VENTOTENE, PONZA, L’affondamento della nave Santa Lucia – Si deve a Mirella Romano, una signora in gamba, che il prossimo 29 agosto compie 80 anni, se ogni anno su sollecitazione dell’Associazione “Famiglie Vittime Affondamento Piroscafo Santa Lucia” si commemora un episodio doloroso e tragico avvenuto nel Golfo di Gaeta a prima mattina del 24 luglio 1943.
Il giorno dopo sarebbe avvenuta a Roma la caduta di Benito Mussolini con il voto sfavorevole del Gran Consiglio del Fascismo, premessa per l’armistizio dell’8 settembre. Ai fatti che andiamo a narrare Mirella aveva soltanto 22 mesi, figlia di Ida Aversano di 23 anni e di Carmine Romano, militare della Guardia di Finanza di Mare imbarcato su un Dragamine di stanza nel porto di Gaeta. Mirella non ha mai dimenticato quel padre che gli è stato negato.
Quest’anno la cerimonia si terrà mercoledì 21 luglio sempre alla presenza dell’Ammiraglio della Guardia Costiera Giovanni Pettorino e del Comandante della Capitaneria di Porto di Gaeta Cap. (CP) di Fregata Federico Giorgi.
Che cosa avvenne quel giorno? Il piroscafo postale Santa Lucia (con le bandiere che ne contrassegnavano il ruolo) faceva la spola tra Gaeta e le isole di Ponza, Ventotene e Santo Stefano. Già il giorno prima il valido comandante Capitano di lungo corso Cosimo Simeone aveva salvato la nave da un attacco aereo e questa volta aveva a bordo, le fonti sono discordanti, tra le sessantacinque e il centinaio di persone tra equipaggio, passeggeri civili, perlopiù abitanti di Ponza, tra cui diverse coppie di sposi novelli, e personale militare: 5 Guardie di Finanza, 14 Carabinieri del presidio di Ponza, alcuni soldati che rientravano nelle proprie isole perché in congedo temporaneo per aiutare nei raccolti.
Alle 10.08 mentre, proveniente da Ponza, era ad 1,4 o 2 miglia dalla sua destinazione di Ventotene, da dove poi sarebbe proseguito per Gaeta, in vista di Punta Eolo e degli scogli delle Sconciglie, venne attaccato da quattro aerosiluranti britannici Bristol Beaufighter, provenienti, volando a pelo d’acqua, dalla direzione del sole, ossia da Punta dell’Arco. I velivoli, appartenenti al 47º Stormo RAF, erano decollati da Tunisi per una ricognizione armata. Tutti su invito del comandante ripararono sottocoperta, nel salone di terza classe, e la nave virò a dritta, in modo da avvicinarsi il più possibile a Ventotene.
Il comandante Simeone tentò di eludere l’attacco con ripetute accostate, procedendo a zig zag, cercando di portare la nave ad arenarsi sulla spiaggia di Parata Grande. Non riuscì ad evitare il terzo siluro sganciato dagli aerei inglesi, ferito a morte finì in mare. Il piroscafo proseguì quindi senza governo, con la sala macchine spezzata in due dall’esplosione della caldaia, che venne proiettata a mezzo miglio di distanza dalla nave. Il Santa Lucia s’inabissò in soli 28 secondi e, dopo l’affondamento, i velivoli britannici mitragliarono anche i rottami e i naufraghi del piroscafo, ostacolando così anche l’opera dei soccorritori che recuperarono, dopo oltre quattro ore, solo cinque superstiti, ossia il comandante Simeone (che morì, in seguito alle ferite riportate, il giorno dopo 26 luglio), il mozzo Luigi Ruocco di Capri (membro dell’equipaggio), il motorista Francesco Aprea di Ponza (passeggero), che si era gettato opportunamente in mare al primo attacco, il fante Fernando Capoccioni di Roma, poi dipendente ATAC, che aveva riportato fratture ad entrambe le gambe, il carabiniere Vincenzo Moretti di Palestrina, ustionato. Racconterà anni dopo al nostro “gancio” Mirella Romano che erano pigiati nel sottocoperta “come sardine” e l’esplosione lo proiettò in acqua. Lui che non sapeva nuotare si trovò accanto a una trave di legno alla quale si potette sostenere.
Ben diverso il destino del papà di Mirella che era un campione di nuoto. Tra le unità accorse sul posto vi furono la moderna corvetta Euterpe, dirottata sul posto da Procida, che tuttavia trovò solo rottami, alcune salme ed un gran numero di pesci morti, ed una motozattera tedesca, appena scampata, benché danneggiata e incendiata, all’attacco da parte degli stessi aerei che avevano affondato il Santa Lucia: tale unità salvò alcuni naufraghi. I cinque sopravvissuti, portati a Ventotene, vennero trasferiti in ospedale a Napoli. Le fonti sono discordanti circa il numero complessivo delle vittime: l’Associazione sposa le stime più prudenziali: 65 imbarcati, 60 morti e 5 sopravvissuti.
Una domanda a chi scrive sorge spontanea: perché ripararono nel salone sottostante anche i 9 militari della Regia Marina tra sottoufficiali e marinai addetti al cannone da 76/40 in dotazione alla nave piroscafo postale? L’arma rimase inutilizzata, forse credevano che il tutto si sarebbe risolto come il giorno prima con un mitragliamento. Ma invece la guerra, quella più spietata, dove non si fanno prigionieri, era giunta tra Ponza e Ventotene. Solo quattro corpi furono recuperati, ed uno solo venne identificato, quello del fuochista Ettore Albanelli. Le stazioni semaforiche di Ventotene, Ponza e Gaeta comunicarono: «Piroscafo Santa Lucia est stato affondato da aerei inglesi presso Ventotene recuperate 5 persone». L’isola di Ponza rimase isolata per diversi giorni, e l’affondamento del piroscafo causò seri problemi nell’approvvigionamento di viveri. La tragedia ebbe un impatto particolarmente pesante sulla popolazione ponzese.
IL RITROVAMENTO DEL RELITTO DELLA SANTA LUCIA
Il relitto del piroscafo è stato individuato da Raimondo Bucher, tra il 1958 ed il 1959, a 49 metri di profondità, e se ne progettò il recupero da parte di una ditta genovese, che venne tuttavia osteggiato dalla popolazione locale. Il relitto del Santa Lucia si trova circa due miglia a nordovest di Punta Eolo (Ventotene), ad una profondità compresa tra i 39 ed i 46 metri (per altre fonti poco più di 44 o 45 m, od a 52 metri). Il troncone di prua giace capovolto sul fondale, ad una profondità di 39 metri, mentre quello di poppa, fortemente sbandato sul lato sinistro, si trova a 46 metri. Tra i due tronconi vi è un’area caratterizzata da una grande quantità di rottami. La caldaia della nave, proiettata lontano dall’esplosione, è stata individuata dopo circa 60 anni, mezzo miglio ad est del relitto.
È vero signora Mirella Romano che voi ponzesi siete contrari al recupero? Decisa la risposta. “Certamente si, per noi quella nave è un cimitero marino che va rispettato. Non vogliamo che i nostri cari siano disturbati nel loro sonno eterno. La pensa così anche la figlia del coraggioso comandante Simeone che oggi ha 92 anni. Il nostro augurio che dopo di noi i nostri figli e poi i nostri nipoti continuino le attività dell’associazione costituita per onorarli. Il 21 vi sarà l’onoranza a mare tra Ponza e Ventotene e in serata alle 20.00 alla Caletta proiezione di un film documentario e la presentazione del libro sul tema di Luciano Zani”. Il 24 luglio 2003 un monumento in ricordo delle vittime del Santa Lucia è stato inaugurato nel piazzale antistante la caserma della Guardia di Finanza di Ventotene, e nello stesso giorno è avvenuta anche l’inaugurazione di una sala dedicata all’affondamento nel Museo Comunale di Ponza, l’apposizione di una targa nel medesimo Comune e l’emissione, nelle due isole, di un annullo postale speciale. Nel 2013 nella piazzetta di Giancos sempre a Ponza è stato inaugurato anche un monumento che commemora la tragedia.