Titolari di stabilimenti balneari con il fiato sospeso sino al 20 aprile, a Lussemburgo si decide il loro futuro – Le norme che hanno disposto la proroga automatica delle concessioni balneari “sono in contrasto” con l’articolo 12 della direttiva europea e, dunque, “non devono essere applicate”. Lo ribadisce il Consiglio di Stato nella sentenza in cui accoglie il ricorso contro la decisione del Comune di Manduria, sito nel Salento settentrionale, di prorogare fino al 2033 le concessioni demaniali marittime. Viene dunque bocciata la norma del Governo italiano e ribadito che le proroghe delle concessioni balneari sono nulle. Un bel pasticcio a cui ora bisognerà porre rimedio. Dunque non si possono prevedere proroghe, le concessioni scadono il 31 dicembre di quest’anno e vanno messe a gara. Nel rispetto della normativa europea sulla concorrenza.
Titolari di stabilimenti balneari con il fiato sospeso sino al 20 aprile, a Lussemburgo si decide il loro futuro – Quindi acque sempre agitate sul fronte delle concessioni balneari. Inaspettatamente un sito web pugliese ha diffuso una notizia che ha letteralmente destabilizzato la categoria: «Sui balneari l’arbitro europeo ha già deciso. La Corte di Giustizia Europea dà ragione al governo Meloni e ai concessionari dando torto alla Commissione Europea e al Consiglio di Stato a guida Draghi». Tradotto: le concessioni non devono più passare dalle forche caudine della direttiva Bolkestein, tutto può rimanere com’era in passato. Il diritto dei bagnini italiani di gestire le spiagge che oggi hanno in concessione resta garantito. Niente bandi entro la fine del 2023. Un’esclusiva che però viene bollata dagli stessi bagnini – attraverso Mondo balneare organo ufficiale della categoria – come una notizia priva di fondamento. Scrive Mondo Balneare: «La Corte di Giustizia Europea non ha ancora deciso nulla sulla questione delle concessioni balneari.
Titolari di stabilimenti balneari con il fiato sospeso sino al 20 aprile, a Lussemburgo si decide il loro futuro – Il giudice di Lussemburgo si pronuncerà solamente il 20 aprile e non esiste nessuna anticipazione ufficiale sull’orientamento della sentenza che è stata richiesta lo scorso maggio dal Tar di Lecce in merito a nove importanti quesiti sull’applicabilità della direttiva europea Bolkestein sulle concessioni balneari». Entrando nel merito l’articolo contestato si basa «sulle dichiarazioni dell’avvocato Vincenzo De Michele che sono state profondamente travisate». Nello specifico il legale analizzava una recente sentenza della Corte Ue emessa il 16 marzo scorso, riguardante però le concessioni per le attività di gioco d’azzardo e scommesse. «L’avvocato De Michele – affermano i balneari – sostiene che in tale pronuncia, la Corte di Giustizia Europea avrebbe dato indirettamente ragione ai concessionari demaniali marittimi e al governo italiano sulla proroga a tempo indeterminato delle concessioni, ma purtroppo non è affatto così». La sentenza del 16 marzo è infatti riferita a un altro settore, e anche se per alcuni aspetti le due questioni sono assimilabili, le imprese balneari restano purtroppo ancora molto lontane dalla salvezza». Il ruolo della Corte Europea di Giustizia è garantire che il diritto dell’Unione Europea venga interpretato e applicato allo stesso modo in ogni paese europeo, garantire che i paesi e le istituzioni dell’Unione rispettino la normativa dell’UE. I membri della Corte di Giustizia: un giudice per ciascun paese dell’Unione Europea, più undici avvocati generali. Il Tribunale conta su due giudici per ciascun paese dell’Unione Europea. È stata istituita nel 1952 e ha sede a Lussemburgo.
Direttiva Bolkestein un pericolo concreto per gli operatori di stabilimenti balneari
La Commissione Europea ha più volte rimproverato al nostro Paese la mancata applicazione della Direttiva Bolkestein. In merito l’esperto Erminio Italo Di Nora osserva: “La mancata attuazione della delega non consente di applicare i principi e i criteri da questa previsti: la possibilità di deroga al codice della navigazione che avrebbe consentito di introdurre una procedura analoga alla finanza di progetto che riconosce la prelazione al proponente. L’effetto concretamente determinato del recente milleproroghe, quindi, è la necessità per le amministrazioni obbligate all’indizione delle gare di applicare nuovamente la datata disciplina del codice della navigazione e, quindi, una situazione deteriore per gli operatori del settore, sicuramente meno garantiti rispetto alla legge concorrenza. Se non si offrirà un diritto di prelazione ai gestori proprietari mettendo dei paletti relativamente agli acquirenti potenziali si potrebbe rischiare che all’asta partecipino società aventi solo un unico scopo speculativo. È necessario quindi che il Governo offra una proroga delle concessioni per precisare un piano di gestione dell’operazione legata alla “vendita” di questi beni. La fretta è forse legata alla necessità di fare cassa?” Non si possono mettere alla porta migliaia di famiglie che hanno investito somme significative di denaro nel tempo senza un piano condiviso”.