Come giornalista di cultura cattolica mi sono commosso nel leggere quanto Gerardo Stefanelli, sindaco in carica del Comune di Minturno, ha scritto in merito a suo fratello e alle ultime peripezie giudiziarie che interessano quest’ultimo.
Le risposte sono tutte nei Vangeli, Gesù disse “chi è senza peccato scagli la prima pietra” e rimase solo con l’adultera che fu rusparmiata dalla lapidazione.
Vi sono peggiori lapidazioni, quelle morali, le battute dette alle spalle che si amplificano in campagna elettorale.
Ed ecco che si impone l’articolo 27 della Costituzione Repubblicana Italiana che recita con decisione che le responsabilità sono personali.
Facciamo la campagna elettorale sui temi che interessano la comunità e lasciamo che ognuno viva i suoi dolori e le sue ansie nel privato della propria esistenza.
Caino rispose a Dio: “Sono forse io custode di mio fratello?”
Gerardo Stefanelli dichiara pubblicamente: “Si io sono custode di mio fratello”.
Chi segue il dettato evangelico e il magistero di Nostro Signore Gesù Cristo Figlio di Dio?
A Voi la risposta.
Il primo cittadino dichiara: “Non lo lascerò solo, neanche ora.
È mio fratello e sempre lo sarà, nel bene e nel male, chiamati già da piccolissimi a farci forza l’un l’altro dopo la morte di nostra madre.
Qui avevamo 4 e 2 anni, già Lei non c’era più, ma io c’ero per lui e lui c’era per me, aggrappati alla fanciullezza che il triste destino ci avrebbe altrimenti strappato.
E, invece, quella fanciullezza noi ce la portiamo ancora dentro, capaci di sognare quando tutto sembrerebbe finito, capaci di tirare fuori la luce anche nei momenti più bui.
Da anni, ormai, cerco di essere la sua forza quando non ne ha abbastanza, contro un mostro, la dipendenza, che anche quando sembra domato gli ripresenta il conto.
E quella forza, finalmente, era diventata sua, dopo un lungo percorso di riabilitazione personale, sociale e professionale, con il quale aveva riconquistato la propria serena normalità ormai da quasi due anni, ripartendo dal basso, riappianando contrasti familiari e ritornando nel mondo del lavoro.
Tante persone in questi anni, pensando di consigliarmi per il giusto, mi hanno detto: “perché non lo allontani? Lascialo al suo destino. Se continua così, finirà per danneggiare anche te”.
Se fossi stato un uomo cinico, molto probabilmente avrei ascoltato quei consigli.
Invece sono un uomo di cuore, che crede profondamente nei principi cristiani di solidarietà, e soprattutto sono suo fratello e i fratelli non si lasciano mai soli.
Chi ha vissuto o vive una situazione così, so che può capirmi bene.
Si vive con un continuo senso di colpa.
Quello che continuamente mi sono chiesto è: “Cosa posso fare per aiutarlo? Perché non ci riesco? Sono un buon fratello?”.
Negli anni ho lottato con lui la sua personale battaglia, fianco a fianco, nonostante la sua debolezza lo abbia portato a commettere errori ingiustificabili.
Le dipendenze hanno distrutto tante famiglie, economicamente e socialmente, e continuano a farlo.
Per questo gli insegnamenti di questa battaglia li ho portati dentro anche durante la mia amministrazione, volendo con forza l’istituzione dello Sportello contro le Dipendenze
Come ogni mattina ho aperto Il Vangelo del giorno che oggi recita:
«Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».
Da queste parole troveremo le forze per affrontare quest’altro duro cammino”.