Il maltempo e il problema dei pini e della loro messa a dimora – Dove è l’ambiente che incanta e che ognuno di noi può considerare “amico”? Nel nostro incomparabile Golfo la natura amica può improvvisamente trasformarsi in nostra acerrima nemica, quando scattano le avverse condizioni atmosferiche. E si paga puntualmente il fatto che negli altri mesi dell’anno non si sia fatta la dovuta manutenzione. Una volta esistevano gli stradini, e oggi? I fiumi, i rii, i canali che ci affascinano nella bella stagione e per i quali ci addoloriamo quando sono in secca possono diventare nostri nemici quando scatta il maltempo. Dieci anni or sono, nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre 2012, il Golfo di Gaeta fu colpito da un forte nubifragio. Seguirono alcune ore di panico durante le quali il Rio d’Itri, che interessa anche i territori di Formia e di Gaeta, straripò. Un’ondata di piena strappò l’ottantaduenne Concetta Gigliano, dalle braccia del marito, mentre tentavano insieme di allontanarsi. Fu ritrovata riversa in una vigna, a diverse centinaia di metri di distanza, senza vita. È l’emblema dei rischi ai quali sono soggetti uomini e donne.
Il maltempo e il problema dei pini e della loro messa a dimora – Non dimentichiamo che siamo stati capaci di intubare i corsi d’acqua, violentandoli e forzando le regole della natura. Non è lei ad essere matrigna, siamo noi a essere indegni di lei. Sovente leggiamo di alberi sradicati in occasione di maltempo. Perché molti alberi sono così deboli? Molto dipende dalle condizioni della loro messa a dimora. Settanta – ottanta anni fa, si usavano criteri di impianto diversi. Nel tempo si sono create situazioni di rischio perché gli alberi spesso sono cresciuti su substrati e volumi di terreno non idonei. Anche piante in apparenza sane non sono esenti da rischi. Il caso dei pini, che in media hanno un ciclo di vita fra gli 80 e i 120 anni in condizioni ottimali, le interferenze sul loro apparato radicale dagli interventi dell’uomo si sono rivelate pericolose. Micidiali le sollecitazioni dovute alla creazione di sottoservizi come fibra ottica, metanodotti, linee elettriche, o al deposito di materiale inerte per lavori urbanistici che sono andati a intaccare la pianta. Il pino, fra l’altro, ha un apparato radicale inadeguato alle città moderne, perché solleva l’asfalto e il taglio delle radici, quando è possibile farlo, deve seguire determinati criteri, altrimenti la pianta muore e crea pericoli. Questi criteri in passato sono stati del tutto ignorati. Prendiamone atto.