L’Associazione Comunità del Lazio Meridionale e delle Isole Pontine in un suo comunicato osserva: “Saranno rimasti delusi coloro che avevano sperato che il recente decreto Semplificazioni del governo fosse il mezzo per realizzare la Pedemontana di Formia.
A smorzare le illusioni ci ha pensato lo stesso Zingaretti: per il Lazio ci sono nove opere, per un importo totale di oltre sei miliardi e, per la provincia Pontina, gli interventi previsti sono la realizzazione dell’autostrada Roma-Latina e della bretella Cisterna Valmontone. Ancora un nulla di fatto per l’attraversamento a monte dell’abitato di Formia.
Qualche domanda però occorre porsela. È la classe politica debole, tutta compresa destra e sinistra, improvvisata e scarsamente rappresentativa nelle istituzioni che contano, che non riesce a far emergere le legittime esigenze di un territorio o, invece, il problema non rientra tra le priorità nazionali perché rimasto circoscritto alla sola città e a qualche suo comitato?
Alla prima domanda ciascuno può rispondersi da solo.
I giudizi sarebbero comunque impietosi.
La risposta alla seconda domanda richiede invece qualche riflessione. La sensazione che si ha è che la Pedemontana sia rimasta un’opera “locale”, priva del respiro necessario ad assurgere a progetto di interesse nazionale. Facciamo qualche esempio. Se le principali istituzioni che operano sul territorio non la degnano neanche di qualche attenzione “concreta” (con soldi, ndr), vuol dire che essa non è poi così urgente.
L’Autorità Portuale, che avrebbe tutto l’interesse affinché si realizzasse una fluidificazione veicolare su Formia per collegare più velocemente le merci del porto di Gaeta all’autostrada di Cassino, risulta invece attenta ad investire molti milioni di euro per aiuole, palmizi, piste ciclabili, marciapiedi, parcheggi e rotonde, in parti della città di Gaeta che nulla hanno a che fare con il porto.
Non si ricordano prese di posizione e investimenti per una razionalizzazione e messa in sicurezza del traffico stradale, al di fuori di una improbabile rotonda d’ingresso al porto che, per come è progettata, finirà per peggiorare la situazione.
Il Consorzio Industriale ha fatto del ripristino della ferrovia Gaeta Formia il suo core business.
Essa non raggiunge il porto e sarà limitata al solo traffico passeggeri.
Ma, anche se lo raggiungesse, sarebbe antieconomico servirsene per merci il cui trasporto non supera gli 80/100 km., pari al riconosciuto bacino di utenza dello scalo. Quindi le merci del porto (e delle pochissime industrie rimaste sul territorio) andranno sempre su strada. Quale è stato il contributo dell’ente per risolvere il problema? Non pervenuto.
Alla fine, ed è la risposta alla domanda, a credere alla Pedemontana sono rimasti i cittadini di Formia (neanche tutti) ed qualche suo comitato. A rafforzare l’idea di una utilità solo locale dell’opera rimane il fatto che, superato l’abitato di Formia, il traffico si riverserebbe su strade (quali l’Appia o via dell’Agricoltura a Gaeta) di modesta capacità veicolare.
Altri aspetti che non possono essere sottovalutati sono la complessità dell’opera e l’assenza di un progetto realmente praticabile. Scavalcare in collina e in montagna l’abitato di Formia, passare in zone densamente urbanizzate, interferire con gli acquiferi presenti lungo il tracciato non rappresentano solo un problema di aumento di costi, ma di fattibilità tecnico amministrativa dell’opera. Solo qualche esempio per far capire quanti potenziali contenziosi potrebbero innescarsi.
Le aree interessate dall’opera sono circa 600.000 di mq. Il tracciato (almeno quello di un precedente progetto) interferisce con 32 fabbricati, di cui otto di civile abitazione di media dimensione e tre di nuova costruzione (all’epoca). L’indennità di esproprio, tra occupazione temporanea e occupazione definitiva, ammonta a circa 18 milioni di euro.
Date le circostanze vien da chiedersi se non sia meglio avere un’utilità immediata delle risorse disponibili (78 milioni di euro) e investire sulla viabilità esistente. Si potrebbero realizzare, laddove possibile, interramenti parziali dell’asse litoraneo, costruire e mettere in collegamento corsie ad uso esclusivo del traffico locale, organizzare i flussi veicolari in senso rotatorio utilizzando l’esistente. In questa ottica il viadotto Tallini andrebbe conservato, non demolito.
E la Pedemontana? Rimarrebbe sullo sfondo, in attesa che “tutta” la comunità regionale ne riconosca la necessità e se ne faccia portavoce, ma non costituirebbe più la scusa per non intervenire, con altri tipi di opere, sulla viabilità esistente”.