È libera la donna di Gaeta, la “terrificante” 33 enne che aveva compiuto una ignobile rapina ai danni di un ragazzo autistico, sottraendogli un telefonino Iphone che in realtà era della stessa arrestata; dopo l’interrogatorio di garanzia, dove la donna, assistita dall’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, ha fornito la reale ricostruzione dei fatti evidenziando come in realtà il giovane fosse autista di pescherecci e con qualche malsana abitudine, altro che in difficoltà di salute. Il Gip del Tribunale di Cassino, il Dott. Marcopido, condividendo il profonfo mutamento del quadro indiziario, ha altresì accolto l’istanza della difesa e, revocati gli arresti domiciliari, ha disposto per la donna il solo obbligo di firma con divieto di avvicinamento alla persona offesa. Nel corso dell’interrogatorio la donna ha fornito nomi e numeri di telefono dei testimoni che hanno assistito alla vicenda accaduta in Gaeta, evidenziando come in realtà il soggetto che veniva definito come autistico versasse in realtà in ottima salute, difettando in atti qualsiasi documento che attestasse tale circostanza, dovendo semmai essere ricercata altrove la causa della scarsa lucidità in qualche occasione, sottolineando come in realtà a subire la rapina del proprio cellulare era stata proprio lei, costretta poi ad un prolungato inseguimento della assai presunta persona offesa per recuperarlo. Del resto le minacce pronunciate nel corso della presunta rapina erano fin troppo chiare ed esplicite “ridammi il mio cellulare” erano state le parole pronunciate al momento dei fatti, come peraltro riportato finanche nel capo di imputazione provvisorio.
“È la prima volta – commenta l’avvocato Cardillo Cupo a margine della vicenda – che mi capita di leggere di un rapinatore che minaccia la vittima dicendole di restituirgli il proprio cellulare davanti a numerosi testimoni ; peraltro i carabinieri di Gaeta, prontamente intervenuti, hanno perquisito la mia assistita e la sua autovettura pochi minuti qdopo la rapina con esito negativo. Accogliamo favorevolmente il ridimensionamento della vicenda da parte del Gip di Cassino, il quale pur avendo appena emesso la misura cautelare ha dimostrato grande professionalità nel rivistarla prontamente dopo un interrogatorio serio e puntuale. Ricorrerò tuttavia al Tribunale del Riesame perché credo che la mia assistita non debba essere sottoposta neanche all’obbligo di firma, dovendo semmai essere altri a dover rapidamente rispondere della grave calunnia posta in essere e che ha quasi sfiorato la cronaca nazionale, in un paese dove non si imparerà mai a contare sino a tre prima di esprimere giudizi e commenti affrettati senza conoscere nulla delle vicende e criminalizzando una giovane mamma, assai provata da una serie infinita di gratuiti insulti social.”