LA F.I.S.A. si appella allo Stato.

Formazione;

“Nuovo monopolio del Governo per il rilascio dei brevetti di “Assistente Bagnanti”. La F.I.S.A. si appella allo Stato
Il Presidente nazionale della F.I.S.A., Federazione italiana salvamento acquatico, Raffaele Perrotta, indignato contro il decreto ministeriale n. 85 del 28 maggio 2024, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 149 del 27 giugno 2024, altamente discriminante che favorisce una sola realtà, scritto male e che rischia di paralizzare e depotenziare un settore importante come quello del soccorso acquatico a svantaggio soprattutto degli assistenti bagnanti che dovrebbero e devono essere il punto centrale intorno al quale costruire e studiare leggi.
Il decreto introduce infatti nuove norme per l’individuazione dei soggetti autorizzati a tenere corsi di formazione per il salvamento in acque marittime, interne e piscine, e per il rilascio delle abilitazioni per l’attività di assistente bagnanti.
Sebbene l’obiettivo dichiarato fosse quello di favorire e incoraggiare l’accesso alla formazione per il personale addetto al salvataggio in acqua, in linea con la Direttiva Servizi (2006/123/CE), nella pratica ha consolidato il monopolio della Federazione Italiana Nuoto (FIN). . .per ora.
Tutto ciò, non sorprende affatto, considerando gli sforzi della FIN per ostacolare l’attuazione del decreto n. 206 del 2016 e la stessa fisa.
“Questo decreto– afferma Raffaele Perrotta- sarebbe potuto diventare un vero e proprio esempio dell’Italia nei confronti di tutti gli altri Paesi europei.
Un serio tavolo rotondo basato su uno studio dettagliato fatto da professionisti veri e non dello sport ma valutando tutti gli elementi di un’attività professionale, avrebbe potuto creare quella serie di leggi e regolamenti basati soprattutto su un risk-assessment, attraverso dei programmi sviluppati da professionisti.
Tutto per limitare il fattore rischio nell’ambiente acquatico e non solo.
Il decreto va contro ogni aspettativa che la F.I.S.A. attendeva nonostante i vari esposti alle autorità e ministeri competenti. Infatti venendo a sparire totalmente gli esami da parte delle Capitanerie di Porto, esiste il pericolo che la formazione non venga svolta secondo i parametri di un’alta professionalità
Già prima la F.I.S.A. denunciava una falla nel sistema che permetteva ad alcuni di convertire il proprio brevetto da piscina interno a quello mare con una semplice prova di voga senza verificare da parte dell’autorità competente, le effettive capacità dei discenti”.
Ciò che sembra essere sfuggito al Garante della Concorrenza è la disposizione che monopolizza la formazione al salvamento: l’allenatore di nuoto per salvamento di secondo o terzo livello (SNAQ), titolo che attualmente può essere rilasciato, guarda caso, solo dalla Federazione sotto l’egida del CONI, passato stranamente inosservato.
Un brevetto sportivo dunque a garanzia di un settore delicato e professionale come quello del salvamento acquatico.
Come dire che un sub sportivo potrebbe essere assunto a lavorare su piattaforme in mare, al posto di un sommozzatore OTS (operatore tecnico subacqueo).
Il Presidente Perrotta ricorda a tutti che la F.I.S.A. era il settore salvamento della stessa FIN che per il decreto Melandri veniva separata dalla stessa per diventare appunto ente di formazione professionale.
Il decreto secondo Perrotta avrebbe dovuto considerare fattori di gran lunga molto più importanti per la salvaguardia della vita umana come i metri lineari delle spiagge dove un assistente bagnante è costretto a controllare da solo un perimetro di 150/200 m lineari per 300 di specchio d’acqua favorendo associazioni a discapito della sicurezza e incolumità degli assistenti bagnanti. Si consideri che in una piscina di 25m x 16m (400mq) serve un assistente bagnanti.

Il Presidente
Raffaele Perrotta