Tra i vari sit-in tenutisi nella provincia pontina si è distinto l’evento organizzato a Sabaudia, poco distante dal palazzo municipale. Ha partecipato in rispettoso silenzio lo stesso sindaco Giada Gervasi. Tra gli organizzatori Franco Brugnola, un vero esperto nel campo che ha anche curato delle pubblicazioni esplicative della “Casa della Salute”. Preoccupato sul futuro della sanità pubblica ospedaliera ha spiegato cosa accadrà dal 1 gennaio 2020. Anche due medici che lavorano nel 118 e nell’emergenza di pronto soccorso hanno preso la parola esternando le loro ansie. Tutti hanno evidenziato che tra meno di novanta giorni i PPI – i punti di primo intervento – verranno chiusi e sostituiti con i PAP con delibera 849 del 12 settembre 2019 della Direzione Generale ASL Latina.
Cosa comporta questa scelta? Sarà come passare da un medico di prima linea a un medico ambulatoriale. Medici e infermieri specializzati in medica di emergenza/urgenza sostituiti con medici e infermieri appartenenti alla medicina territoriale. Non esisterà più chi potrà stabilizzare una persona in caso di infarto e dargli il tempo di arrivare al più vicino pronto soccorso o che potrà iniettare un farmaco in caso di shock anafilattico! Anche perché la fornitura dei medicinali non ne prevede alcuni e allora può accadere come ad Anagni dove nel luglio dello scorso anno una donna è morta per shock anafilattico mancando il farmaco per contrastarlo; era stato da poco chiuso il PPI e sostituito con il PAT. Giada Gervasi, primo cittadino di Sabaudia in carica dall’11 giugno 2017, è categorica: “Sicuramente faremo ricorso al TAR, a meno che il Direttore Generale dell’ASL di Latina non ritiri la sua delibera e la modifichi in modo significativo”.
Presenti con loro delegazioni i comitati di Cori, di Priverno, di Minturno. Gli organizzatori locali ricordano che lo slogan di Nicola Zingaretti per ironia della sorte è “vicino a te”. Quindi l’attenzione si sofferma sugli ospedali della capitale e su come vengono suddivisi i finanziamenti regionali, convinti che il risanamento del deficit regionale è la scusa per infliggere un colpo mortale alla sanità pubblica a favore di quella privata. Il Governatore del Lazio sino ad oggi ha favorito il Policlinico Gemelli, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Campus Biomedico. Nel 2015 ha dato al Policlinico Gemelli 336.265.700 milioni di euro, nel 2018 sono divenuti 405.404.415,49 milioni di euro. Di contro nel 2017 in deficit l’Ospedale San Camillo per 65 milioni, l’Ospedale San Giovanni per 36 milioni, Ospedale Umberto I per 22 milioni, Ospedale Sant’Andrea per 15 milioni, il Policlinico Tor Vergata per 3 milioni. Nel febbraio 2018 su 100 milioni stanziati per gli ospedali, 23 al Policlinico Gemelli per nuove edificazioni, i restanti 77 suddivisi fra ben 24 strutture, una media di 3 milioni per ciascuna di esse. I dati parlano da soli, non bisogna stupirsi poi dei risultati. Nel Golfo di Gaeta le tensioni sono evidenti, forti preoccupazioni per i PPIT di Mons. Luigi Di Liegro di Gaeta e degli Eroi di Minturno, per il Pronto Soccorso del Dono Svizzero di Formia e per l’Emodinamica attualmente a orario ridotto. Di rigore il detto: “Speriamo che io me la cavo”.