Mercoledì 20 maggio un sottile destino ha unito un fratello e una sorella. La famiglia Filippelli era pronta a recarsi nella Chiesa di Santa Albina V.M. in Scauri per partecipazione alla celebrazione eucaristica del parroco don Antonio Cairo che avrebbe ricordato lo scrittore e poeta Renato Filippelli nel decennale della sua scomparsa. Poco prima di entrare in chiesa è giunta dagli USA la notizia che la sorella Zaira Filippelli è spirata. Lo stesso giorno del fratello, a distanza di dieci anni precisi.

Don Antonio ha ricordato entrambi. Nel sito dedicato a Renato Filippelli è riportata una sua scheda biografica scritta da lui stesso: “Sono nato nel 1936 a Cascano di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. Mi sono laureato in Lettere Moderne nell’Università ‘Federico II’ di Napoli, ed ho iniziato il mio iter di insegnante negli Istituti Superiori dello Stato. Per oltre trenta anni ho insegnato letteratura italiana moderna e contemporanea nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, dove ho partecipato come relatore in vari convegni. Ho pure insegnato, negli ultimi anni, didattica della lingua italiana nel corso di formazione primaria. Ho scritto numerosi testi scolastici, centinaia di articoli recensivi per quotidiani o riviste specializzate, nonché saggi su argomenti specificamente letterari o di varia umanità. Come poeta ho all’attivo numerose pubblicazioni poetiche. Largamente gratificato dalla critica, sia essa accademica o ‘militante’ ho vinto numerosi premi letterari, tra cui il Premio Ischia, il Premio Penisola Sorrentina, il secondo Premio Porto Sant’Elpidio, il Premio Histonium, il Premio Casa Hirta, il Premio Renato Serra (fuori concorso), il secondo Premio Targa d’Oro Mergellina; sono stato finalista, con Dino Buzzati e Bartolo Cattafi, al Premio Carducci (1964). Ho sempre amato ripetere la bella sentenza di Giovanni Pascoli: V’è al mando un superfluo che è più necessario del necessario: la poesia. Anche per me l’operazione poetica non è stata uno spasso domenicale, ma l’adesione ad una premura interiore determinata come un destino. Allo stato attuale vivo a Minturno, città del sud pontino, circondato dall’affetto protettivo di mia moglie Mimma e dei miei figli Fiammetta, Pierpaolo e Chiara. Una non lieve forma di cardiopatia mi ha costretto ad abbandonare l’insegnamento universitario, ma non mi ha tolto il gusto della poesia e la capacità di fissarla sulla pagina”.

Il suo cuore matto lo ha condizionato, costringendolo a rinunziare al viaggio Scauri – Napoli. E lo porterà alla morte, ora riposa nella sua terra natia, Cascano. Mio figlio secondogenito Giuliano Flavio lo ha avuto come docente all’ultimo anno delle scuole superiori e ricorda che quando il loro professore entrava in classe e si accingeva a spiegare tutti loro lasciavano i banchi liceali e idealmente si sentivano studenti universitari rapiti dalle sue parole. E poi all’università lo ha riavuto come suo docente per due esami. Il mio primo figlio Carlo Emanuele quando era titolare dell’Accademia della Stampa lo aveva come cliente, entrava anche per una semplice fotocopia, con il suo impeccabile cappello da signore d’altri tempi, si sedeva e incantava con il suo parlare. Quando facemmo una manifestazione per la città di Minturno con un corteo sino al Comune chiedemmo a lui di parlare a nome di tutti noi. Salì sulla scalinata del Castello Baronale e parlò come un oratore nell’Agorà della nobile Atene. Renato ti voglio bene, manchi tremendamente a tutti noi. I tuoi figli, i tuoi nipoti, nuora e generi, a partire da Renato Filippelli junior (di cui il nonno materno è innamorato), ti stanno facendo onore. Buon sangue non mente.