UNA LETTURA DI ORAZIO – PRESENTAZIONE LIBRO DI GIOVANNI ANIELLO
27 luglio ore 19:00 – Chiostro Comunale di Minturno
Martedì 27 luglio alle ore 19:00 presso il Chiostro Comunale di Minturno la presentazione del libro “Una lettura di Orazio” (Volturna Edizioni) di Giovanni Aniello (nella foto di copertina a sinistra), nato nel 1949 a Minturno dove vive e opera. Laureato in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli ho insegnato per oltre trent’anni nella scuola secondaria.
Ha pubblicato le raccolte liriche: Vele di pietra (Edizioni Tracce, Pescara 2004) con cui ha vinto il Premio Tronto di Colli del Tronto e si è classificato IV al Premio Histonium di Vasto; Ostaggi del tempo (Caramanica Editore, Marina di Minturno) con cui ha ottenuto apprezzamenti e riconoscimenti.
Nel 2011 al Premio Nazionale Polverini di Anzio (l° classificato nella sezione poesia realistica) e al Concorso Fe. Na. L. C. Internazionale Letterario di Livorno (3° classificato), nel 2013 al Premio Nazionale “Voci – Città di Abano Terme” (4° premio) e al Premio Astrolabio di Pisa (finalista), nel 2015 al Premio Giovane Holden di Viareggio (menzione speciale), nel 2018 al Premio AlberoAndronico di Roma (3° classificato).
Nel 2019 ha pubblicato a raccolta di poesie Diario di bordo (Caramanica Editore, Marina di Minturno) finalista al Certamen Apollinare Poeticum 2020 e II classificato al Premio internazionale di Poesia Poseidonia – Paestum nel 2021. Sue poesie sono presenti nell’Antologia poetica M’illumino d’immenso (Pagine, Roma, 2017)
Alla presentazione intervengono insieme all’autore il sindaco Gerardo Stefanelli, il poeta, scrittore e direttore della collana “La stanza del poeta” Giuseppe Napolitano, la poetessa, scrittrice e direttore editoriale di “Volturna edizioni” Ida Di Ianni, le letture saranno a cura di Veruska Menna.
Il poeta, in questo tempo di “sconforto” e di “angoscia”, rilegge Orario e ne traduce 20 componimenti per “ritrovare un compagno di viaggio con cui fare un tratto di strada e riflettere su un comune destino”.
Giuseppe Napolitano nella sua introduzione tra l’altro ha scritto: “Senza scomodare Calvino e la sua ben nota lezione sull’importanza della lettura dei classici (e nemmeno Svevo con la sua teoria della scrittura come medicina), non si può che concordare con Giovanni Aniello e la sua dichiarata adesione alla poesia di Orazio come salvifica in questi cupi tempi di sconforto…
Per combattere in qualche modo, per fugare (come appunto lui scrive nella illuminante nota personale premessa a questo mannello di esercitazioni letterarie) “quest’idea della morte che scandisce la fuga del tempo e l’imponderabilità del caso”. Tradurre Orazio deve essere sembrato un naturale approdo al poeta che già molto ha prodotto di suo e ha sentito il bisogno di accostarsi adesso ad una voce in sintonia (per aver “compagni al duolo”, anche), e insieme misurare le proprie forze confrontandosi con una difficile costruzione poetica, decidendo peraltro, opportunamente, di fare a modo suo.
Convince la libertà strutturale che Aniello si concede nel rendere certe odi oraziane, convince malgrado l’orecchio abituato ad altre versioni fatichi un po’ – soltanto un po’ – a seguire i nuovi ritmi…”