La Sogin, azienda che gestisce lo smantellamento della Centrale Nucleare del Garigliano comunica: “Nella centrale nucleare del Garigliano (Caserta) Sogin ha terminato la rimozione dei componenti metallici contaminati posizionati sul deflettore, la parte superiore del vessel, il contenitore d’acciaio nel quale durante l’esercizio avveniva la reazione nucleare.
Questi lavori concludono la prima fase dello smantellamento del vessel della centrale campana, l’attività più complessa dal punto di vista ingegneristico e operativo per la disattivazione di un impianto nucleare.
Le operazioni, svolte insieme alla controllata Nucleco, erano iniziate alla fine dello scorso anno con l’allagamento del vessel e del canale reattore, un passaggio necessario per garantire la massima sicurezza durante i lavori in quanto l’acqua è un elemento naturale che scherma le radiazioni. In una prima fase i componenti sono stati rimossi e tagliati, riducendone il volume, sotto battente d’acqua con l’utilizzo di una pinza pneumatica e di apposita attrezzatura meccanica, manovrate da remoto con il supporto di telecamere subacquee ad alta risoluzione.
Successivamente, i componenti così trattati, per un peso complessivo di circa una tonnellata, sono stati inseriti in due speciali contenitori ad alta integrità per lo stoccaggio temporaneo in uno dei depositi del sito, in attesa del futuro conferimento al Deposito Nazionale.
Il programma delle attività proseguirà con la rimozione dei componenti che si trovano all’interno del vessel, denominati internals, per la quale è stata già avviata la progettazione esecutiva, e lo smantellamento dello stesso vessel.”
Quanti centri italiani producono o detengono rifiuti radioattivi?
Sempre la Sogin fa luce sul numero dei centri italiani che detengono rifiuti radioattivi: “In Italia i centri che producono e/o detengono rifiuti radioattivi sono decine: installazioni nucleari (4 centrali e 4 impianti del ciclo del combustibile); centri di ricerca nucleare; centri di gestione di rifiuti industriali; centri del Servizio Integrato.
Per volume e livello di radioattività dei rifiuti prodotti, i principali centri sono i siti nucleari in fase di smantellamento.
Significativi, per la loro numerosità sul territorio nazionale, sono i centri di medicina nucleare, fra cui gli ospedali. Queste strutture trattengono la maggior parte dei rifiuti radioattivi che producono fino al loro completo decadimento, per poi smaltirli come rifiuti convenzionali.
La restante parte viene conferita agli operatori del Servizio Integrato, il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti radioattivi sanitari e industriali, che provvedono al loro stoccaggio nei propri depositi temporanei in attesa, previo trattamento e condizionamento, del conferimento al Deposito Nazionale.
In sintesi, le principali strutture in cui si producono e/o si stoccano rifiuti radioattivi sul territorio nazionale e che conferiranno questi rifiuti al Deposito Nazionale sono:
- 4 centrali in decommissioning (Sogin);
- 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning (Enea/Sogin);
- 1 reattore di ricerca CCR ISPRA-1 (Sogin);
- 7 centri di ricerca nucleare (ENEA Casaccia, CCR Ispra, Deposito Avogadro, LivaNova, CESNEF -Centro Energia e Studi Nucleari Enrico Fermi- Università di Pavia, Università di Palermo);
- 3 centri del Servizio Integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex);
- 1 centro del Servizio Integrato non più attivo (Cemerad).”
Sogin gestisce circa 16.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, distribuiti come riportato in tabella (Fonte: Bilancio di Sostenibilità Gruppo Sogin – 2022). I volumi riportati nell’inventario variano di anno in anno col progredire del mantenimento in sicurezza, del decommissioning e delle modalità di condizionamento dei rifiuti pregressi.