(Testo raccolto dal direttore Marcello Caliman, attualmente infortunato)
È stata una notizia che ha colpito tutta la comunità cittadina e non solo.
Ancora si ricorda il momento storico in cui Vito Romano, assessore provinciale, sfidò per la carica di primo cittadino Severino Del Balzo, presidente in carica della provincia pontina che aveva deciso di chiudere la sua carriera politica ricoprendo l’incarico che in precedenza nell’ante guerra era stato del padre e ancor prima del suocero.
La sfida finale si ebbe in ballottaggio dove Severino riottenere gli stessi voti e Vito Romano seppe coagulare tutte le forze di opposizione.
Si ricorda ancora il momento storico in cui nel palazzo municipale arrivarono i risultati dei vari seggi che determinarono la vittoria dell’esponente allora del partito liberale italiano.
Fuori al palazzo una folla festante inneggiò alla sua vittoria.
Purtroppo i giochi di palazzo non gli consentirono di governare per l’intero mandato in quanto il sistema politico tradizionale operò in tutti i modi perché perdesse la maggioranza in consiglio comunale.
Vito Romano, che con la sua sposa aveva realizzato una famiglia numerosa e felice, non ha mai abbandonato l’agone politico, proponendosi sempre agli elettori, ottenendo quantomeno il consenso dello zoccolo duro dei suoi elettori e visibilità.
Non ha avuto remore a confrontarsi anche nelle altre città del Golfo.
Tutti noi lo ricorderemo per come salutasse tutti con le braccia alzate anche a distanza.
Lo cercheremo con lo sguardo tra le strade della nostra città convinti che possa apparire all’improvviso con la sua gioia di vivere, nonostante le sconfitte e i malanni fisici.
È innegabile che con lui se ne va un altro pezzo di storia contemporanea della Minturno del dopoguerra.
Ciao Vito, figlio di quella Traetto che non ritornerà mai più.