Chiara e netta la posizione dell’amministrazione comunale che ha presentato in sala “Antonio Sicurezza” il rendiconto 2018 che il Consiglio Comunale sarà chiamato a deliberare entro fine mese. Una conferenza stampa per informare la città sulla realtà dei fatti. Erano presenti il sindaco Paola Villa, l’assessore al Bilancio Fulvio Spertini e il presidente della Commissione Bilancio Christian Lombardi.
Sono stati richiamati gli atti fondamentali che hanno caratterizzato l’esercizio finanziario 2018 come l’annullamento automatico di mezzo milione di crediti dalla legge 119 cosiddetta “saldo e stralcio” ed 1 milione di euro per i ben noti debiti fuori bilancio. Due accadimenti che hanno condizionato da ottobre a dicembre del 2018 l’attività economico finanziaria dell’ente e che hanno significato la sola ragione del disavanzo di 448.000 euro che si è venuto a creare nell’esercizio.
Ma ben più importante e dirompente è la presa d’atto che, con il Rendiconto 2018 termina la possibilità da parte degli enti di valorizzare il Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità secondo il metodo cosiddetto “Semplificato” che, dal rendiconto 2015 viene utilizzato in alternativa al metodo “ordinario” nel rispetto della legge istitutiva del Bilancio Armonizzato.
Nonostante l’Unione dei Comuni Italiani stia sollecitando la Commissione Arconet a prorogare i termini per consentire ai comuni di adeguare le risorse di Fondo Crediti, se non interverranno da parte governativa dei correttivi adeguati, Formia si troverà a partire dal rendiconto 2019 a dover gestire un disavanzo di ben 8 milioni di euro e sarà costretta a richiedere un Piano di riequilibrio Finanziario Pluriennale, con tutte le limitazioni di operatività che ricadranno sui servizi comunali.
Tutto ciò rende chiaro ed evidente come con oggi non si possa più tacere sulle morosità dei contribuenti infedeli e come alcune modifiche regolamentari debbano essere messe in atto per arginare quel fenomeno che l’assessore Spertini denuncia sotto la frase “Il Comune non è una Banca”.
Ad esempio la Tari non riscossa è pari a 2 milioni di euro ogni anno e dalla sua istituzione ad oggi ha generato una morosità di oltre 10 milioni di euro.
Modificare i regolamenti che consentono ad oggi proroghe fino a nove anni di tempo ed accelerare i tempi di accertamento sono azioni non più rinviabili.
Sindaco e Assessore ribadiscono più volte come questa situazione sia presente già dal rendiconto 2015 e che avrebbe potuto essere affrontata per tempo con una maggiore trasparenza e chiarezza.
Per il futuro? Intanto non c’è una vessazione nei confronti dell’utenza, bensì una ricerca chiara e netta degli utenti cosiddetti ‘infedeli’ .
Gli uffici saranno messi in condizioni di gestire questa situazione, ma sarà un lavoro lungo e tortuoso che sarà certamente condiviso dalla maggior parte dei cittadini che continuano ad essere fedeli contribuenti.