Il maltempo e il problema dei pini e della loro messa a dimora. A Scauri sfiorata la tragedia. Riflessioni – Scauri lo scorso 25 novembre ha registrato la caduta di un pino, l’ennesimo nel territorio. Dove è l’ambiente che incanta e che ognuno di noi può considerare “amico”? Nel nostro incomparabile Golfo la natura amica può improvvisamente trasformarsi in nostra acerrima nemica, quando scattano le avverse condizioni atmosferiche. E si paga puntualmente il fatto che negli altri mesi dell’anno non si sia fatta la dovuta manutenzione. Ogni anno leggiamo di alberi sradicati in occasione di maltempo. Perché molti alberi sono così deboli? Molto dipende dalle condizioni della loro messa a dimora.
Settanta – ottanta anni fa, si usavano criteri di impianto diversi. Nel tempo si sono create situazioni di rischio perché gli alberi spesso sono cresciuti su substrati e volumi di terreno non idonei. Anche piante in apparenza sane non sono esenti da rischi. Il caso dei pini, che in media hanno un ciclo di vita fra gli 80 e i 120 anni in condizioni ottimali, le interferenze sul loro apparato radicale dagli interventi dell’uomo si sono rivelate pericolose. Micidiali le sollecitazioni dovute alla creazione di sottoservizi come fibra ottica, metanodotti, linee elettriche, o al deposito di materiale inerte per lavori urbanistici che sono andati a intaccare la pianta. Il pino, fra l’altro, ha un apparato radicale inadeguato alle città moderne, perché solleva l’asfalto e il taglio delle radici, quando è possibile farlo, deve seguire determinati criteri, altrimenti la pianta muore e crea pericoli. Questi criteri in passato sono stati del tutto ignorati. Prendiamone atto. La foto utilizzata in copertina è stata scaricata da Gianluca Cardillo Piacentini e postata sul gruppo “scauresi scauresi”