Aniello Fortunato è il Calcio Scauri. Un burbero buono e dal cuore grande. Attualmente è vedovo ma la sua vita è arricchita da due figli (un maschio e una femmina) e da tre nipoti. È stato per un trentennio dipendente comunale e da oltre un decennio segue lo sport scaurese. Tutto ebbe inizio quando era presidente Giovanni Zottola ed era in corso la fusione tra le realtà di Minturno, Marina e Scauri. E Aniello si adoperava con zelo presso lo storico Campo Sportivo Caracciolo Carafa. Poi il progetto unitario sfumò e lui tornò con il presidente Giovanni Leggiero a curare l’impianto di calcio del Pirae sul Lungomare Nazario Sauro, certamente più modesto e grezzo rispetto a quello traettese ma dove si gioca mentre la brezza marina ti accarezza i capelli e ti porta sul campo di calcio il sapore di salsedine.
Aniello è stato colpito piccolissimo dalla poliomielite e da allora deve convivere con una difficoltà di deambulazione eppure dimostra una grande forza di carattere e si è sempre rifiutato di arrendersi al deficit fisico. Percorre il campo sportivo avanti e indietro, non demorde mai. Senza mai farsi prendere dallo sconforto ridisegna continuamente le linee del campo e predispone tutto il necessario per i giocatori della prima squadra che militano in seconda categoria, per i giovanissimi, gli esordienti, i pulcini e i primi calci. È “geloso” dei palloni, del corredo da gioco e di ogni cosa che gli viene affidata dalla società. Il presidente Luigi Forte e il direttore sportivo Michele Treglia hanno piena fiducia in lui e gli lasciano la giusta autonomia comportamentale. Ma va detto che il meglio di se Aniello lo riserva nel rapporto con i giocatori, individuale a cominciare dai bambini dei primi calci, più piccoli degli stessi pulcini. Ogni bambino vede in lui il gigante buono che lo assiste e lo aiuta. Stoppa le loro marachelle, controlla con accortezza se quando stanno per andare via vi è un familiare ad attenderli, interviene quando cadono e si lamentano. E anche i “grandi” lo rispettano da parte loro. È in definitiva il custode “chioccia”, l’assistente al campo che nei momenti cruciali risolve tutto con la sua prodigiosa macchinetta del caffè o una bottiglietta d’acqua minerale. Sinceramente se non ci fosse lo si dovrebbe inventare.