Un miglio ad alta incidentalità. Le “Associazione Comunità Lazio Meridionale e Isole Pontine” e “Associazione Incontri & Confronti” hanno emesso il seguente documento: “Esiste un tratto di strada a Gaeta dove si continua a morire senza che nessuno assuma provvedimenti volti alla sua sicurezza. Non ci pensa il Comune, forse perché lo considera periferico e di competenza altrui e, apparentemente, non ci pensa neanche l’Azienda Stradale del Lazio (ASTRAL), di cui non sono note iniziative pertinenti. A compulsare Comune ed ASTRAL non ci pensa l’Autorità Portuale, sempre prodiga a finanziare rotatorie, marciapiedi e alberature al centro città e non la messa in sicurezza di un tratto stradale che fronteggia i suoi piazzali e che è trafficato dalle merci del porto. Non ci pensa neanche il Consorzio Industriale, pronto a vagheggiare improbabili collegamenti ferroviari con il porto, ma distante dalle concrete contingenze quotidiane. Stiamo parlando del tratto di via lungomare Caboto compreso tra il bivio per Sant’Agostino e l’ex cava di pietre di Conca. Un tratto stradale lungo un miglio terrestre ad alta incidentalità e mortalità che, nel corso degli anni, ha fatto da sfondo a numerosi e dolorosi lutti. Tra questi quelli che maggiormente hanno scosso l’opinione pubblica si ricordano: l’investimento, avvenuto il 5 settembre di qualche decennio fa, di una moto da parte di un’autocisterna all’altezza della raffineria, che è costata la vita a due giovani di Formia. Una stele, posta nel luogo dell’incidente, ricorda l’immane tragedia; i ripetuti incidenti, avvenuti nel corso degli anni, in corrispondenza della curva che lambisce l’ex cava di pietre di Conca, che hanno visti protagonisti moto e veicoli, ricordati dalle targhe commemorative poste ai margini della strada; il tir uscito fuori dalla carreggiata il 3 gennaio 2018, all’altezza dello stabilimento ex Italcraft, che ha investito mortalmente un ignaro giovane a passeggio sul marciapiede con il suo cane; l’investimento, avvenuto il 22 dicembre 2019, di un pensionato travolto e ucciso da un’auto mentre camminava insieme al suo cane, all’altezza del campo sportivo di San Carlo; l’investimento di una signora, ex primario ospedaliero, il 27 novembre 2022 nei pressi di un ingresso nell’area portuale, nelle adiacenze del nuovo centro commerciale ivi esistente. L’enumerazione degli incidenti non vuole rappresentare una macabra conta, ma l’affermazione del persistere di una situazione di pericolo, che richiede risposte da parte di enti ed istituzioni. Anche perché le azioni che costoro hanno finora messo in campo sono di segno contraddittorio. Alcuni esempi. L’aver consentito l’apertura di un centro commerciale con le caratteristiche della grande distribuzione, ma con standard di parcheggi e di viabilità inferiori a quelli richiesti, non aiuta la sicurezza del traffico nella zona. L’abbandono della previsione del vigente PRG comunale, di un ingresso sfalsato per il sito portuale, è avvenuto senza variante e, apparentemente, senza valutare le condizioni di sicurezza di tutto l’asse litoraneo. La nuova rotonda d’ingresso al porto fluidifica il traffico, ma non accresce la sicurezza dei pedoni. Il nuovo (e il vecchio) quartiere residenziale di Conca, il cui unico sbocco carrabile è sulla viabilità litoranea, avrebbe meritato ben altri interventi che non la messa in esercizio di un semaforo e di un attraversamento pedonale rialzato. Gli oneri di urbanizzazione incassati non potevano concorrere (insieme ai fondi dell’ASTRAL) alla messa in sicurezza di quel tratto di strada? Allora cosa fare? Con un progetto complessivo di rigenerazione urbana, attraverso interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, si potrebbero (per esempio) introdurre barriere stradali protettive, realizzare percorsi complanari di raccolta e smistamento del traffico locale e degli esercizi commerciali, costruire una pista ciclopedonale separata dalla carreggiata, mettere in opera idonea segnaletica verticale ed orizzontale. Continuare a vagheggiare di portare la ferrovia al porto per alleggerire il traffico sulla Flacca o affidare alla futura pedemontana di Formia, ammesso che si potrà fare, la soluzione di tutte le criticità (perché, per come è progettata, non serve allo scopo), non risolve il problema della pericolosità di quel tratto di Lungomare Caboto”.