Nel 2019 i nati vivi nel Lazio sono stati 38.889, circa 4000 nati in meno rispetto al 2018, corrispondenti ad un calo del 9,5% mentre nel 2020 i nati vivi sono stati 37.773, il 2,8% in meno rispetto al 2019. Questi i dati secondo il report ISTAT 2019/2020 sulla natalità e fecondità della popolazione residente e sugli indicatori demografici che hanno evidenziato come nel 2019 si sia registrato un nuovo minimo storico della natalità dall’Unità d’Italia. Inoltre le Linee guida realizzate da Laziosanità indicano la regione Lazio tra le regioni con il più alto tasso di cesarei, dopo Campania e Sicilia, con una percentuale del 25-30 per cento sul totale delle nascite. Le strutture sanitarie pubbliche più vicine ai Comuni del golfo di Gaeta, previste dalla UOC Neonatologia e Pediatria DEA I livello, sono gli Ospedali pubblici “San Giovanni di Dio” di Fondi e il “Dono Svizzero” di Formia e secondo i dati raccolti dal SIO CEDAP nel 2014 i nati con taglio Cesario, presso queste strutture, sarebbero stati del 35,4% per Fondi e del 39,8% a Formia. Ma perché si ricorrere così facilmente al bisturi per far nascere i bambini? È veramente necessario? Secondo il Ministero della Salute no. In base ad una indagine, condotta a livello nazionale su 78 ospedali, è risultato infatti che il 43% dei parti cesarei è ingiustificato. Secondo l’ISS l’aumento del ricorso a queste procedure non è sostenuta da un reale aumento delle condizioni di rischio per le donne e/o i neonati, dunque, il loro utilizzo è spesso totalmente indipendente dalle caratteristiche sociodemografiche delle donne e dalle loro condizioni fisiche ed è invece associato principalmente alla disponibilità delle strutture coinvolte e alla loro organizzazione. Ma allora perché si preferisce ricorrere al taglio cesareo piuttosto che fare un parto naturale? Alla base della scelta di ricorrere al parto chirurgico sembrano esserci ragioni di natura organizzativa ed economica, ma anche motivi strettamente personali, connessi alla richiesta di vivere l’esperienza del parto senza dolore. Inoltre, l’insorgere di complicazioni durante il parto o il dover ricorrere al forcipe o alla ventosa sono altri motivi che preoccupano le future mamme e che le spinge a ricorrere ai bisturi. In altri casi, l’applicazione di pratiche assistenziali effettuate in modo aggressivo e invasivo subite in una precedente gravidanza, la cosiddetta “violenza ostetrica”, portano nella maggior parte delle volte alla scelta di ricorrere a un taglio cesareo anche quando non sarebbe necessario. Una tragica realtà è quella che non tutte le strutture sanitarie possono permettersi di garantire la presenza di anestesista e neonatologo 24 ore su 24 ed allora meglio organizzare per tempo i parti con i cesarei. Infine, molto spesso i medici temono denunce in caso qualcosa vada storto nel parto naturale e per questo preferiscono ricorrere al bisturi.
REGIONE LAZIO: TROPPI PARTI CESAREI, SCELTA O NECESSITÀ?
Il 35,4% e 39,8% di nascite nel 2014 è avvenuto con taglio cesareo a Fondi e Formia