in tempi non sospetti anche su Avvenire. Oggi lo stesso Faraone enfatizza la disponibilità a un’intesa di Enrico Letta, atteggiamento diverso da quello dei ‘pasdaran di sinistra’”, conclude il quotidiano della Chiesa italiana.
Zan: no ingerenza estera su Parlamento “Il ddl Zan è stato approvato da un ramo del Parlamento a larga maggioranza, e l’iter non si è ancora concluso.
Vanno ascoltate tutte le preoccupazioni e fugati tutti i dubbi, ma non ci può essere alcuna ingerenza estera nelle prerogative di un parlamento sovrano”.
Così Alessandro Zan del Pd su twitter.