Sequestrate a Gianola 37 nasse per polpi. A Serapo sequestrata una rete da imbrocco – Nell’espletamento dell’attività di controllo e di contrasto alla pesca marittima praticata con
attrezzi illegali, la Guardia Costiera di Gaeta ha incentivato negli ultimi giorni le verifiche
sulle condotte scorrette poste in essere da taluni pescatori non professionali, che, in
spregio alla normativa di settore sulla pesca sportiva, utilizzano reti da imbrocco e altri
strumenti da posta non autorizzati.
Nello specifico, nella scorsa settimana, nelle acque antistanti la località “Gianola” nel
Comune di Formia, ad una distanza di circa un miglio dalla costa, il personale militare
della motovedetta CP 724 ha individuato, recuperato e sequestrato numerose nasse per
polpi (per la precisione 37 nasse), strumenti artigianali costituiti da tubi in pvc del tutto
sforniti di autorizzazione e privi, inoltre, di qualsiasi segnalamento marittimo, quindi anche
pericolose per la navigazione.
Sequestrate a Gianola 37 nasse per polpi. A Serapo sequestrata una rete da imbrocco – Nella mattinata di ieri, inoltre, la motovedetta CP 724, al rientro da una missione di
vigilanza ambientale e campionamento di acque marine svolta congiuntamente con i
tecnici dell’ARPA Lazio, a seguito di segnalazione giunta alla sala operativa della
Capitaneria di porto di Gaeta, ha recuperato da mare con l’aiuto di un operatore
subacqueo professionista e posto sotto sequestro una rete da imbrocco della lunghezza
di circa 50 metri, posizionata a non più di 150 metri dalla battigia in località “Serapo” del
Comune di Gaeta.
Sequestrate a Gianola 37 nasse per polpi. A Serapo sequestrata una rete da imbrocco – Anche in tal caso lo strumento da pesca sottoposto a sequestro amministrativo, oltre che
abusivo è risultato pericoloso in quanto non segnalato e, quindi, non visibile in alcun modo
per i fruitori di quello specchio acqueo.
L’azione di contrasto verso tali fenomeni costituisce uno dei target istituzionali della
Guardia Costiera, in quanto è volta alla repressione di condotte che mettono a rischio più
interessi pubblici, quali il corretto, regolato e sostenibile sfruttamento delle risorse ittiche,
ma anche la tutela dell’ambiente marino danneggiato da simili condotte, e, non ultima, la
salvaguardia dell’attività degli operatori professionali della pesca che, nel rispetto delle
norme di settore, utilizzano solo strumenti autorizzati e regolamentari.