Una giornata convulsa, scandita dalle ansie e dalle preoccupazioni dei lavoratori tutti della Solera, sede di Marina di Minturno. E’ facile essere padronato quando ci si trasforma in un muro di gomma contro il quale vanno a sbattere le speranze dei dipendenti che chiedono solo di poter lavorare, che sia rispettata la loro dignità. Come appare così lontano il giorno in cui i padri fondatori della Repubblica approvarono l’articolo 1 – comma 1 della carta costituzionale “L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Questo lavoro che diviene sovente un’elargizione, una munificenza del padronato. Non ha importanza che i lavoratori facciano oltre il loro mansionario, dimostrando negli anni fedeltà e attaccamento all’azienda. Stamattina alle 11 si sono incontrati presso il Ministero del Lavoro i rappresentanti dell’azienda con l’offerta dell’ultima ora non negoziabile e non trattabile e i rappresentanti dei lavoratori con la speranza di uscirne con minor danno possibile. Una giornata che non ha smosso la situazione.
Si è compreso l’aria che tirava con il fatto che la presenza della Regione Lazio non è stata gradita dai dirigenti della Solera, spingendo i rappresentanti regionali a lasciare il tavolo di confronto, prima ancora che i lavori iniziassero. Matteo Marcaccio, capo gruppo consiliare del PD a Minturno ha seguito i lavori a distanza ma con trepidazione per il destino dei lavoratori. Nel pomeriggio ha promosso un tavolo video conferenza al quale hanno partecipato i lavoratori della Solera, sede di Marina di Minturno, Giancarlo Cardillo capo gruppo consiliare del PD alla Provincia di Latina e il senatore Bruno Astorre, segretario regionale del PD. Spiega Matteo Marcaccio: “Abbiamo analizzato tutti insieme quali possano essere i margini di manovra e le possibili prospettive in considerazione che domani venerdì mattina è prevista la firma dell’accordo tra le parti. Ritengo doveroso ringraziare il senatore Bruno Astorre per l’impegno che sta profondendo con evidente sensibilità. Accanto ai lavoratori dipendenti della Solera senza lasciarli mai soli”. Nessun passo indietro aziendale, alla fine viene accettata l’ultima proposta: sei licenziamenti anziché sette, in cambio dell’accordo. Ai sei che dovranno lasciare il lavoro 13° mensilità, 2 mesi di preavviso, il tfr. Ora si spera in 6 volontari, si parla di 3 disponibilità al momento. A febbraio, immaginando la situazione all’orizzonte, 1 lavoratore si era dimesso ma l’azienda si è rifiutata di inserirlo nel numero dei 6, quindi in effetti torniamo a 7. In sostanza viene a calare la tutela sindacale di essere dipendenti di un’azienda con organico di almeno 15 unità – come recita il diritto del lavoro -, con 14 ci troveremo in seguito dinanzi a una maggiore discrezionalità aziendale.
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