“Il Colore delle Magnolie” e la Storia di Dina

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“Il Colore delle Magnolie” e la Storia di Dina – Il Palazzo Comunale di Formia ha ospitato un evento letterario speciale nella Sala Falcone e Borsellino. L’occasione ha visto protagonista l’autrice Tinnì Sequino, che ha presentato il suo libro “Il colore delle magnolie” (deComporre Edizioni, 2021). L’evento è stato arricchito dalla partecipazione di Francesca Caruso, curatrice, Sandra Cervone, editrice, Lina Senese, poetessa in musica, e Maria Assaiante, insegnante di danza.

L’opera di Tinnì Sequino, vincitrice di numerosi premi letterari e fondatrice del mensile L’Angolo della Poesia, racconta storie intrise di passione e resilienza, come quella della protagonista Dina, una donna che, in un periodo segnato dalla guerra, cerca di ricominciare e riscoprire la forza della vita.

Il racconto di Dina inizia con la sua voce che, come un fiume in piena, prende forza e si fa poesia. La sua vita è segnata da sofferenze, ma anche da una straordinaria determinazione a superare le difficoltà. Il 19 marzo del 1944, giorno di San Giuseppe, Dina arriva a Cosenza, con altri profughi, dopo essere stata costretta a fuggire dalla sua città natale, Cassino, bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua storia è quella di una giovane donna che, nonostante i lutti e le difficoltà, si prende cura della sua famiglia, mostrando un amore profondo per essa.

Nel Capitolo XIV del libro, Dina racconta il suo arrivo: “Finalmente l’arrivo nella stazione di Cosenza. Per noi profughi, fu scelto un territorio molto isolato ai confini della Sila… C’era la neve quel giorno a Domanico. Era il 19 marzo del 1944, giorno di San Giuseppe. I militari, ci lasciarono nei pressi del Municipio, indicandoci dove stare: in una gelida scuola, vuota più del vuoto.” Questo passaggio, con la sua descrizione drammatica del freddo e della solitudine di quel momento, ci fa comprendere la durezza della situazione in cui la protagonista e gli altri sfortunati si trovano, ma anche la forza che risiede in loro per andare avanti.

Marzo, con il suo simbolismo di rinnovamento e rinascita, si collega profondamente alla figura della giovane. La protagonista, pur affrontando la perdita della madre e il dolore della guerra, trova sempre la forza di ricominciare. La sua fede, in senso ampio e non necessariamente religioso, è il motore che la spinge a cercare una nuova vita in una terra sconosciuta. La Calabria, lontana dalla rigogliosa Cassino, rappresenta per Dina un luogo di rinascita, ma anche di difficoltà. La sua famiglia, che prima era benestante, si trova a ricominciare da zero, in un contesto completamente diverso.

La figura del marito, Vito Caruso, è anch’essa molto importante. Vito, giovane fotografo, aveva imparato l’arte della fotografia in modo rudimentale, ma il suo desiderio di innovare lo porterà, insieme alla moglie, a trasferirsi in Venezuela, dove perfezionerà la sua tecnica. Poi, decidendo di ritornare in Italia, portò con sé nuove conoscenze che trasformeranno la loro vita ed attraverso amici e conoscenze riuscirà ad aprire proprio uno studio fotografico a Formia, in via Vitruvio, dove ancora oggi si ricordano di lui e delle foto firmate. 

L’evento è stato arricchito da una performance di danza, curata dalla maestra Maria Assaiante con una danza folkloristica, in stile pizzica, e con una coreografia che utilizza un catino per simboleggiare l’acqua. L’acqua, che scorre fluida e purifica, è una metafora potente della capacità di Dina e delle donne di mantenere coesa la famiglia, nonostante le perdite e le difficoltà.