L’uomo, quando ha iniziato a dedicarsi all’allevamento degli animali, ha incominciato con il cane, il cavallo, i bovini e il cinghiale adattando quest’ultimo in modo talmente intensivo alle proprie esigenze alimentari dando così vita al maiale, che si è allontanato nella storia dal suo predecessore. Ma se una volta ci si doveva recare nei boschi e nelle aree più impervie per vederli e, nel caso, cacciarli ora sono loro che vengono da noi, a ridosso delle zone verdi come l’area del Parco della Riviera di Ulisse (Gianola e Monte di Scauri) con proteste dei coltivatori per i danni in particolare agli uliveti e delle zone residenziali di Formia, in cerca tra i rifiuti e gli orti qualche prelibatezza. L’emergenza cinghiali è ovunque, in Italia, e il fenomeno da qualche tempo ha raggiunto una dimensione allarmante che è già stata oggetto di numerose interrogazioni alle autorità competenti. I cinghiali, piano piano, hanno spostato le loro aree di perlustrazione verso i centri abitati: quelli rurali sono particolarmente colpite, ma le periferie non sono immuni da tali frequentazioni.
Volenti o nolenti i cinghiali stessi, la sicurezza delle persone che si trovano nelle vicinanze è messa in pericolo. In molte aree italiane ormai i cinghiali sono considerati fauna non autoctona e indesiderabile, e negli anni passati, oltre alla raccolta del cibo nei sacchetti abbandonati o dai bidoni – o, ancora più facilmente, dalle ciotole lasciate per i gatti randagi: i cinghiali si nutrono praticamente di tutto – si sono resi protagonisti di mirabolanti imprese come le nuotate in spiaggia dalla Toscana alla Liguria e le passeggiate lungo le piste ciclabili. All’origine dell’urbanizzazione dei cinghiali, che ricorda da vicino quella dei gabbiani, c’è lo squilibrio ecologico seguito all’incuria e all’abbandono della campagna. I cinghiali ci seguono, e così, piano piano, da specie a rischio sono diventati oggi a rischio minimo e a loro volta un rischio per le specie protette e per l’uomo; non sono spaventati né eccessivamente ridotti dalla caccia, che provoca puntualmente la reazione degli animalisti, e sembrano risentire poco anche dei controlli e delle sterilizzazioni messe in atto.
È il caso di ricordare che i cinghiali possono essere simpatici alla vista se guardati da lontano ma non sono animali da compagnia né lo saranno mai: hanno una stazza e un peso sufficiente a essere un pericolo per un motociclista o un automobilista, e anche se non sono aggressivi possono esserlo in caso di paura, ferimento o pericolo e le conseguenze di un inseguimento e un assalto possono essere mortali. Oltre al pericolo fisico diretto, nutrendosi di scarti e venendo a contatto con le feci i cinghiali, così come i suini in genere, possono contrarre la tubercolosi ed esserne veicolo sia verso l’uomo che verso maiali d’allevamento: numerosi i casi riscontrati in Calabria e nel Vibonese già dal 2018. Affrontare e risolvere il problema, per le amministrazioni di comuni e regioni, si sta dimostrando tutt’altro che semplice, perché tutto o quasi tutto ciò che viene messo in campo si scontra frontalmente con le posizioni ambientaliste: si fa quindi un passo avanti, e uno indietro, di fronte al tempo che trascorre inesorabile. Nel frattempo, i cinghiali continuano a passeggiare: per adesso nelle strade meno frequentate, poi forse, in un prossimo futuro, in Largo Paone. Nelle ore serali si consiglia di fare attenzione.
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