Una grande apertura in musica domenica 9 dicembre alle 18 nella sede del collettivo formiano con “Cuttuni e Lamè” di Eleonora Bordonaro con il polistrumentista Puccio Castrogiovanni.
L’ironia, la leggerezza, la spiritualità, la determinazione e la furbizia, in un racconto musicale che incrocia i cantastorie, la melodia e i suoni contemporanei. Il suono antico della lingua siciliana e del marranzano condurranno il pubblico attraverso i brani del disco omonimo prodotto da Finisterre che raccoglie una selezione di poesie popolari dell’800 e composizioni originali, a formare il mosaico dell’universo femminile. Si alternano figure arcaiche e stereotipi: l’amante devota, la viziata, Maria in cerca del figlio, l’artista, l’eroina, la scaltra, la finta debole, la rovina del mondo e la colonna solida della società. Intrecci bizarri, stravaganti, giocosi e divertenti dietro i quali si nasconde una ricerca storica, letteraria e musicale nelle tradizioni siciliane. E un linguaggio ricco di storia e suggestioni, ricercato e rappresentativo, sfacciato e raffinatissimo che include un omaggio al misterioso idioma Gallo-Italico di San Fratello, in provincia di Messina. Si tratta del Lombardo di Sicilia, fusione di lombardo, piemontese, ligure e provenzale. Dialetti del nord che, uniti, risuonano ancora in Sicilia a più di mille anni dall’arrivo nell’isola dei primi coloni al tempo dei Normanni.
Il passaggio dalla poesia popolare alle canzoni originali dell’autrice corrisponde al passaggio che, nel cinema, dal campo lungo arriva alla soggettiva. Le donne dapprima raccontate nella generalità dei pregiudizi che le accompagnano da sempre, diventano poi protagoniste intime, uniche, irripetibili, con pregi e molti difetti, vere. Esseri liberi e complessi.
<Senza sipario sfida il tempo e il suo sedimentare il ricordo delle emozioni vissute dal vivo. La stagione ad abbonamenti iniziata sulla coda del secolo scorso quando a Formia non c’era né il Teatro Remigio Paone nè il cinema Multisala fu uno schiaffo alla noia di provincia, all’abitudine alla rinuncia. Dopo 20 anni le sorti dei teatri in città sono ancora un rebus e la professione teatro arretra, si fa da parte senza interlocutori disposti ad ascoltarla ma Senza Sipario resiste grazie agli abbonati ed al loro amore per il teatro, grazie a chi fuori confine ci sostiene avendo occhi per vedere e competenze per comprendere come l’Atcl, la Regione Lazio e il Ministero. Il tutto esaurito prima ancora di iniziare è un bel segnale da raccogliere>, afferma il direttore artistico Maurizio Stammati.