Il Presidente del PD di Formia, Gennaro Ciaramella, nei giorni scorsi ha sollevato una questione sui social di pubblico interesse sul futuro per la città di Formia: “Mi piacerebbe discutere seriamente di immigrazione. Perché in Italia (in particolare nel sud e nel mezzogiorno) un problema immigrazione c’è, ed è fortissimo”, scrive.
“Qualcuno resterà deluso: non parlo di africani o asiatici che vengono da noi, parlo dei giovani italiani che ogni anno, zaino in spalla, decidono di lasciare il nostro paese.
Un giovane su due, nel mezzogiorno, abbandona la propria terra. Nel sud Italia questo rapporto è ancora più alto. E ad andarsene con più frequenza, neanche a dirlo, sono i più formati, i laureati o i lavoratori specializzati.
Un vero e proprio dramma se pensiamo alle conseguenze: invecchiamento della popolazione, poca capacità di rinnovamento e dinamismo sui territori, meno idee, più povertà economica.
Quando non ci si sposta in un’altra città italiana ma all’estero, poi, c’è un ulteriore danno. Eh già, perché prima lo Stato investe risorse per formare i giovani nei loro percorsi di formazione, poi li perde. Morale della favola: gli altri paesi si trovano persone formate (gratis) spendere competenze nei loro territori, portando quindi valore aggiunto.
Formia non è assolutamente immune da questo ragionamento. Fino ai 18/19 anni i giovani restano in città.
La presenza dei servizi e delle scuole superiori attrae e aiuta. Dopo il vuoto. Dai 20 in su, chi per studio chi per lavoro lascia la città e il comprensorio. Perché lo fanno? Quali opportunità diamo ai nostri ragazzi?”
“Sia chiaro – continua Ciaramella – io non pretendo che chi fa un percorso di studi di un certo tipo o chi desidera fare esperienze diverse resti in città. Siamo cittadini del mondo e chi ha il desiderio di andare è giusto che vada. Il tema è dare una possibilità a chi in questa città vorrebbe restare. Renderla attrattiva per chi a Formia non è nato ma potrebbe investire e portare valore e lavoro.
Per farlo, abbiamo bisogno di ripensare la città, darle una vocazione chiara e lavorare in questo senso. Vogliamo fare turismo e commercio? Dobbiamo costruire una città che assecondi queste vocazioni. Vogliamo una città “dormitorio” per i pendolari della tratta Roma-Napoli? Dobbiamo costruire una Formia che assecondi questa idea.
Inutile dire cosa penso: chi segue questa pagina lo sa bene. Voglio dire soltanto che non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà e dobbiamo discutere francamente su questo tema. Allo stesso tempo, dobbiamo essere pronti a cambiare le nostre abitudini. Banalmente, non si può pensare ad una città turistica ed essere intolleranti verso il locale sotto casa che, magari in pieno centro, organizza uno spettacolo dal vivo il sabato sera.
Regole certe, burocrazia veloce, una idea di città chiara, una classe politica e imprenditoriale che guardino al futuro dallo stesso punto di vista.
È questo, secondo me, il primo passo per costruire una città diversa, attrattiva nel medio e lungo periodo”.