Quando il Re d’Inghilterra donò a Giovanni Caboto dieci sterline – “Senza il genio italiano la storia dell’umanità e, in particolar modo, della Gran Bretagna sarebbe stata diversa. Come non si sa ma certamente diversa. E tra gli italiani merita posizione di rilievo Giovanni Caboto. Se Cristoforo Colombo poté vantarsi di aver donato alla Spagna delle nuove terre, che lui comunque credeva fossero asiatiche (per vario tempo furono chiamate Indie Occidentali), il navigatore Caboto rese un prestigioso servizio all’Inghilterra. Furono, infatti, i suoi viaggi a dare impulso allo sviluppo del continente settentrionale americano. Cittadino veneziano e di scuola amalfitana, Caboto, nato a Gaeta nella prima metà del XV sec., si recò a Bristol nel 1477 assieme alla moglie e ai figli, tra cui Sebastiano (anche lui esploratore).
Forte dell’esperienza di navigazione tra l’Adriatico e il Delta del Nilo, intraprese per conto di Enrico VII d’Inghilterra tre viaggi con l’intento di attraversare l’Atlantico settentrionale. Fu nella seconda di queste spedizioni, partendo da Bristol, che Caboto raggiunse l’isola di Terranova nel 1497. Vero che attorno l’anno 1000 i vichinghi arrivarono, con Leif Eriksson, sulle coste del Nord America e si racconta pure che molti pescatori britannici gettassero le reti a pochi chilometri dall’odierna Boston molti decenni prima di Colombo ma fu il viaggio di Caboto che spinse gli europei a commerciare stabilmente con gli abitanti di questi territori. Immenso fu l’entusiasmo dei britannici che il Re decise di gratificare il maestro navigatore con dieci sterline (la sterlina ha origine proprio nella riforma monetaria voluta da Enrico VII nel 1489). Poi il sipario, degno del miglior giallo. Nel mezzo del suo personale trionfo, Giovanni Caboto scompare.
Durante la terza spedizione, tra il 1498 e il 1500, la figura di questo illustre personaggio svanisce, come rapito dai gorghi marini. Ucciso dall’equipaggio? Un naufragio? Una congiura contro di lui? Su mandato di chi? Mistero fitto. E su questo enigma lasciamo al lettore il compito di indagare con la curiosità dell’investigatore…o meglio, dell’esploratore.” Articolo di Pierluigi Larotonda