L’esponente del Partito Democratico Mattero Marcaccio, capo gruppo consiliare a Minturno e parimenti presidente della Commissione Cultura, interviene sul tema dell’attenzione alla cultura in tutte le sue sfaccettature. Osserva: “Purtroppo abbiamo il vezzo orribile, in questo Paese, di considerare il comparto Scuola – Biblioteche – Università come una Cenerentola. Compriamo F15 che non useremo mai e ci disinteressiamo, invece, dell’istruzione, che è un problema capitale. Anche per il Cinema e il Teatro, il problema è enorme. Il Teatro è insostituibile perché è un unicum. Più che una bacchetta magica ci vorrebbe buon senso, ma soprattutto senso dello Stato”. Matteo Marcaccio fa presente che occorre ripartire dalla forza della cultura, in tutta Europa, e fa sue le considerazioni pubblicate su un sito di alto prestigio quale è quello dell’Enciclopedia Treccani dove si evidenzia che “In questo periodo di pandemia, in cui ognuno di noi ha anche rinunciato ad alcune libertà individuali, assistiamo al manifestarsi di una fragilità della cultura”. Anche durante l’ultima guerra mondiale è successa la stessa cosa, per cause diverse ma non meno gravi. Una volta c’erano i medici di famiglia che avevano una potenza diagnostica derivante dall’infinita esperienza. Tutto questo non c’è più, sostituito dal continuo ricorso alle diagnosi strumentali.
La scienza è un’altra cosa. La medicina arranca, ed è anche umano che sia così. Un medico deve guardare l’interno non potendo che guardare l’esterno, quello che Immanuel Kant ‒ in filosofia ‒ definiva come la “cosa in sé”: si vedono solo i fenomeni poiché la cosa in sé non si vede mai. Si tenta di vedere l’invisibile che è racchiuso dentro il corpo umano: un lavoro straordinariamente difficile, essenzialmente diagnostico. Dopo di che non parlerei di fallimento ma di una sfida inedita davanti alla quale si è trovata una disciplina che non ha mai potuto conseguire l’oggettività. La fruizione della cultura avviene con modalità diverse, piattaforme, lezioni a distanza, solo per fare qualche esempio. Un limite o uno strumento in più? Si fa tantissima retorica su questo; anche i cosiddetti pensatori che si alternano in TV magnificano il valore della didattica a distanza, una cosa che non serve a nulla se non a riempire il tempo. Discorso diverso per i Musei: una fruizione di immagini, repertori, materiale illustrativo a distanza si può realizzare. Per teatro e cinema è impossibile. La cultura è un bene comune che appartiene a tutti, non solo all’Italia. Per questo Massimo Bray, direttore della Treccani, ha proposto la costituzione di un Fondo Europeo che sostenga e rilanci la cultura. Un’idea ottima, non solo per questa fase ma soprattutto come rilancio del patrimonio culturale. Il portale Treccani.it sta registrando in queste settimane un numero altissimo di visite. È una fonte autorevole. Se le persone si limitassero solo all’informazione che viene da TV e giornali sicuramente ne ricaverebbero informazioni inesatte, imprecise, parziali. D’altra parte, sappiamo che si può accedere a tutte le opere dell’Enciclopedia, anche le più remote nel tempo, grazie alla mediazione informatica. È un baluardo dell’informazione scientifica del nostro Paese. Louise- Noëlle Malclès, forse la più grande bibliografa francese, diceva sempre che ‒ prima di qualsiasi altra fonte ‒ si documentava sull’Enciclopedia Italiana. Sono tante le figure del mondo della cultura in difficoltà a causa della pandemia. Sono realtà molto diverse: ci sono gli attori, i cantanti lirici, il cinema, il teatro. C’è, tuttavia, tutto un settore, cioè scuola, biblioteche, università, per il quale il rimedio c’è. Perché i nostri ragazzi non possono tornare a scuola hic et nunc? Perché i nostri istituti pagano i danni delle riforme degli ultimi anni, soprattutto della Riforma Gelmini, che ha allargato il numero di studenti per classe rendendo difficile l’insegnamento. Bisogna abbandonare la formula delle classi pollaio e arrivare a classi più piccole e a una didattica migliore. Bisognerebbe quindi invertire una tendenza nel bilancio dello Stato, investire nell’edilizia scolastica, non solo nell’assunzione di nuovi docenti. Queste sono realtà in cui si può portare rimedio, volendolo. Questo deve essere l’impegno di domani, post covid-19.