Non è proprio possibile vivere senza celebrare il Signore, perché rinunciarci sarebbe come tagliare le radici a una pianta, seccare una sorgente che alimenta un popolo. Questa consapevolezza animò davanti al persecutore i 49 santi martiri, tra cui 19 donne, di Abitinia, città dell’Africa Proconsolare. In quegli anni – la vicenda si colloca tra la fine del III secolo e l’inizio del IV – l’imperatore Diocleziano aveva scatenato una dura repressione contro i cristiani obbligando il clero a consegnare i libri sacri e vietando le riunioni. Ma il gruppo di Abitinia, guidato dal sacerdote Saturnino, aveva sfidato il divieto, riunendosi di nascosto per l’Eucaristia. Scoperti, furono arrestati e poi inviati a Cartagine dal proconsole Anulino, davanti al quale, durante gli interrogatori, tutti dichiararono di non poter rinunciare alla celebrazione domenicale. Per questo essi vennero incarcerati e martirizzati: alcuni furono giustiziati, altri, forse, morirono di fame e per le torture della prigionia. Questi tempi difficili vedono i governi nazionali decidere come i credenti debbono vivere la loro fede. Un giorno, certamente, la Corte Costituzionale si esprimerà e quasi certamente stabilirà che i decreti attuali sono anticostituzionali ma nel frattempo nessuno ci potrà ridare ciò che oggi ci è stato tolto. In Chiesa è vietato accedere, nei Supermercati invece si può. E ora per i funerali sarà consentito 15 persone presenti. Una famiglia in cui muore il fratello di quattro sorelle e padre di tre figli e nonno di quattro nipoti chi vanno esclusi? La vedova? I cognati? I nipoti che piangono il nonno? I tanti nipoti che piangono lo zio…. Un presidente del consiglio che ammonisce anche su quanti e come si debba riunire una famiglia. È in grado di comprendere quanto sia forte il legame che unisce un nonno ai suoi nipoti? Il mese di aprile è stato denso di ricorrenze religiose che hanno coinvolto tutte le religioni monoteiste: la Pasqua Ebraica, la Pasqua Cristiana (Cattolici, Ortodossi ed Evangelici), il Ramadan islamico. Quanto dolore per tutti i credenti non potersi riunire. Don Antonio Cairo, parroco della Chiesa di Santa Albina V.M. in Minturno e direttore della Commissione Diocesana per l’ecumenismo, il Dialogo Interreligioso e i Nuovi Culti, sta lottando con ogni mezzo informatico per essere vicino ai suoi parrocchiani e perché non si spezzi il legame che unisce il sacerdote a tutti coloro che compongono la sua comunità parrocchiale. Ora ci ha regalato una bellissima riflessione sull’importanza della liturgia e della celebrazione eucaristica domenicale:
“Carissimi, non dimentichiamo che la Liturgia è fonte e culmine della vita della Chiesa, nella celebrazione eucaristica la parrocchia riscopre se stessa come antidoto contro la dispersione e come strumento di Salvezza sul territorio. La Convocazione Domenicale è sorgente della pastorale, venendo meno la quale, la Chiesa si assimilerebbe pian piano ad una organizzazione umanitaria con tutte le sue caratteristiche buone, ma senza uno stretto riferimento al Mistero dal quale ha origine. I martiri di Abitene gridavano a chi impediva loro di radunarsi nel giorno del Risorto: “Sine dominico non possumus”, “Senza la domenica non possiamo vivere”. Ciò che ci fa essere Chiesa non è la buona volontà di stare insieme, ma una convocazione di Dio che, ogni otto giorni, il primo dopo il sabato, ci chiama a stare insieme. Ci potrebbe essere un ulteriore contagio? Prendiamo i dovuti provvedimenti, rimbocchiamoci le maniche per dare una mano a pulire le chiese, rispettiamo le indicazioni che ci verranno date e potremo celebrare con la Solennità che si deve al Mistero. L’epifania del Mistero di Dio, che chiede una convocazione soprannaturale che avviene in ogni celebrazione non è soggetta ad alcuna autorità umana, e quindi non può essere impedita. Certamente dobbiamo dare a Cesare ciò che è di Cesare, ma al contempo dobbiamo dare a Dio ciò che è di Dio. La vita soprannaturale è superiore a quella naturale e quest’ultima trova la sua sorgente nella prima. Buonissima giornata”.