FORMIA – PABLO PICASSO E IL SUO GRAND TOUR DEL 1919: UN INCONTRO SPECIALE – Nella primavera del 1919, Pablo Picasso decise di intraprendere un viaggio attraverso l’Italia, ispirato dal fascino e dall’influenza che questa terra aveva avuto sugli artisti di tutto il mondo. Picasso, già un artista di fama internazionale e al culmine della sua carriera, desiderava immergersi nelle radici classiche della cultura europea, proprio come i viaggiatori che nei secoli precedenti avevano compiuto il “Grand Tour”, un itinerario educativo attraverso le città e i paesaggi più suggestivi d’Europa. L’Italia, con la sua ricca storia artistica e il suo paesaggio variegato, rappresentava una tappa imprescindibile per ogni artista alla ricerca di ispirazione.
Dopo aver trascorso alcune settimane a Roma, dove aveva collaborato con il celebre compositore russo Igor Stravinsky per le scenografie e i costumi di “Pulcinella”, un balletto prodotto dai Ballets Russes di Sergei Diaghilev, Picasso sentì il bisogno di esplorare più a fondo la campagna e le città italiane al di fuori della capitale. Spinto dal desiderio di rivivere l’atmosfera dei grandi viaggiatori del passato, decise di abbandonare i moderni mezzi di trasporto e di proseguire il viaggio verso Napoli in carrozza.
Lungo il tragitto, il convoglio si fermò a Formia, una pittoresca cittadina situata sulla via Appia, tra Roma e Napoli. Formia, con le sue strade acciottolate, le sue case bianche e il mare che lambiva la costa, sembrava emanare un fascino antico e immutato. Era un luogo dove la bellezza della natura si fondeva con la semplicità della vita quotidiana, e dove Picasso trovò un’inattesa fonte di ispirazione.
Non fu solo il paesaggio a catturare l’attenzione dell’artista, ma anche le persone che incontrava lungo il cammino. In particolare, durante la sua sosta a Formia, fu colpito dalla bellezza delle donne del luogo, che con i loro abiti tradizionali e la loro fierezza incarnavano un’idea di bellezza genuina e arcaica. In una delle piazze della città, tra mercati vivaci e case rustiche, il suo sguardo fu catturato da una giovane popolana. La sua figura esile ma forte, il volto scolpito dai venti del mare e dalla vita quotidiana, sembravano ai suoi occhi l’incarnazione stessa della bellezza mediterranea.
Picasso, da sempre affascinato dalle figure femminili e dalla loro capacità di rappresentare un’idea di vitalità, decise di ritrarre quella giovane donna. Chiese alla popolana di posare per lui, e con grande sorpresa e timidezza, la donna accettò. Non fu un dipinto accademico né una composizione formale: Picasso, armato solo di qualche pennello e pochi colori, immortalò rapidamente su tela l’essenza di quella bellezza naturale e autentica, catturando la profondità e l’energia che emanava.
Quel ritratto, a metà strada tra il realismo e la stilizzazione tipica del suo stile cubista, rifletteva il suo incontro con una cultura e un’umanità che lo avevano colpito profondamente. La popolana di Formia divenne per Picasso un simbolo di quella Italia genuina e rurale che esisteva al di fuori delle grandi città e delle glorie del passato.
Dopo aver completato il dipinto e aver salutato la giovane modella, Picasso riprese il suo viaggio verso Napoli, ma il ricordo di quella sosta a Formia rimase impresso nella sua memoria. Napoli, con il suo caos e la sua energia vibrante, lo avrebbe accolto con la sua bellezza contrastante e caotica, ma fu a Formia che trovò un momento di calma e ispirazione, un’esperienza intima e spontanea che avrebbe arricchito il suo bagaglio artistico.
Il viaggio in Italia del 1919 non fu solo un percorso attraverso luoghi fisici per Picasso, ma un vero e proprio viaggio interiore. In quei giorni trascorsi tra Roma, Formia e Napoli, egli poté esplorare le radici della sua arte in un contesto profondamente legato alla storia dell’arte occidentale. Eppure, la sosta a Formia, con il suo incontro con la popolana, rappresentò per lui un momento di connessione con la vita quotidiana, con l’umanità semplice e autentica che esisteva lontano dai riflettori del mondo artistico.
Picasso lasciò l’Italia con una nuova consapevolezza e una rinnovata ispirazione, che avrebbe influenzato il suo lavoro negli anni a venire. Quell’incontro fugace con la bellezza di Formia, con la sua popolana e con il paesaggio incontaminato, fu uno di quei momenti in cui l’arte e la vita si incontrano, in una sintesi perfetta di emozioni e creatività.
Ciò che avete letto è frutto della mia immaginazione. Amando profondamente l’arte di Pablo Picasso e sentendo un forte legame con la storia della mia città, ho voluto immaginare un momento in cui il grande pittore spagnolo, durante un ipotetico Grand Tour nel 1919, si fermasse a Formia, innamorandosi della sua bellezza e delle sue persone. Questa narrazione nasce dalla mia passione per l’arte e per la mia terra, un omaggio alla creatività e al passato che si intrecciano in modo unico.
A corredo di questo racconto, ho voluto anche dipingere un acquerello che rappresenta la popolana che Picasso ha ritratto, come un segno tangibile di questa mia immaginaria visione artistica. L’acquerello, ispirato dal vero dipinto di Picasso del 1919 “l’Italienne”, fa parte integrante di questo mio lavoro, un piccolo tributo a un’ispirazione che spero possa trasmettere, almeno in parte, il mio amore per l’arte e per la mia città.