A Gaeta Giorgio Moffa celebra il centenaio della pizzeria di famiglia. 100 anni di pizza, sapori e tradizioni – Questa è una storia fantastica che dal dicembre 2005, come in una fiaba, unisce due località che già la storia ha unito nei secoli: Napoli e Gaeta. La ricostruiamo incontrando Giorgio Moffa e avendo dinanzi a noi dal suo locale gaetano lo scenario incomparabile del nostro golfo. Tutto ha inizio nel 1923 quando il ventiquattrenne Ciro Leone (classe 1899), partenopeo doc di Spaccanapoli, da panettiere si trasforma in pizzaiolo, consigliato dalla moglie Giorgina più grande di lui di sei anni e vera donna di carattere (erano cugini di primo grado e il loro amore era iniziato in famiglia). Alle remore del marito perplesso nell’aprire una pizzeria proprio di fronte alla pizzeria da Michele (altro locale storico di Napoli) ebbe a dire una frase indimenticabile nelle memorie dei discendenti: “Cirtiè (così Giorgina chiamava il marito) addò schiara ‘o sole pe’ loro schiara pure pe’ nuje”. Da Michele ebbe come prima sede un locale sotto l’Ospedale Ascalesi per poi trasferirsi in Via Cesare Sersale. Di fronte in Via Pietro Colletta civici 42 – 44 – 46 si espande negli anni Il Trianon. Poco distante il teatro che porta lo stesso nome fondato nel 1911 e che è giunto sino a noi tra alterne fortune. Ora è denominato Teatro Trianon Viviani – Teatro della Canzone Napoletana. Racconta Giorgio Moffa: “è una leggenda che vi fosse stata o vi fosse competizione tra Michele Condurro e Ciro Leone, erano persino comparielli. Ciro e Giorgina hanno sei figli, tre maschi e tre femmine. La più piccola Immacolata – classe 1934 – è mia madre. Mio padre Carmine Moffa non appena si fidanza con lei viene cooptato nell’azienda di famiglia. Ciro Leone è un vero patriarca e vuole intorno a lui tutti i figli e i generi; mentre le figlie e le nuore debbono pensare a crescere i figli e accudire i mariti. Crede nella famiglia ed è un faro per tutti loro. I rapporti tra genero e suocero sono sempre stati buoni, sia perché entrambi erano rigorosi e sia perché mio padre ha sempre rispettato il ruolo di mio nonno. È grazie all’unità familiare che Ciro Leone si espande, partendo da panettiere a pizzaiolo in un solo vano, realizzando pizze da asporto, apprezzate e rinomate”. Durante l’ultimo conflitto mondiale il capostipite decide di portare la famiglia al sicuro via da Napoli costantemente bombardata dagli alleati e, successivamente, occupata dai tedeschi.
A Gaeta Giorgio Moffa celebra il centenaio della pizzeria di famiglia. 100 anni di pizza, sapori e tradizioni – Anche loro sfollati come tanti concittadini. Ciro Leone sceglie Somma Vesuviana e per sostenere la famiglia si mette a commerciare carni. Alla fine della guerra ritornano a rialzare le saracinesche, il Trianon torna a vivere. Giorgio respira sin da piccolo questa atmosfera di imprenditori familiari e cresce tra i profumi delle pizze appena sfornate. Vive con i genitori al di sopra del Trianon sino a quando l’appartamento non viene assorbito nello stesso locale, per giungere oggi a 300 posti a sedere con tre forni a legna, uno per ogni piano. I tavoli sono rigorosamente di marmo poiché all’inizio del secolo scorso le pizze venivano servite direttamente sul marmo stesso, non utilizzandosi i piatti. La tradizione dei tavoli si è preservata sino ad oggi. I genitori Immacolata e Carmine hanno cinque figli: Pinuccio, Ciro, Rosaria, Giorgio e Marco. Quindi il nostro protagonista è il quarto, il mestiere glielo insegna il maestro pizzaiolo zio Pasquale Leone quando lui ha soltanto 14 anni. Ciro e Giorgio aprono nel 1987 la Pizzeria Trianon Chiaia in Via del Parco Margherita a Piazza Amedeo. È un autentico salotto cittadino frequentato da artisti, intellettuali, la borghesia bene e anche dai giocatori del Napoli Calcio a partire dal grande Diego. Poi le strade si dividono Ciro si trasferisce a Roma capitale e fonda una catena di pizzerie denominate Pizzaré e, nel frattempo, nel dicembre 2005 Giorgio apre una sua pizzeria nel centro storico di Formia a Castellone. L’anno dopo inizia l’esperienza a Gaeta, con sede limitrofa alla Base Nautica.
A Gaeta Giorgio Moffa celebra il centenaio della pizzeria di famiglia. 100 anni di pizza, sapori e tradizioni – Obiettivo di Giorgio Moffa è di poter offrire una gustosa cucina, allietata ogni venerdì, sabato e domenica da quella che lui definisce “bella musica”. Trattoria e pizzeria tipica napoletana, offrendo piatti anche casarecci come una buona pasta e patate o una classica pasta e fagioli, senza far mancare i piatti a base di mare. Giorgio ha tre figli: Immacolata, Giorgio Francesco e Federica. Il figlio maschio diciannovenne già si interessa all’attività paterna e potrebbe dare un seguito alla professione di famiglia. Con lui si giungerà alla quarta generazione, certi che Ciro Leone – il patriarca – sorriderà compiaciuto anche a lui. Gli chiedo se ha mai nostalgia di Napoli o rimpianti? Mi risponde: “Certamente ho nostalgia di Napoli ma mi consola che l’Unesco ha proclamato la pizza patrimonio dell’umanità da qualche anno e il turismo mondiale ha riscoperto la pizza napoletana. Abbiamo fondato l’Unione Associazione Pizzerie Storiche Napoletane, che abbraccia 12 pizzerie storiche con tradizione centenaria”. Giorgio Moffa ne è socio fondatore e a lui va il merito di aver esportato tale tradizione nel golfo, con presenze a Gaeta e a Formia. Quali sono le pizze più apprezzate dalla clientela? Spiega: “Gli intenditori esigenti chiedono ancora la Mastu Nicola, ideata nel settecento, al tempo dell’inizio della dinastia dei Borbone, dai maestri pizzaioli di Portalba. È una focaccia con sugna, olio, alici e pecorino e alcuni aggiungono anche origano. La più richiesta è la Margherita, seguita dalla Marinara, quindi Ripieno, Pizza Fritta e Romana (Marinara con aggiunta di alici)”. La Marinara è stata per lungo tempo il pasto unico del popolino napoletano, a mezzogiorno si vendevano le pizze per strada nei quartieri spagnoli, anche a credito, un modo per creare affezione da parte della clientela. Si mangiavano piegandole “a portafoglio”. Re Ferdinando I di Borbone è stato il primo illustre buongustaio della pizza. Di contro Ferdinando II, innamorato di Gaeta, diceva che “Napoli finisce a Gaeta” e Giorgio con il suo impegno ha ricreato il legame tra l’arte gastronomica partenopea e quella gaetana. Il nostro protagonista ripercorre la strada della gastronomia che da secoli unisce come un cordone ombelicale Napoli capitale e Gaeta fedelissima e illustre. A lui il merito di essere testimone della storia.