Fuori di Pinsa: alle falde della suggestiva Torre di Castellone – Il trentenne Daniele Capolino, classe 1992, e la moglie, gestiscono la loro pizzeria “Fuori di Pinsa” in piazza Sant’Erasmo a Castellone, nel cuore storico di Formia. Daniele ci racconta che nel 2010 non riuscendo a trovare lavoro a causa della crisi economica, si mise a riflettere su una sua passione sulla quale poter investire per farla diventare, anche professionalmente, la ragione della sua vita. A lui è sempre piaciuta molto la pizza, e questo l’ha portato ad incuriosirsi e ad imparare a fare da bravo maestro pizzaiolo la prelibatezza partenopea, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Grazie a garanzia giovani, ha iniziato a lavorare nelle pizzerie del nostro territorio dove ha potuto fare esperienza ed imparare l’arte della pizza napoletana.
Fuori di Pinsa: alle falde della suggestiva Torre di Castellone – Tra i vari locali della zona, finisce a lavorare in un locale di Sperlonga, dove il proprietario voleva inserire un nuovo prodotto conosciuto in una dimostrazione a Roma, ovvero la Pinsa. Hanno portato nel Golfo di Gaeta la Pinsa romana, un nuovo prodotto digeribile, croccante fatto con un mix di farine (non solo frumento, ma anche riso e soia). Daniele Capolino ci spiega che “questa tipologia ci permette di lavorare in modo diverso, anche più salutare e meno calorico grazie ad un impasto innovativo con l’85% di idratazione della pasta grazie al riso che assorbe l’acqua. Con tutte le problematiche, il nostro impasto viene incontro a molte esigenze anche per chi è celiaco, infatti, ho frequentato un corso per fare la pinsa senza glutine. La nostra pizzeria, ha una vasta offerta di gusti, circa 35 presenti nel menu, più novità che facciamo uscire ogni settimana. La mia attività, ogni giorno, mi da molte soddisfazioni, molte sono le persone che ci vengono a trovare da fuori e siamo riusciti a superare la pandemia. Tutto questo è stato possibile, grazie all’aiuto economico iniziale di mio padre, che non dimenticherò mai, gli sono profondamente grato. E infine faccio presente che mi sembra di non lavorare neanche un giorno della mia vita, perché sono soddisfatto molto del mio lavoro ed auguro a tutti i miei coetanei di poter fare un lavoro di loro gradimento”.