Aurelio Carlino, autentico ricercatore di storia patria innamorato della sua dolce Tremensuoli – Aurelio Carlino è innamorato delle due località alle quali è intimamente legato: Pignataro Interamna e Tremensuoli. Lo storico Salvatore Cardillo commenta l’ultima opera di Aurelio Carlino in cui si evidenziano i forti legami tra il borgo “triminzurese” e la costa posta sotto il piccolo altopiano che da sempre veglia sul golfo scaurese. Proprio in virtù di queste consuete sintonie, come ricorda Annibale Folchi in “Littoria. Storia di una provincia” (1992), nel 1947 le frazioni minturnesi di Scauri e Tremensuoli si associarono, cercando di divenire comune a sé stante. La nuova amministrazione avrebbe dovuto denominarsi “Scauri del Golfo”. La richiesta fu accolta dalla Deputazione Provinciale ma respinta dal Consiglio Comunale di Minturno.

Una nuova richiesta, rigettata, venne presentata ancora nel 1949. I legami socio-economici tra i due territori erano fortissimi: Scauri aveva, prima della costruzione della Chiesa dell’Immacolata negli anni trenta del ventesimo secolo, nella parrocchia tremensuolese di San Nicandro il proprio punto di riferimento e molto spesso chi possedeva un terreno a Tremensuoli aveva anche un’imbarcazione ancorata presso il litorale scaurese. Un’economia ancora legata al territorio e alle proprie forze e capacità, in cui si era contemporaneamente agricoltore e pescatore, come avveniva – del resto – ancora a Ponza sino a pochi decenni fa.

Cardillo annota: “Così era anche per mio nonno che, oltre a coltivare i propri terreni, era proprietario di una barchetta.” Il saggio di Carlino ha il merito di segnalare anche piccoli monumenti romani, quasi del tutto dimenticati, presenti sul territorio. Ricordiamo, ad esempio, “La Grotta”, forse ultimo disperato luogo di rifugio dei Saraceni debellati nel 915, e la cisterna romana adiacente, citata e censita anche nell’importante volume, a cura del professore Filippo Coarelli, Minturnae (1989) a pag. 87. Opere che andrebbero sicuramente rivalutate e studiate in maniera più accorta. Non privi di struggimento sono i capitoli che riguardano l’aratura, la mietitura, la trebbiatura, con i ricordi che volano verso nonna “Rosina” che a Tremensuoli lavorava i propri terreni presso la località detta “La Pirinella” oppure prestava servizio a mezzadria per altri.

La mia anima “triminzurese” si impregna poi dei ricordi dei nomi delle località che i miei familiari citavano quotidianamente: Festarola, San Martino, “gliù Vesco”, “gliù Remeglio” e soprattutto “La Rinaccia” (forse dal latino Arena, terra arida, o da “vinaccia”, sito dedicato alla vendemmia) che era il luogo dove i miei avi sono nati e vissuti e del quale ho – oramai – un ricordo vago e lontano. 

Dovrei tornare, qualche volta, alla Rinaccia! Almeno per ravvivare le memorie dell’infanzia sopite e confinate per troppo tempo.

Nel volume c’è ancora molto altro e un plauso convinto va allo studioso Aurelio Carlino, per il costante impegno profuso, affinché la storia e la memoria dell’antico Casale di Tremensuoli non vengano mai meno e cosicché le testimonianze e i ricordi non vengano sopraffatti dalla dispersiva “modernità”. Nelle pagine  si evidenziano i forti legami tra il borgo “triminzurese”, come avrebbe detto mia nonna!, e la costa posta sotto il piccolo altopiano che da sempre veglia sul golfo scaurese.

Lo storico Salvatore Cardillo evidenzia anche io volume a cura del professore Filippo Coarelli, Minturnae (1989) a pag. 87. Opere che andrebbero sicuramente rivalutate e studiate in maniera più accorta. Non privi di struggimento sono i capitoli che riguardano l’aratura, la mietitura, la trebbiatura, con i ricordi che volano verso nonna “Rosina” che a Tremensuoli lavorava i propri terreni presso la località detta “La Pirinella” oppure prestava servizio a mezzadria per altri. La mia anima “triminzurese” si impregna poi dei ricordi dei nomi delle località che i miei familiari citavano quotidianamente: Festarola, San Martino, “gliù Vesco”, “gliù Remeglio” e soprattutto “La Rinaccia” (forse dal latino Arena, terra arida, o da “vinaccia”, sito dedicato alla vendemmia) che era il luogo dove i miei avi sono nati e vissuti e del quale ho – oramai – un ricordo vago e lontano. Dovrei tornare, qualche volta, alla Rinaccia! Almeno per ravvivare le memorie dell’infanzia sopite e confinate per troppo tempo. Nel volume c’è ancora molto altro e un plauso convinto va allo studioso Aurelio Carlino, per il costante impegno profuso, affinché la storia e la memoria dell’antico Casale di Tremensuoli non vengano mai meno e cosicché le testimonianze e i ricordi non vengano sopraffatti dalla dispersiva “modernità”.