S.S. 7 Appia – variante all’abitato di Formia: scheda riassuntiva – L’ Associazione “Comunità Lazio Meridionale e delle Isole Pontine” e l’Associazione “Incontri e Confronti” in una nota stampa comunicano: “L’Associazione riconosce che la mancata separazione del traffico locale da quello di attraversamento sull’asse litoraneo di Formia costituisce uno degli ostacoli, se non il principale, allo sviluppo dei territori del golfo di Gaeta e del sud del Lazio. La consapevolezza dell’importanza del problema viario però non impedisce la formulazione di alcune considerazioni in relazione al Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica, denominato S.S. 7 Appia – variante all’abitato di Formia. Esse riflettono il punto di vista dell’Associazione sui temi dell’ambiente e del territorio e non hanno nulla a che fare con la tecnica progettuale.
Il primo rilievo che l’Associazione si sente di fare è sull’impostazione esclusivamente localistica del progetto in rapporto alle ingentissime somme da spendere (334 milioni di euro, iva esclusa e stimata in ulteriori 56 milioni). La nuova strada inizia e finisce abbondantemente all’interno del confine comunale e viene classificata come variante all’abitato e/o tangenziale di Formia. Manca il respiro comprensoriale che invece dovrebbe avere. Per questo la nuova strada deve almeno proseguire verso Gaeta, su via dell’Agricoltura (quella realizzata dal Consorzio Industriale) e sulla strada interna di S Agostino, opportunamente ampliate.
Il secondo rilievo è sull’attrattività della nuova pedemontana. Essa rappresenta un’alternativa viaria poco appetibile per l’utenza perché:
- è più lunga di circa 1,5 km. rispetto al percorso litoraneo da Vindicio a Via Pietra Erta (8,1 km contro 6,6 km)
- porta i veicoli a superare un dislivello di 114 metri, contro i 30 metri del percorso litoraneo
- aggrava i consumi di carburante dei mezzi pesanti e peggiora le relative emissioni di scarico
- non rende possibile eseguire manovre di sorpasso per oltre il 90% del tracciato
- la galleria lunga 3,8 km. a canna unica, a doppio senso di marcia, in pendenza, dotata di un cunicolo di sicurezza poco rassicurante, viene percepita come rischiosa dagli automobilisti.
La scarsa attrattività rappresenta un problema perché la nuova strada verrà percorsa solo se si è obbligati a farlo e ciò potrà avvenire solo per i mezzi pesanti.
Il terzo rilievo è sulla sostenibilità ambientale del progetto. La nuova strada
- attraversa zone a rischio alto secondo la cartografia del Piano di Assetto Idrogeologico
- si sviluppa in zone di pregio ambientale vincolate secondo il Piano Paesistico Regionale
- lambisce la Tomba di Cicerone e la prevista bretella di collegamento Appia-Flacca invade pesantemente le aree limitrofe, destinate a parco pubblico secondo la proposta del PRG in itinere
- consuma suolo agricolo e collinare, con espropri importanti e abbattimenti di abitazioni e annessi
- produce, per lo scavo delle gallerie, 1,2 milioni di mc di roccia, di cui solo il 20% circa viene riutilizzato
- interferisce con l’acquifero della Mazzoccolo e con quello dei nuovi pozzi dell’Acervara, mettendo a rischio l’integrità delle sorgenti.
In conclusione, a parere di chi scrive, risulta oltremodo difficile promuovere un progetto che, per i territori che attraversa, presenta problemi assai seri di sostenibilità ambientale.
Allora che fare? Esiste un altro modo per separare il traffico locale da quello di attraversamento sull’asse litoraneo di Formia? L’Associazione ha avanzato una proposta, riassunta in un webinar visibile sul suo sito Facebook, che, pur conservando le finalità del progetto, ne capovolge l’impostazione.
Si tratta di un differente modo d’interpretare il territorio e le sue risorse: piuttosto che spostare sulle colline il traffico extraurbano su una strada di nuova realizzazione, s’interviene sull’esistente, separando i flussi di traffico locali da quelli di attraversamento, azzerando di fatto gli espropri, il consumo di suolo, le interferenze con gli acquiferi e conseguendo un considerevole risparmio economico.
S’interviene interrando alcune limitate porzioni della via Flacca, ricucendo tratti viari esistenti, integrando parti mancanti in corrispondenza delle opere d’arte della viabilità litoranea, e riorganizzando la circolazione.
Il tratto maggiormente interessato è quello compreso tra via Tommaso Costa e la rotonda dei carabinieri, per una lunghezza complessiva di 1,55 Km. La proposta prevede la creazione di una corsia a senso unico (direzione Roma-Napoli) ad uso esclusivo del traffico locale, che si snoda in parte affiancando la Flacca, quando questa corre in superficie, e in parte sfruttando la sua copertura quando la strada per il traffico extraurbano risulta interrata.
Nella direzione opposta (Napoli-Roma) i flussi locali interesserebbero tratti viari esistenti, quali via Emanuele Filiberto e via Vitruvio, resi in gran parte sensi unici. Si creerebbe in tal modo un flusso veicolare locale, organizzato a ruotare in senso antiorario su corsie a senso unico.
Completano la proposta progettuale la modifica alla rotonda dei carabinieri, con relativo attraversamento pedonale interrato, lo sfalsamento altimetrico dell’incrocio di via Palazzo, le rotonde di via Olivastro Spaventola e di Acqualonga.
Per onestà intellettuale non vanno nascoste le criticità insite nella proposta. L’interramento della via Flacca, a ponente della rotonda del porto, potrebbe portare alla luce antichi resti romani, con tutte le conseguenze del caso. Le opere previste, inoltre, comporterebbero problemi alla viabilità esistente durante la fase di costruzione.
In conclusione l’Associazione ritiene che lo studio di soluzioni alternative e l’approfondimento critico di quelle presentate, costituiscano passaggi doverosi e obbligati in tempi di transizione ecologica e di ristrettezze economiche.”