Golfo di Gaeta, Tumori in aumento – Abbiamo dedicato al chirurgo Gianni Baiano due pagine nel numero di giugno scorso con l’intenzione di concludere nel presente numero di agosto la nostra lunga intervista parlando della chirurgia oncologica durante il periodo pandemico da covid-19 e l’influenza che la stessa ha avuto sulle possibilità di cura.
Precisa il nostro interlocutore: “Sicuramente c’è stata una maggiore difficoltà dei pazienti a poter accedere agli esami diagnostici. Tale situazione è stata determinata in primis dalla paura dei malati di uscire di casa e di recarsi in ospedale. In secundis l’oggettiva difficoltà a trovare ospedali disponibili alla diagnostica nel momento in cui si è data la precedenza a fronteggiare la crisi pandemica in tutti i suoi aspetti. Ciò ha comportato l’impossibilità ad accertare in tempo utile una neoplasia, un tumore. Abbiamo avuto un 30 – 40% in meno di diagnostica, con ritardi anche di sei e persino di dodici mesi”.
Conseguenze quindi? Aggiunge il nostro intervistato: “Noi chirurghi ci stiamo trovando dinanzi a neoplasie di notevoli dimensioni e a metastasi avanzate. Tutto ciò comporta in maniera matematica a una maggiore difficoltà di cura e persino di operazione chirurgica e, in difficoltà, a una minore sopravvivenza”. Il chirurgo Gianni Baiano, un infaticabile gladiatore nel campo chirurgico, fa una considerazione tecnica: “il professore oncologo Umberto Veronesi spentosi a 91 anni nel 2016 affermava che di tumore si può anche guarire ed io concordo pienamente con l’illustre scienziato. Infatti se si interviene nella fase iniziale la sopravvivenza dei pazienti a cinque anni dall’intervento è superiore al 95% dei casi.
Quando si parla di tumore bisogna considerare che vi sono quattro stadi. Il 1° stadio quando è al di sotto dei 3 cm. Nel 2° stadio è più grande del primo ma senza linfonodi. Nel 3° stadio linfonodi metastatici e infine nel 4° stadio vi sono metastasi presenti”. Gianni Baiano con una punta di tristezza nella sua voce chiara e possente ribadisce: “Lo screening nella nostra regione Lazio si è ridotto negli ultimi tempi del 30% con conseguenti ridotte possibilità di intervenire sul nascere”.
Quali sono attualmente gli screening che si praticano nel territorio laziale? “la mammografia al seno con eco, il controllo della prostata con psa, il colon retto con l’eventuale presenza di sangue, l’utero con il dep. I controlli vanno fatti sulla popolazione apparentemente sana, in quest’ultimi 18 mesi tutte le patologie sono state trattate meno e peggio”. Una procedura che mi ha sempre affascinato è la chirurgia eroica, dottor Baiano me ne può parlare, lei è un chirurgo eroico? “Mi fa tornare con la memoria a venticinque anni or sono, quando parlammo di chirurgia eroica a Copenaghen. La chirurgia oncologica, è considerata chirurgia maggiore per la sua complessità, e ha come principale obiettivo l’asportazione del tumore in modo radicale. Da ciò deriva il concetto di R0, che significa nessun residuo macroscopico di neoplasia dopo l’intervento chirurgico. Che R0 sia determinante ai fini della guarigione o di una migliore sopravvivenza sono ormai evidenze scientifiche acclarate in tantissimi studi scientifici.
Ovviamente, soprattutto nei tumori con stadiazioni avanzate sin dal momento della loro diagnosi, quando è difficile ottenere al termine dell’intervento un R0, si procede a trattamenti neoadiuvanti, cioè preoperatori, sia chemioterapici che radioterapici (tumori del retto basso ad esempio) al fine della riduzione della massa tumorale. Così facendo è sicuramente più facile, successivamente, per il chirurgo la completa asportazione senza lasciare residui. In tal senso si comprende quanto siano importanti le campagne di screening in atto perché si concluda l’intervento con un rassicurante R0. Lo screening ovviamente, non è che serve a non farti venire il tumore, ma serve a fare la diagnosi precoce e preclinica del tumore e diagnosticarlo in una fase iniziale. Come potrebbe essere, per fare un esempio pratico, il caso di un polipo, si rimuove e ho evitato al lungo andare un intervento demolitivo.
La mission, se così vogliamo definirla è ottenere l’R0 per i tumori ormai estesi, perché se non si possono utilizzare le tecniche neoadiuvanti che dicevo prima, nel momento in cui si va ad operare si usa una sorta di compasso immaginario: la punta del compasso al centro del tumore, e facendo un cerchio togliere tutto quello che ne comprende. Ciò che è importante che vorrei che le persone capissero è l’importanza in termini di sopravvivenza del fattore R0”. Basta o serve una scelta oculata del chirurgo a cui affidarsi? “Ovviamente sta anche alla bravura del chirurgo a cui ci si affida. Personalmente ho girato parecchi ospedali: dalla Francia a Roma capitale, come assistente di Tersigni al San Camillo, ho partecipato a gruppi di studio europei molto importanti fino ad approdare alla bellezza di 66 anni alla Casa del Sole di Formia. Qui ho trovato come direttore sanitario Franco Accorinti, il quale all’inizio della mia carriera chirurgica mi affidò il mio primo intervento da solo: l’asportazione di un’appendice. Per stare al passo con le nuove tecniche un buon chirurgo non può stare fermo. Importante il confronto del chirurgo con gli altri specialisti coinvolti quali l’oncologo e il radioterapista”.
Un intervento che ha fatto scuola nel campo Chirurgico Oncologico
Gianni Baiano è consigliere dell’Ordine dei Medici e responsabile della formazione dei 62.000 medici residenti nella nostra regione. Inoltre è docente presso Licei per l’istruzione degli studenti che hanno scelto i nuovi corsi biomedici. Ritiene fondamentale il rapporto con lo staff chirurgico in sala operatoria e con il personale al reparto. Per lui fondamentale il concetto di squadra vincente. Un singolo intervento lo ha impegnato per ben otto ore in sala operatoria, si trattava di una cisti adenocarcinoma pancreas.
Ma ci tiene a precisare che un intervento non si misura dal tempo impiegato. A lui, chirurgo generale e toracico, unico a operare sui polmoni in provincia di Latina, chiediamo: si è mai trovato di fronte un tumore, per così dire, raro durante la sua carriera? Spiega: “Nella mia lunga carriera mi è capitato di operare un tumore della milza piuttosto raro: un leiomiosarcoma. Ho operato il secondo caso in tutto il mondo. La conferma che fosse un leiomiosarcoma è giunta da uno studio dei vetrini fatto in America. Questo mio caso, di cui feci una pubblicazione su una famosa rivista americana “Medical Journal of Oncology Surgery”, mi soffermai molto sull’esito del primo intervento al leiomiosarcoma fatto in Inghilterra in cui tolsero solo la milza. Il paziente ebbe una sopravvivenza di appena sei mesi, nel mio caso, pur non sapendo inizialmente cosa fosse, mi accorsi che il tumore della milza si era esteso a parte del diaframma e del surrene, quindi adottai la “tecnica del compasso”: gli tolsi la milza, un pezzo di diaframma e un pezzo di surrene. Il risultato? il mio paziente è sopravvissuto più di cinque anni, a fronte dei sei mesi del primo caso inglese”.