Scauri – Trovato in possesso di oltre 500 chilogrammi di cozze pescate nella notte. Pesantissima la sanzione – Nella mattinata odierna, i Carabinieri di Scauri di Minturno (LT), durante un servizio finalizzato al
controllo del territorio, hanno notato un furgone parcheggiato a ridosso della banchina del porto, al
quale era ancorata un’imbarcazione, attraverso una cima. Insospettiti da quanto da loro riscontrato,
hanno deciso di approfondire il controllo, iniziando dal proprietario, un 38enne di origine
campana, già noto alle forze di polizia. Dagli approfondimenti preliminarmente condotti, i
Carabinieri intervenuti hanno avuto modo di riscontrare la presenza di molteplici cassette in
plastica contenenti cozze, per complessivi 510 chilogrammi, che erano state pescate nel corso
della nottata.


Scauri – Trovato in possesso di oltre 500 chilogrammi di cozze pescate nella notte. Pesantissima la sanzione – L’ispezione veicolare ha permesso agli operanti di riscontrare anche la presenza di attrezzatura da
pesca subacquea, sottoposta a sequestro, unitamente alla barca di 4 metri, con motore fuori bordo,
utilizzata per la pesca.
Per quanto sopra, i Carabinieri hanno sanzionato il 38enne per 16.666 euro, avendo esercitato la
pesca in assenza della licenza pervista.
Successivamente, è intervenuto personale della Capitaneria di Porto di Gaeta (LT), della Polizia
Locale di Minturno e dell’ASL di Latina che hanno provveduto a reintrodurre i molluschi nel loro
habitat naturale.

ARTICOLO CORRELATO del 15/06/2024: Formia – Sequestro kg.120 di mitili (cozze) proventi di pesca illecita in zona vietata – Al termine di specifica attività investigativa, avviata dal Capo del Compartimento
Marittimo di Gaeta C.F. (CP) Biagio Mauro SCIARRA, militari dell’Ufficio Locale
Marittimo di Formia, a seguito di segnalazione giunta alla Sala Operativa della
Capitaneria di Porto di Gaeta intervenivano in località Gianola del Comune di Formia
ove accertavano la presenza di alcuni pescatori sportivi intenti alla raccolta di
mitili(cozze) sulla scogliera antistante.

Il personale operante interrompeva le attività
illecite in corso e procedeva all’identificazione dei soggetti ai quali veniva irrogata
una sanzione di euro 16.666 oltre che il sequestro del prodotto ittico consistente in
circa 120 kilogrammi di molluschi bivalvi nello specifico mitili (cozze) tenuti in retini e
cassette di plastica. La persona identificata, proveniente da altra Regione, veniva
accompagnata presso gli Uffici della Guardia Costiera di Formia per gli adempimenti
di rito in materia di pesca illecita e successive sanzioni di carattere amministrativo.
La Guardia Costiera coglie l’occasione per ricordare che è attivo su tutto il territorio
nazionale il numero per le emergenze in mare “1530”, oppure è possibile consultare
il sito istituzionale della Guardia Costiera www.guardiacostiera.it per reperire
informazioni e contatti utili in caso di necessità. Clicca qui per continuare a leggere l’articolo.

Cozze, specie aliene in Italia

ARTICOLO CORRELATO – Specie aliene in Italia: la cozza zebrata. Classificata come invasiva – Caratteristiche morfologiche
Mollusco bivalve sessile che forma colonie densamente popolate su substrati duri in acque dolci e
leggermente salmastre. La sua conchiglia triangolare può raggiungere i 5 cm di lunghezza anche se
raramente supera i 4 cm. Il suo nome (“zebrata”) deriva dalla colorazione delle valve a bande scure
irregolari, che possono presentare sia bordi lisci che a zigzag, su fondo giallo-verdastro o bruno.
L’epiteto specifico “polymorpha” deriva dalle molte variazioni nel colore, disegno e forma che può
presentare la sua conchiglia. Le valve sono allungate, con l’estremità anteriore acuminata e la
posteriore arrotondata. L’interno della conchiglia è bianco-azzurro. La specie si attacca ai substrati
solidi grazie al bisso, una sostanza cheratinosa secreta da una ghiandola che si trova posteriormente
al piede che, solidificandosi, produce filamenti setosi molto resistenti.

Distribuzione geografica
Regione zoogeografica di presenza naturale: Paleartica.
Areale nativo: Bacini del Mar Nero, Mar Caspio e Mar d’Aral (Regione Ponto-Caspica).
Areale di introduzione: Durante gli ultimi due secoli è stata introdotta nella maggior parte
delle acque interne europee, alla fine degli anni ’90 è stata segnalata per la prima volta nei
Grandi Laghi americani, dove si è rapidamente diffusa.
Periodo di introduzione in Italia: In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 1970 al Lago
di Garda (Franchini, 1976), dove è stata trasportata probabilmente attaccata allo scafo di
imbarcazioni provenienti dalla Germania.

Regioni italiane di presenza: è presente con abbondanti popolazioni in numerosi laghi e
bacini artificiali di 9 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto,
Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Molise e Sicilia), in particolare è segnalata in 14 laghi
naturali, 6 laghi artificiali e 2 zone umide costiere.
Fig. 1. Dreissena polymorpha (Pallas, 1771)
Foto di Gianandrea La Porta.

Distribuzione e status in Umbria
Periodo di introduzione in Umbria: Al Lago Trasimeno è stata segnalata per la prima volta
nel 1999, in quattro località distinte (Isola Maggiore, sbocco Fosso Macerone nei pressi di
Tuoro sul Trasimeno, sbocco del Torrente Rio nei pressi di Vernazzano e presso la darsena di
Tuoro sul Trasimeno). Tenendo in considerazione il suo ciclo biologico si presume che
l’introduzione sia avvenuta almeno due anni prima.
Bacini idrici umbri di presenza: Lago Trasimeno
Status: acclimatata
Abbondanza e tipo di distribuzione: localmente abbondante e diffusa
Modalità di distribuzione:: La principale via di diffusione di D. polymorpha è attraverso il
transito e lo scambio di materiali galleggianti, macrofite e principalmente imbarcazioni, sui
quali la si può trovare come incrostante.


Biologia ed ecologia
Riproduzione: Questi molluschi presentano sessi separati; la fecondazione avviene
esternamente, è influenzata dalla temperatura dell’acqua e avviene con temperature
superiori ai 12°C, con un range ottimale dai 18 ai 20°C; una femmina matura può produrre
fino a un milione di uova in un anno. Le uova fertilizzate schiudono in trocofore che si
sviluppano in veliger plantoniche che nuotano libere fino a 4 settimane, percorrendo anche
lunghe distanze. Gli individui hanno un rapido accrescimento e diventano sessualmente
maturi già nel primo anno di vita.


Alimentazione: D. polymorpha è un organismo filtratore, si nutre di alghe e zooplancton di
dimensioni comprese tra i 15 e i 400 μm. Gli stadi larvali si nutrono di batteri.
Habitat nell’areale nativo: Corpi idrici superficiali lentici e lotici, zone litorali, estuari, lagune
costiere salmastre. Fondali duri o morbidi. D. polymorpha si attacca ad ogni substrato stabile
della colonna d’acqua o del fondale, comprese rocce, macrofite, superfici artificiali
(cemento, acciaio, corde, etc.), gamberi, unionidi, ostriche e altri esemplari della propria
specie, formando colonie densamente popolate. Tollera temperature da -20°C a 40°C; la
crescita ottimale è stata osservata a 18-20°C. Tollera acque salmastre fino a 7 ppt. D.
polymorpha predilige corpi idrici temperati moderatamente produttivi e si ritrova dalle
sponde più basse fino a 12 m di profondità nelle acque salmastre e fino a 60 m nei laghi. È
capace di tollerare un basso contenuto di ossigeno disciolto nell’acqua per diversi giorni,
tollera moderati livelli di inquinamento e riesce a sopravvivere fuori dall’acqua in condizioni
fresche e umide fino a tre settimane.


Habitat nell’areale di introduzione delle cozze in Italia e in Umbria: Nell’areale di introduzione
colonizza habitat simili a quelli che occupa nel suo areale nativo, principalmente laghi, corsi
d’acqua ed estuari, in particolare siti in cui sono presenti superfici dure su cui attaccarsi. Nel
Lago Trasimeno, D. polymorpha è stata ritrovata su diversi tipi di substrati duri, da pontili in
cemento (massima densità all’incirca 200.000 ind./m2
) fino a rocce (da 114 a 140.000
ind./m2
) e substrati artificiali (pneumatici, boe, etc.). Sono colonizzate anche le porzioni
sommerse della Phragmites australis (massima densità 2036 ind./m2
), sui substrati sabbiosi
sono stati osservati solo individui agglomerati tra di loro, mentre non è stata osservata sul
limo.
Caratteristiche biologiche ed ecologiche che ne determinano l’invasività: La rapida
espansione della cozza zebrata è stata associata al fatto che possieda una larva di tipo veliger
planctonica, alla sua capacità di produrre il bisso (per l’attacco alle superfici dure) e ai suoi
alti tassi di crescita e reclutamento.
Valore commerciale e sportivo: D. polymorpha è stata utilizzata come esca per la pesca e
nella produzione di mangimi per pesci e pollame. Le sue conchiglie frantumate possono
essere utilizzate come fertilizzante e come additivo per mangimi animali.


Invasività e vettori di introduzione
Invasività generale: elevata
Invasività in Umbria: media
Vettori e modalità di introduzione: La specie può essere trasportata, allo stadio larvale, nelle
acque di zavorra delle navi. Le larve e le forme giovanili possono essere disperse per lunghe
distanze dalle correnti e dagli animali acquatici, come gli uccelli. Una delle vie principali di
diffusione di D. polymorpha è attraverso il transito e lo scambio di oggetti galleggianti,
macrofite e principalmente imbarcazioni, sui quali la si può trovare come incrostante. La
specie può essere introdotta anche attraverso il rilascio di animali di acquario o addirittura
trasportata via terra con il legname o con la ghiaia.
Impatti e rapporti con specie, habitat ed ecosistemi autoctoni
Impatto sanitario e socio-economico: Può arrecare danni all’industria ittica (es. interferisce
con le attrezzature da pesca); all’acquacoltura (es. incrosta le gabbie); ai prelievi idrici (es.
intasa i tubi di aspirazione dell’acqua); al trasporto acquatico (es. incrosta gli scafi delle
imbarcazioni). La sua conchiglia tagliente può causare infortuni quando presente nelle aree
ricreative.


Impatto su altre specie di cozze e popolazioni: La specie compete con i bivalvi nativi e con gli altri
organismi filtratori, per i quali rappresenta un fattore di stress, essendo un organismo
incrostante si può attaccare agli altri organismi rendendone difficoltoso il movimento e
l’alimentazione, inoltre compete con loro per il cibo in sospensione nell’acqua. Può inoltre
facilitare la colonizzazione di numerose specie aliene di invertebrati, come il “gamberetto
killer” Dikerogammarus villosus (che proviene dalla stessa regione Ponto-Caspica), perché,
oltre ad aumentare la superficie colonizzabile da quest’ultimo, gli offre rifugio e nutrimento.
Secondo la teoria della “invasion meltdown” vi è un’interazione positiva tra le specie con un
passato evolutivo comune che aumenta la probabilità di colonizzazione con successo di
nuovi ambienti da parte di specie aliene provenienti dalla stessa area di origine.
Impatto su habitat ed ecosistemi: La maggior parte degli impatti di D. polymorpha negli
ecosistemi d’acqua dolce riguarda il diretto risultato del suo ruolo di ingegnere ecosistemico.
Questo mollusco infatti provoca ingenti cambiamenti delle caratteristiche dell’habitat e delle
funzioni ecosistemiche: modifica i sedimenti, alterando le caratteristiche del substrato,
aumentandone la rugosità e la durezza; incrementa la quantità di materiale organico nel
sedimento; aumenta la trasparenza dell’acqua con il suo grande consumo di fitoplancton. La
cozza zebrata può inoltre alterare i processi ecosistemici come il ciclo dell’azoto,
incrementando i tassi di denitrificazione. Il mollusco può anche bioaccumulare inquinanti
che possono poi biomagnificarsi nei suoi predatori.


Metodi di controllo
I metodi di controllo più comuni sono la rimozione meccanica degli individui, l’utilizzo di agenti
chimici a base di cloro e l’uso di vernici e superfici anti-fouling. È stato utilizzato anche il controllo
biologico attraverso l’immissione di predatori.
La diffusione di D. polymorpha può essere evitata attraverso la disinfezione delle acque di zavorra
delle barche. Nel caso di trasferimento di imbarcazioni, attrezzature da pesca, etc. da un corpo idrico
a un altro dovrebbero essere messe in atto appropriate misure di controllo quali l’ispezione di tutte
le superfici, la rimozione degli eventuali bivalvi attaccati e l’asciugatura delle superfici, per
minimizzare il rischio di ulteriore diffusione di questo mollusco invasivo.