“Fra’ Diavolo-Vita ed imprese del Colonnello Michele Pezza” è un’opera di Alfredo Saccoccio, per le Edizioni Ali Ribelli, che ripercorre le vicende del colonnello borbonico e duca di Cassano allo Ionio Michele Pezza, anima e fiamma della resistenza opposta dalle popolazioni meridionali alle invasioni francesi, difensore del suolo patrio e delle patrie istituzioni. Per la prima volta, una vera e propria “chicca”, è il manifesto della sentenza di morte del guerrigliero itrano.
Molti critici hanno ritenuto il ponderoso libro il lavoro “maximo” dello storico aurunco, il cui sforzo è stato sorretto da scrupolosa ricerca della verità, dalla caparbia ricerca in biblioteche e in Archivi di Stato di tutta Europa di fonti mai tirate in ballo finora, da riferimenti al composito mondo dell’arte che contornano il personaggio di aloni che ne hanno trasfigurato nella positività la figura, o che hanno cercato di menomarne l’immagine con sommari giudizi negativi e con mistificazioni che hanno condannato il Pezza alla “damnatio memoriae”..
Quella narrata dal Saccoccio è una storia mai raccontata e che valeva la pena scoprire. Il volume rende finalmente onore, non solo a Michele Pezza, ma al senso stesso della ricerca storica. Il libro resta il testo più completo, avvincente e, soprattutto, veritiero prodotto fino ad oggi sulla figura di “Fra’ Diavolo”. Grazie ad Alfredo Saccoccio, oggi la nostra storia ha “un bandito in meno e un eroe in più”.
A contornare la meravigliosa opera concorre un corredo fotografico che l’autore può, a buon motivo, millantare come il non plus ultra della documentazione sulla tanto vilipesa e calunniata figura presa in esame.
Pochi personaggi hanno fatto breccia nell’immaginario collettivo come “Fra’ Diavolo”, un fuorilegge-gentiluomo prima, poi colonnello e duca di Cassano allo Ionio, la cui leggenda si è, via via, trasformata in mito, che permane nell’idemtità locale. Un incredibile protagonista, che ha infiammato, come forse nessun altro, la curiosità e l’interesse popolare; un personaggio che suscitò un fascino irresistibile su storici, romamzieri, poeti, commediografi, musicisti, registi, che gli hanno consacrato innumerevoli opere ed articoli, inscrivendo il patriota aurunco nella corrente delle resistenze nazionali allo spirito della Rivoluzione francese. Di lui si sono occupat, tra gli altri, scrittori come ictor-Marie Hugo, Alexandre Dumas padre, Charles-Emmanuel Nodier, Alphonse de Lamartine, Piero Bargellini, Massimo Grillandi, Ernesto Jallonghi, François Lenormant, che ne hanno fatto un personaggio di fama mondiale, un personaggio di rilievo, sia politico sia militare.
In quest’opera il Saccoccio rivaluta pienamente il temuto guerrigliero sostenendo che il Pezza era un indomito legittimista che incarnava lo spirito di resistenza popolare, brandendo uno stendardo crociato contro un’invasione straniera. Il ricercatore aurunco, grazie ad una ricca documentazione storica e bibliografica, reperita in vari archivi europei e nazionali, ha restituito al bandito d’onore i suoi lineamenti storici, sfrondando la sua immagine da costruzioni fantastiche e da deformazioni, ad opera dei rivoluzionari e dei proscritti e di autori parziali e passionali, quali Cuoco e Colletta, il quale non giudica mai con animo libero da interessi politici, sempre indulgente verso i vincitori e severo verso i vinti, legittimando la violenta usurpazione del regno di Napoli e le sue ruberie.
In ultima analisi, possiamo dire che Alfredo Saccoccio ha il merito di aver liberato il personaggio dalla truce aureola di violenze che lo circondavano e da tutte le odiosità accumulate su di lui dalle animosità partigiane e dalla leggenda.