L’Ecclesiaste recita: “C’è un tempo per distruggere e un tempo per costruire”, ora il PD di Minturno punta sulla forza delle positività. Si è svolto nella mattinata di domenica 13 marzo il Congresso del Partito Democratico di Minturno con l’elezione del nuovo Segretario Lorenzo Corea, la vicesegretaria Roberta Pulvirenti, il segretario organizzativo Vanni Cerimoniale affiancato da Corrado Errante, Tesoriere Elena Felline affiancata da Franco Paliotta, Cultura e direzione del giornale on line che si intende creare a breve Paolina Di Biasio, scuola e formazione Antonio Gagliardi, ed il Presidente Franco Esposito. La riunione è stata presieduta da Antonio Signore, presidente della commissione congressuale. È stata nominata la segreteria ed il direttivo composto da Aloia Chiara, Camerota Claudio, Contadini Aristide, Contenti Elio, Corrente Mattia, D’Acunto Adele, Gallucci Lucia, Improta Mauro, Mauro Olga, Monti Antonio, Monti Rossella, Oliva Sara, Pimpinella Adelfina, Pimpinella Nicola, Uttaro Pietro, Zonfrillo Eduardo. Riportiamo integralmente il discorso tenuto dal neo segretario, laurea magistrale in ingegneria ambientale all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, 24 anni, celibe fidanzato da sette anni, lavora in uno studio formiano del settore.
“Buongiorno a tutti e grazie per essere qui presenti al congresso del Partito Democratico di Minturno. Volevo ringraziare tutti per la fiducia che mi avete manifestato.
Quello che stiamo celebrando è un momento di condivisione importante per la nostra comunità, che nasce dalla volontà di essere uniti nel rinnovamento, di scegliere il nuovo nella tradizione.
Animati sempre dalla consapevolezza del passato, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Ci tengo a ringraziare Franco, che ha condotto egregiamente il partito in questi 10 anni e tutti coloro che hanno partecipato all’ultima competizione elettorale. Un grazie ad Antonio Signore che ha presieduto l’ufficio presidenza coadiuvato da Mattia Corrente e Paolo D’Acunto e grazie ai consiglieri regionali e al segretario provinciale che mi ha fatto pervenire i suoi auguri di buon lavoro.
Permettetemi di rivolgere il mio pensiero a tutte le persone che stanno soffrendo e lottando per la guerra. A causa di questa, donne e bambini scappano dal proprio Paese alla ricerca di una speranza. Una speranza, che anche noi qui a Minturno stiamo provando a dare, attraverso gesti di solidarietà e di accoglienza. Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, due dei nostri padri fondatori, da un carcere remoto su di un’isola, nel pieno della guerra, quando le promesse di un’Europa unita sembravano perdute, ci lasciarono queste parole piene di speranza, e da queste vorrei partire:
“È giunto il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, e tenersi pronti, pronti al nuovo mondo che sopraggiunge, così diverso da tutto quello che si era immaginato”
da qui possiamo gettare le basi per ripartire, riprendendo quelli che per noi sono valori fondanti della politica: la vera militanza, la lotta politica, il rispetto, l’etica e la morale.
In questo senso chiedo una condivisione di una prospettiva. Per la città che abbiamo cominciato ad immaginare dai banchi di scuola, dove studiamo, lavoriamo, ci impegniamo. Dove vogliamo rimanere. Per la città a cui vorremmo donare una classe dirigente in grado di saperla governare.
Questo è stato il senso dell’impegno di questi anni nel partito e nel movimento giovanile, nei luoghi della partecipazione dove ci siamo formati, dove abbiamo studiato e conosciuto il territorio.
Lo facciamo con l’orgoglio di militare nel Partito Democratico, mettendo al centro il tema dell’altro, la cura delle persone, l’abbattimento delle fratture, la sicurezza sociale e culturale. Un partito aperto e futurista che liberi energie e tempi di vita di chi lo abita. Ma soprattutto un partito della prossimità, dai bambini agli anziani. Ringrazio le decine di donne e uomini che hanno scelto con noi di provare a non fermare questo vento e che ci stanno dando una mano. Abbiamo bisogno di esperienze collettive, con la chiarezza di un linguaggio che parli a tutti. Dobbiamo guardare al futuro investendo sui giovani, sulle loro idee e sulle loro energie, coinvolgendo le nuove generazioni nel processo di trasformazione della società, elaborando una proposta politica nuova, credibile e attuabile. Un partito politico appunto, non un comitato elettorale. Un partito che non solo parli al popolo, ma in esso sia immerso, fino a creare quella sorta di immedesimazione, quella corrente di fiducia che conduce le masse a essere elemento potente, ma ordinato della vita dello Stato. Dobbiamo impegnarci a riconoscere, valorizzare ed immettere nelle istituzioni ciò che di vivo emerge dalla società civile. La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto. Il nostro partito deve essere pronto a rispondere alle esigenze che provengono dai cittadini e dalle forze sociali. Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Il cittadino deve fare affidamento alla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee, e insieme, la propria appartenenza alla Repubblica. Anche sul piano etico e culturale è necessario sollecitare questa passione, che in tanti modi si esprime nella nostra comunità. Il nostro dovere è oggi dunque estremamente complesso e difficile. Perché siamo davvero a una svolta della storia e sappiamo che le cose sono irreversibilmente cambiate. La politica si è rivelata però sempre più incapace di comprendere questi fenomeni e di orientarli verso equilibri di più avanzata e inclusiva socialità. Bisogna che ci confrontiamo sempre più con la visione umana della politica e del governo, con la capacità di ascoltare e comprendere la realtà che cambia. Discutiamo già da tempo sulla questione dell’apertura di tavoli tematici, che ritengo necessaria, in particolar modo quello relativo alle opportunità del PNRR. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si è parlato di una vera e propria ricostruzione della nostra vita economica, senza renderci conto che, malgrado la migliore buona volontà di tutti, moltissimi sacrifici oggi dovranno essere supportati da noi, per cui resta la scelta tra una accettazione passiva o uno slancio umano che accolga l’impegno, nell’attesa, fiduciosa e operante, di un’umanità migliore e più felice. Vediamo come l’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Tempestività che va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi, che consente puntualità di scelte.
Noi dobbiamo fare anche uno sforzo creativo e di fantasia per ridefinire il profilo di un partito contemporaneo. Io vedo nella società tanta sinistra reale. La vedo nelle relazioni e nelle iniziative di solidarietà che si costruiscono nei luoghi più complicati. Questo stesso approccio lo si riscontra anche quando si affrontano temi difficili, delicati, come quello delle migrazioni. Pensiamo anche al nuovo femminismo che è cresciuto nella società, o alle battaglie di tanti lavoratori contro le delocalizzazioni e le chiusure delle fabbriche, che hanno portato, attraverso il conflitto sociale, a dei risultati significativi. Il riformismo c’è nel Paese, si sta manifestando in forme nuove e contemporanee, anche attorno a battaglie storiche. L’idea che tutto questo fatichi a trovare una rappresentanza politica, è oggettivamente un tema. Se c’è una difficoltà a interpretare una voglia di partecipazione che c’è nelle generazioni più giovani, è anche perché negli strumenti organizzativi, nel lessico, abbiamo ancora gli occhi rivolti al passato. Attraverso nuove regole possiamo favorire una nuova stagione di partecipazione. Noi, ma anche Noi appunto, saremo giudicati sulla base della nostra capacità di interpretare fenomeni e di prendere su di essi una posizione appropriata. Non è in gioco solo il giusto assetto del nostro partito, ma veramente la ricchezza e la qualità della vita del nostro Paese. Fare politica significa promuovere una nuova condizione umana. E chi può non accorgersi che qui c’è la radice di una adesione sincera, di una condivisione dei valori della giustizia e dell’eguaglianza, del valore della solidarietà. Accertare la nostra disponibilità per l’attuazione del progetto amministrativo a Minturno e il suo modo di esplicarsi più efficace e costruttivo, significa prendere coscienza della profonda ragione d’essere del partito, della sua funzione nella vita comunale, delle sue mete nello sviluppo democratico del Paese. Vedete, io ritengo che la politica non sia il regno assoluto, bensì il regno dell’imperfezione, del rinnovamento.
Qualcuno qualche tempo fa ha scritto che “Essere sobri è attuare ciò che è possibile, non reclamare l’impossibile”, ed è proprio questo che deve animare la nostra azione: la sobrietà. Un po’ come ci suggerisce questo momento di condivisione, che nasce da una soluzione unitaria, da un patto per stare insieme. Oggi noi siamo la manifestazione di quella unità superiore alla parte, di quella unità che prevale sul conflitto. È il punto focale della nostra epoca, in cui spesso siamo così poco capaci di trovare terreni comuni d’azione. Mi piacerebbe allora lasciarvi con una frase dell’Ecclesiaste, che recita: “c’è un tempo per distruggere e un tempo per costruire” e quello che stiamo vivendo oggi è il tempo di costruire. Grazie”