Roberto Costantini: Il canto del tempo – Il canto del tempo” ( Genesi Editrice, 2022) è il titolo della nuova silloge poetica di Roberto CostantiniNell’arco di un anno è esploso il successo letterario dell’autore formiano che dopo essersi classificato primo assoluto, nella sezione poesia inedita del premio letterario “I Murazzi” di Torino, conquistando la dignità di pubblicazione che ha visto venire alla luce “Musagete”, firma con la medesima casa editrice, un ritorno poetico di rara eleganza esplosiva.

Se con la raccolta poetica precedente, Costantini è nel pieno della ricerca di se stesso, scava nel suo passato e prende in soccorso il passato mitologico apollineo nel tentativo di “tradursi”, con la nuova raccolta completa il percorso inaugurato. Egli arriva fisicamente sul lago di Braies, in un fine settimana di settembre, e con parole autentiche “dice” a se stesso e agli altri – in versi di straordinaria generosità – chi è e dove è arrivato. “Allora è tempo di cantare il tempo” – scrive.

L’ autore sprigiona quella sensazione estasiante di essere al posto giusto nel momento giusto. Sui confini frastagliati di un lago di alta quota pensa – e fa rivivere nella sua poesia – quell’appuntamento col destino, non a caso rimandato più volte, in cui tutto prende senso: “finchè non regni definitiva la pace”.

Quella di Roberto Costantini” – scrive l’editore, Sandro Gros-Pietro, nella sua prefazione – “ è una poesia scritta in omaggio alla ricerca piena della libertà e della liberazione: libertà da ogni forma di oppressione della personalità e di castigo delle abitudini, non solo quindi libertà di pensiero e di parola, ma anche di costumi e comportamenti, di accettazione delle libertà sessuali, della natura bisessuale umana, con una pari dignità di accettazione dell’eterofilia e dell’omofilia”.

Ed ancora, sottolinea nella prefazione, l’editore : “Molto importante è anche il processo di liberazione di natura psicologica e psicoanalitica che è presente nella poesia di Costantini: si tratta di un percorso di demistificazione dei mostri della ragione, degli incubi e delle nevrosi, delle gabbie erette dal Super-io. E’ anche una chiave psicoanalitica della potenza della parola poetica e letteraria in genere, che giunge a presentare Roberto Costantini come un capace e sorprendente autore dell’attualità culturale più incisiva”.

Padroneggia lungo tutti i componimenti quella netta sensazione, dopo perenne percesione di disadattamento, di aver trovato il posto giusto in un mondo incauto e, alle volte, crudele nella sua bruttezza, quanto nella sua bellezza. Quella consapevolezza di non essere vittima di se stesso, ma di comprendersi – finalmente – senza più solo assecondarsi.

E ad esprimere tutto questo – oltre ad un booktrailer sbarcato ieri sul web https://youtu.be/Wg74C3n2VBA , realizzato da Alessandro Grassi, in collaborazione con Matteo Cutillo (Violoncello); Marco Massaro (Musica); Emanuele Damiani (Mix) – tra le pagine di Costantini, compaiono anche le suggestive foto di Emy Mei ( a cui è affidata anche la fotografia di scena del booktrailer), professionista legata al mondo della moda, del cinema e dell’arte, vincitrice di molteplici concorsi nazionali. La Mei arricchisce il libro del linguaggio fotografico interpretando di fatto nella sua chiave artistica i versi di Costantini. Sua è anche la copertina del testo: il bianco e nero di una sedia in una distesa di sabbia, carica di estraniante attesa, di tentativo di “equilibrio” tra l’uomo e la sua natura.

“Ho sempre stimato, apprezzato e ammirato Roberto e le sue opere; ogni volta che crea qualcosa di nuovo me lo propone ed è subito trasformazione artistica: per lui poesia, per me linguaggio fotografico. Da questa sinergia sono nati vari lavori, tra cui proprio ‘Il Canto del tempo’, in cui ho provato a dare un volto soggettivo alle sue parole, ascoltando lui e i suoi versi ( anche ascoltare con l’orecchio ma anche col cuore e la mente – è un’arte, seppur poco praticata)” – afferma Emy Mei.

Da questo percorso è nata anche la raffigurazione in copertina e l’autrice della foto spiega: “il mare è il luogo dove ognuno si rifugia e si libera; una spiaggia piena di passi – anche impronte delle zampette degli uccelli – simboleggiano la presenza umana e vitale nell’ambiente, nonostante la sedia vuota ridia poi la dimensione del silenzio più totale. Quello del tempo infinto, quello del canto del mare: ‘Il canto del tempo’. Alla fine quello in copertina è un mare che neanche si vede, si immgina: c’è solo sabbia come ricordo di una vita passata e, d’altra parte, come meta di un futuro da scrivere”.

Se Musagete era ancora un momento di accettazione, qui si affaccia una riflessione più serena, posata, non c’è quasi mai rimpianto anche quando guardo al passato, ma c’è una celebrazione dello stesso – anche quando cito Carmel, Diana, Marco affetti defunti”- confida, invece, Roberto Costantini.

Una condizione determinata dal fatto che nel componimento di Costantini, come lui stesso spiega, “il tempo è protagonista nel suo operare modifiche importanti nel corpo e nello spirito. Oggi sono finalmente in grado di assistere a questi cambiamenti senza viverli come un trauma: nonostante questo tempo che passa si porti via un po’ tutto, bisogna dargli atto della sua importanza perchè consente le cicatrici”.

Le “cicatrici” di Costantini sono il suggello del tempo che rimargina e dunque ci consegna al “nuovo” – infatti aggiunge: “non dobbiamo disturbarci a cercare il nuovo; il nuovo ci viene portato dal tempo perchè ogni giorno che ci svegliamo siamo diversi da quello che eravamo”.