Lo scrittore maestro Antonio Forte, custode della memoria di Maranola, racconta: la mucchera , un panno che copriva la testa delle donne maranolesi, deve derivare dal termine francese mouchoire, fazzoletto, detto anche muccaturo.
Era un copricapo che veniva usato anche dalle altre donne delle colline, oltre Maranola, Trivio, Castellonorato, ma anche oltre Spigno ed Ausonia, forse in uso in tutto il territorio della Provincia Terra di Lavoro.
Veniva indossato appena le donne diventate adolescenti, frequentavano la comunità in modo particolare le cerimonie religiose. Infatti era proibito entrare in chiesa a capo scoperto per le donne, mentre gli uomini, dovevano scoprirsi il capo qualora portassero cappelli.
Per le donne era disdicevole mostrarsi in pubblico senza mucchera; quando qualcuna lo faceva, perché magari emancipata, per frequentazioni di altri luoghi lontani, città, ma anche emigrazioni all’estero, tornando in paese con una bella permanente, suscitava l’invidia delle giovanette e la riprovazione delle anziane.
Le donne erano comunque contente di indossare la mucchera, perché proteggeva la loro chioma, da qualsiasi inconveniente derivante dall’uso delle fascine portate sulla testa o delle ceste (cofenelle) che però venivano posate su una corolla fatta di un panno attorcigliato.
L’usanza poi è andata man mano scomparendo, quando le comunità dei borghi, chiuse in se stesse, si sono incominciate ad aprire all’esterno, ad altri paesi vicini e soprattutto alle città, dove le donne che indossavano tali forme di copricapo, venivano spesso derise e criticate.
Ora è raro vedere anche nelle più anziane del paese indossare la mucchera; si usano spesso fular ma solo per moda e non per necessità.
Credo che la mucchera sia stata indossata fino al dopoguerra, la fine degli anni cinquanta, quando anche l’arrivo degli americani portarono una ventata di modernizzazione.