L`Europa, l`Unione europea è casa. E` la nostra casa. Che si sia messo o no piede fuori dall`Italia, l`appartenenza alla comunità dei stati che formano il progetto europeo, seppur imperfetto, è un dato che non può essere più messo in discussione.
Londra lo dimostra. La scelta di abbandonare Bruxelles mostra l`anacronismo di un pericoloso rigurgito sovranista.
E, invece, l`Europa è un`altra cosa.
Per spiegarlo ci affidiamo a chi, l`Europa, l`ha vista da vicino. Tre giovani del nostro territorio che hanno avuto l`opportunità di studiare in Europa, grazie all`Erasmus.
Attraverso i loro occhi vivremo le loro esperienze, incontri e un`Europa che sembra lontana.
Marco La Croix: vi racconto il mio Erasmus e la mia Europa
“Sono stato a Bilbao per perfezionare i miei studi in Giurisprudenza. Vi racconto la mia esperienza e la mia nuova famiglia spagnola”
L’Universidad de Deusto, sede di Bilbao, mi ha ospitato per sei mesi e in quella città ci ho lasciato un pezzo di cuore. Ma facciamo un passo alla volta.
Sin dall’ inizio del mio percorso universitario ho nutrito il desiderio di svolgere un semestre all’estero per migliorare le mie conoscenze linguistiche, per rapportarmi con persone di culture differenti dalla mia, per esplorare un nuovo paese e in ultimo ma non meno importante per relazionarmi con un sistema d’istruzione differente da quello italiano.
Pertanto, al mio quarto anno di Giurisprudenza ho deciso di partecipare al bando Erasmus della mia Università al fine di esaudire tale mio desiderio. Tra le sedi da me optate sono risultato vincitore di una borsa di studio presso l’Università Deusto di Bilbao, nei Paesi Baschi.
Bilbao è una città fantastica: è una città molto bella, sempre pulita, estremamente curata in ogni dettaglio e tranquillissima. Insomma, abituato a vivere a Roma questa città mi è sembrata un sogno: poco traffico, servizi pubblici estremamente funzionanti, a partire dalla metro che riusciva a collegare ogni angolo della città.
Le persone del posto sono molto socievoli e disponibili; infatti dopo pochi giorni dal mio arrivo già avevo fatto amicizia con gli studenti del posto.
Ma il regalo più grande che questa esperienza potesse darmi è stata la possibilità di vivere per 6 mesi ventiquattrore al giorno in una grande comunità composta da studenti provenienti da tutti i paesi europei, i quali in poco tempo sono diventati la mia “famiglia spagnola”. Infatti, grazie anche alla presenza di alcune associazioni studentesche, principalmente ESN ( European Student Network), mi è stato possibile sin dai primi giorni mettermi in contatto con tutti gli exchange students e partecipare congiuntamente ad alcune attività che favorivano la conoscenza. Inoltre, sempre tramite queste associazioni mi è stato possibile viaggiare in moltissime città della Spagna, tra cui Madrid, San Sebastian, Siviglia e Barcellona.
Pertanto, la mia esperienza erasmus è stata meravigliosa, sia dal punto di vista accademico che umano: l’Erasmus mi ha dato modo di avere una visione internazionale, di conoscere persone provenienti da ogni parte del mondo, di apprendere la lingua come altrimenti non avrei mai potuto e di passare questi cinque mesi di avventura come se fossi in un sogno. Il mio unico consiglio è farsi travolgere dall’entusiasmo: così tutto sarà più semplice a partire dal primo istante a Bilbao.
Vincenzo Marra partito per studiare in Germania racconta la pienezza di vivere in Europa
“Il viaggio nella sua essenza più profonda: voli in ritardo, metro sbagliate, il non sapersi orientare, il perdersi nel nulla ma allo stesso tempo scoprire”
Nella maggior parte dei casi quando si sente parlare di Erasmus, chi non ha vissuto un’esperienza di Exchange di tale portata è avvolto da una nuvola di pregiudizi che portano a criticarlo, definendo tale programma una pura perdita di tempo e molte volte paragonabile ad una misera vacanza finanziata dall’UE. C’è da fare attenzione però: ciò non significa che non vi siano coloro i quali sottovalutano l’importanza di questa occasione che viene offerta, appunto utilizzandola nel modo totalmente errato e difatti sottraendo la sua possibilità di utilizzo ad altri che probabilmente avrebbero incarnato il vero sentimento Erasmus.
“Sentimento” credo che sia infatti la parola più appropriata, perché una volta Erasmus, questo status rimarrà con te per sempre.
Il motivo è semplice: come spesso mi capita di raccontare la mia personale esperienza di Exchange in Germania, l’Erasmus deve essere inteso con il semplice senso figurato di una “torta”, suddivisa in tante diverse fette, ognuna egualmente importante e che praticamente contribuiscono alla crescita dell’individuo e al suo “essere cittadino del mondo”.
Lingua, cultura, metodologia di insegnamento, viaggio, amicizie. Cinque pilastri su cui si basa quella torta, che permette di calarti in una realtà totalmente diversa dalla tua, dove impari a riconoscere il bello delle usanze altrui, i loro modi di fare e pensare.
Il migliorare le skills linguistiche, inoltre, ti permette di connetterti con il più alto numero di persone possibile, proveniente da qualsiasi parte della terra, perché alla fine scoprire il mondo non significa solamente visitare nuovi luoghi e scattare un semplice selfie, ma stringere amicizie e condividere esperienze con chi abita a migliaia di chilometri da te.
Lo studiare in un’altra lingua e con metodi diversi dalla propria cultura accademica, permette inoltre di mettersi alla prova con nuove sfide e di apprendere, probabilmente, più conoscenze perché si visualizzano le cose da un’altra prospettiva.
Infine, per questo non meno importante, il viaggio nella sua essenza più profonda: voli in ritardo, metro sbagliate, il non sapersi orientare, il perdersi nel nulla ma allo stesso tempo scoprire ciò che realmente ci circonda, ci permette di apprezzare maggiormente anche le più piccole cose. Non solo: ti aiuta a sviluppare capacità del sapersi adattare, arrangiarsi, condividere, risolvere problematiche quotidiane, legate anche al confrontarsi con culture diverse, che ti arricchiscono però sia come studente che come persona.
In tutto ciò una cosa è certa: non si è più gli stessi dopo un Erasmus. In primis osservando il mio paese di origine dall’estero, mi sono reso conto che possediamo più qualità di quanto noi pensiamo e crediamo di possedere e che, avvolte il rimboccarsi le maniche è più necessario di un semplice discutere perennemente sul da farsi; che ognuno non può muoversi da solo, per il semplice motivo che ogni individuo è unico nel suo essere e, per tale motivo, è solamente mettendo insieme i diversi pezzi di un puzzle che si può raggiungere un meraviglioso quadro e non di certo dividendoli tra di loro. Per questo non smetterò mai di ringraziare la mia cara Europa, per avermi dato la possibilità di fare parte di questo meraviglioso quadro che a me piace chiamare generazione Erasmus, o meglio la generazione degli Europeisti.
Chiara Fiorillo, la vita non è solo studio. L`Université Grenoble Alpes me l`ha insegnato
“Liberate la mente dai dubbi dalle ansie e dalle ossessioni, le lingue si imparano, le amicizie si coltivano, lo studio con la pazienza e la passione porta sempre al traguardo”
SI potrebbero dire tante cose sull’Erasmus. C’è chi lo guarda con disprezzo, considerandolo una perdita di tempo, una vacanza di 6 o 9 mesi, una distrazione non necessaria, una vita fatta di festini, promiscuità e divertimenti.
Per un certo verso è vero, è così, in Erasmus succede anche questo. Ma quello che i malpensanti non conoscono è tutto il resto. E’ l’emozione di condividere con persone provenienti da tutte le parti del mondo, condividere tutto, gioie, dolori divertimenti, sconforti, paure.
Quello che veramente ho apprezzato nella mia esperienza in Francia, presso Università di Grenoble, di tutto questo è stato poter uscire da quello stato d’ansia che pressa la nostra generazione, e in particolare noi italiani, specialmente nel contesto universitario. Smettetela di lamentarvi dei voti, della fatica, del professore stronzo e del sistema. Smettetela di invidiare il vostro compagno con la media del 30 super sayan, smettetela di accumulare odio e di sentirvi oppressi, smettetela di avere fretta, smettetela di essere chiusi nel vostro guscio e nel vostro mondo incattivendovi ogni minuto che passa.
Al mondo non frega niente. E non c’entra niente la mancanza di ambizione, è semplicemente che l’ambizione si ha comunque per qualcosa che si ama, senza bisogno di accanirsi. Smettetela di avere paura del prossimo e diffidenza verso il diverso. Non c’è niente di più bello al mondo del porre fiducia in un completo sconosciuto e scoprire piacevolmente che non ti farà del male, che anzi, si comporterà come se fossi un familiare.
L’integrazione è questo, è non avere paura più, è stare bene con se stessi e con gli altri. Fate l’Erasmus, fate l’amore, fate festa, studiate senza paura e senza ansia, siate giovani, siate spensierati, perché il momento di avere responsabilità e pensieri per la testa arriverà presto.
Siamo degli animali sociali, siamo una collettività, smettetela di vivere solo per voi stessi e per il vostro incommensurabile ego, godete degli altri, della loro compagnia, gioite delle loro gioie, siate empatici per il loro dolore, dispensate abbracci, sorrisi e parole di conforto.
Quello che date vi tornerà indietro, non abbiate paura di dare, non abbiate paura di ricevere, semplicemente non abbiate paura dell’ignoto. Prendete il vostro zaino, i vostri libri, la vostra musica e il vostro essere voi stessi e partite. Il mondo vi aspetta più di quanto potete immaginare. Diventerete per sempre parte della vita di qualcuno e non ne uscirete più, non siete servi della società, siete componenti, lasciate che vi inglobi, che vi culli e che vi abbracci.
Liberate la mente dai dubbi dalle ansie e dalle ossessioni, le lingue si imparano, le amicizie si coltivano, lo studio con la pazienza e la passione porta sempre al traguardo desiderato, e se non lo fa, beh spallucce, la vita vi ha riservato altro. Forse è il destino che vi impedisce di diventare questo o quello perché non meritate di essere servi, non meritate di lavorare senza sosta e guadagnare montagne di soldi perché non avrete il tempo di spenderli. O almeno per quanto mi riguarda è questo. Ci sono tante cose che il successo professionale e i soldi non possono dare, circondarsi di persone che vogliono te, perché sei tu, e non perché il tuo conto in banca conta cifre a 6 zeri, non perché occupi un posto di chissà quale rilievo. C’è chi ti cerca perché sei la bellezza del mondo, perché sei tu e nessun altro. E tu farai lo stesso.
Fate quella dannata domanda, fatelo per voi stessi, niente e nessuno al mondo possono ripagare quanto di bello si può estrapolare da questa esperienza. Sarete delle piante in fotosintesi, assorbirete luce per avere energia, e donerete al mondo che vi circonda tanto ossigeno da respirare.
Se c’è una cosa che mi ha insegnato l’Erasmus, è proprio forse lo scopo di questo progetto. Non sono convinta che tutti, alla fine di questo percorso, se ne accorgano. Io personalmente l’ho sentita, l’ho vista, l’ho toccata, la nostra identità europea.
Ogni giorno è una scoperta tra le similitudini tra le nostre lingue e il nostro modo di pensare, dalle cose più inutili (sapevate che anche i francesi alle elementari parlavano in farfallino?) a quelle più grandi ( le battaglie per la loi du travaille riformata…).
Non voglio fare il solito discorso intriso di retorica, sul manifesto di Ventotene, Spinelli, Pertini eccetera eccetera.
Voglio condividere quello che oramai è un dato incontrovertibile, un processo irreversibile. Aveva ragione Umberto Eco quando diceva che nella prossima nella generazione i neonati non saranno più italiani, francesi, tedeschi, inglesi, spagnoli, greci… saranno europei. Saranno cittadini di questa comunità che finalmente dopo secoli di battaglie sanguinarie ha posato le armi, hanno iniziato a scoprirsi, a parlarsi con lingue comuni, hanno cominciato ad avere voglia di integrarsi, hanno cominciato a fare l’amore.