Da Gaeta a Veroli in virtù di quel filo storico che lega la città fedelissima e illustre (titoli conferiti da Re Carlo di Borbone capostipite della dinastia) agli attuali discendenti di Casa Borbone. Attualmente esistono due rami dinastici: quello franco-napoletano di Carlo di Borbone e quello ispano-napoletano di Pedro di Borbone, Grande di Spagna. Quest’ultimo sta consolidando la sua presenza nel Lazio grazie all’impegno della Delegazione della Tuscia e Sabina dell’Ordine Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. E l’interesse verso di loro a Gaeta è ormai una realtà. Nella Basilica dell’Abbazia di Casamari è stata celebrata una Santa Messa in occasione della ricorrenza della memoria liturgica del Beato Carlo d’Austria, avo del Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta.
La Santa Messa, organizzata dalla Delegazione della Tuscia e Sabina dell’Ordine, è stata celebrata dal Rev. Prof. Padre Pierdomenico Volpi, monaco cistercense dell’Abbazia di Casamari, Cappellano di Merito della Sacra Milizia, alla presenza di Cavalieri, una Dama e Postulanti dell’Ordine. Al termine della Celebrazione Eucaristica il Delegato della Tuscia e Sabina, Nob. Avvocato Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, scritta dal Cardinal Antonio Innocenti, che fu Gran Priore dell’Ordine. Il Beato Carlo I d’Asburgo, Imperatore d’Austria e
Re Apostolico d’Ungheria nacque a Persenburg (Austria) il 17 agosto 1887 e morì a Funchal (Madeira, Portogallo) il 1̊ aprile 1922. Karl Franz Josef von Habsburg-Lothringen, figlio primogenito dell’arciduca Ottone d’Austria, nel 1911 sposò la principessa Zita di Borbone-Parma, dalla quale ebbe otto figli. “Sub tuum presidium” venne inciso sulle loro fedi nuziali. Carlo divenne erede al trono in seguito all’assassinio nel 1914 dello zio Francesco Ferdinando. Due anni dopo, alla morte di Francesco Giuseppe, gli succedette automaticamente quale Imperatore d’Austria e Re Apostolico d’Ungheria: era il 21 novembre 1916. Fece per l’occasione questo proposito: “Farò tutto ciò che è in mio potere per bandire gli orrori ed i sacrifici della guerra il prima possibile, per ridare al mio popolo la benedizione della pace amaramente mancata”.
Questo compito fu concepito dal giovane Carlo quale via per seguire Cristo e farsi santo, nell’amore per i popoli a lui affidati, nella cura del loro bene e nel dono della sua vita per loro. Sostenette la posizione del Papa Benedetto XV contrario “all’inutile strage”. In seguito alla sconfitta nella prima guerra mondiale volle presenziare al solenne Te Deum alla vigilia del capodanno 1919. Gli chiesero perché volesse ringraziare il Signore nell’anno in cui perse tutto ed egli rispose: “l’importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace” e per questo occorreva ringraziare Dio. Fu poi esiliato con la sua famiglia sull’isola portoghese di Madeira. Uscì con il maltempo per acquistare un giocattolo per i suoi figli e si ammalò di bronchite che divenne polmonite. Quindi due attacchi cardiaci in un fisico debilitato.
La sua salute andò peggiorando in modo irrimediabile. Zita raccolse una per una le ultime parole del suo sposo: “Ho sempre cercato di conoscere la volontà di Dio e di eseguirla nel modo più perfetto” e “Io devo ancora soffrire tanto affinché i miei popoli si ritrovino ancora tra loro”. Il giorno della sua morte Carlo volle avere vicino il figlio Otto: “Desidero che veda come muore un cattolico”. Il sacerdote espose l’Eucaristia nella stanzetta e Carlo esclamò: “Gesù, io confido in Te. Gesù, in Te vivo, in Te muoio. Gesù io sono tuo, nella vita e nella morte. Tutto come vuoi Tu”. Nel proclamare Beato l’ultimo imperatore, il 3 ottobre 2004, Giovanni Paolo II disse che questi doveva rappresentare “un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!”. La sua memoria liturgica è celebrata il 21 ottobre nell’anniversario del matrimonio con la Serva di Dio Zita. Le sue spoglie sono ancora sepolte sull’isola di Madeira, nella Chiesa della Madonna del Monte, nonostante i vari tentativi di spostarle nella cripta degli Asburgo a Vienna. Il suo cuore e quello della moglie sono invece sepolti nell’abbazia di Muri in Svizzera. L’imperatrice fu l’unica della famiglia imperiale che si rifiutò di riconoscere la Repubblica d’Austria e il governo nazionale rispettò tale scelta. Poté entrare a Vienna senza condizionamenti e alla sua morte furono organizzati solenni funerali di stato e riposa nella Cripta dei Cappuccini accanto a tutti gli Asburgo che hanno scritto la storia, nell’attesa di essere raggiunta dal suo amato sposo.